Archivio della categoria: Religione

Simboli di Pasqua

 

I simboli fondamentali della tradizione pasquale   cristiana  sono il fuoco e la luce.Poi ce la croce,simbolo del,uomo a braccia aperte,simbolo delle quattro stagioni,e nella chiesa simbolo della trinità.

Altri simboli:

L’agnello,

agnelo

agnelo

fa parte dell’origine di questa festività. In particolare si fa riferimento a quando Dio annunciò al popolo di Israele che lui lo avrebbe liberato dalla schiavitù in Egitto dicendo “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”. Ordinando,così, al popolo d’Israele di marcare le loro porte con del sangue d’agnello in modo che lui fosse in grado riconoscere chi colpire col suo castigo e chi no.

Inoltre in passato esisteva un comandamento riguardo la Pasqua ebraica che diceva di fare l’offerta dell’agnello il giorno 14 del mese ebraico di Nisan e di consumare quella stessa notte il sacrificio di Pesach.
…Abramo sacrifico, l’animale in luogo del figlio Isacco. Questo episodio della tradizione ebraica venne poi adottato dal cristianesimo, che paragonò l’agnello a Cristo perché come l’animale fu sacrificato senza colpa…

 

Anche l’ultimo profeta per la cristianità Giovanni Battista lo chiama agnello, quando Gesù si presenta presso il Giordano per ricevere il battesimo.
La Chiesa vede l’anello di congiunzione tra l’agnello pasquale del Vecchio Testamento e i tempi nuovi.Nel Nuovo Testamento, l’agnello pasquale assume nuovi significati e viene identificato con Gesù Cristo.
Nell’iconografia dell’arte ecclesiastica, l’agnello pasquale è una rappresentazione simbolica di Gesù Cristo, solitamente in forma di agnello portatore di una croce o uno stendardo.

La chiesa fa di questo simbolo lo stemma di Cristo.

Sono oltre un milione gli agnellini che vanno incontro alla morte a ogni Pasqua. L’agnello rappresenta sia per gli ebrei che per i cristiani il simbolo della Pasqua, una festa comune alle due religioni .
L’uovo,

simboli di pasqua, uova dipinte

simboli di pasqua, uova dipinte

ha avuto tratti simbolici sin dai tempi antichi. Le uova, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità: secondo alcune credenze pagane e mitologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati due emisferi che andavano a creare un unico uovo.
La tradizione del dono di uova è documentata già fra gli antichi Persiani, dove era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all’avvento della stagione primaverile,seguiti nel tempo da altri popoli antichi quali gli Egizi, i quali consideravano il cambio di stagione  il capo d’anno, i Greci e i Cinesi. Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano.

 

 

Il Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell’uovo un simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva del Cristo risorto.
Nella tradizione greco ortodossa l’uovo, di gallina, cucinato sodo, viene colorato,
tradizionalmente di rosso, simbolo della Passione,e del sangue simbolicamente versato da Gesù (anche perché in passato per colorare si utilizzavano solo prodotti vegetali, tra cui la buccia esterna delle cipolle di varietà rossa) .
Il giorno di Pasqua, in molti riti, si compie la benedizione pubblica delle uova, simbolo di resurrezione e della ciclicità della vita.
Le colorazioni vengono effettuate attualmente con coloranti alimentari tipici della pasticceria,cosi le uova possono essere di diversi colori.

In alcuni paesi, come la Francia, è tradizione istituire in aree verdi delle cacce al tesoro, in cui le uova, preparate artigianalmente e di dimensioni ridotte, vengono nascoste fra gli alberi e vengono poi ritrovate dai bambini.
In Italia l’uovo sodo come simbolo pasquale è rimasto presente soprattutto accompagnato dalla tradizionale colomba pasquale o durante il pranzo.

 

http://www.arcobaleno.net/costume/temporanei/pasqua-3/pasqua-2

Il coniglio,

coniglio

coniglio

come simbolo della Pasqua sembra avere origine dai riti pagani pre-cristiani sulla fertilità.
Parte dalla Germania, con gli immigrati tedeschi e olandesi e diventa un simbolo pasquale molto diffuso negli Stati Uniti, “easter bunny”, e nei paesi dell’Europa settentrionale.

Animale particolarmente prolifico , le cui scatenate danze amorose si possono vedere nei prati proprio agli inizi della primavera, era nell’antica cultura europea un simbolo di questo periodo dell’anno, focalizzato sulla rinascita della natura e sulla fertilità, il quale poi, con l’avvento del cristianesimo, venne a coincidere con la festività della Pasqua.
E un coniglio fantastico che lascia doni a Pasqua,un cesto di uova colorate,o di cioccolato per i bambini che si sono comportati bene.

 

 

Buona Pasqua  La colomba richiama all’episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, allorché ritornò da Noè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, un messaggio di pace.

 

 

 

 

 

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Le “ultime cene” di Veronese

Veronese
Paolo Cagliari ,Verona 1528 – Venezia 1588,detto il Veronese era brillante ,e le  chiese  volevano un pittore brillante.Imposta le sue composizioni esclusivamente su forti contrasti luministici (anche per l’influenza di Tintoretto e Bassano).Preferisce invece la luce meridiana, toni crepuscolari e notturni.

Veronese- Nozze di Cana

Veronese- Nozze di Cana

Nozze di Cana
Nel giugno 1562 Paolo Veronese fu incaricato di dipingere la parete di fondo del refettorio benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia.
Il dipinto mostra l’episodio della tramutazione dell’acqua in vino durante un matrimonio a Cana, contenuto nel Vangelo secondo Giovanni. Rappresenta una fastosa scena mondana inserita in una spettacolare scenografia con personaggi ed episodi tratti dalla vita contemporanea.

La composizione e divisa in due parti.La parte superiore,che mostra il celo con le sue nuvole,e da l’impressione di spazio,e un fondo terrestre invaso dalla folla.
Con poco rispetto per la vera storia religiosa il pittore introduce divertimento.Manda cosi in secondo piano l’evento sacro rappresentato.Al centro della tavolata ,al posto dei sposi, siede Cristo vicino alla sua madre.Secondo diverse interpretazioni,come musicisti che intrattengono Gesù, ritrae il pittore Tiziano suonando il contrabbasso,Tintoretto,Jacopo Bassano,e se stesso con la viola in mano.Il maestro di cerimonia barbuto potrebbe essere il poeta Aretino per qui Veronese aveva un grande rispetto.Altri personaggi celebri presenti nel dipinto sono:Eleonora d’Asburgo, Francesco I di Francia,Maria I d’Inghilterra, Solimano il Magnifico,Giulia Gonzaga.
Ognuno di questi personaggi ha il suo servo.La ricchezza dei costumi degli invitati, sontuosi ed eleganti, dai colori brillanti e motivi ricercati, le stoviglie , vasi di cristallo ,le pietanze , rappresentano la Venezia del tempo.Il quadro e ambientato in un posto con ricchi palazzi marmorei,con colone scanalate con capitelli corinzi,un architettura assomigliante a quella Palladiana.

L’immagine appare molto realistica.Non mancano i ,saltimbanchi nani,curiosi appesi
sui balconi,personaggi del’oriente con turbanti,il macellaio che affetta  carne, animali come cani,un gato che gioca, un pappagallo ,uccelli in volo, un confuso miscuglio di oggetti e persone in una gioiosa teatralità.

La gigantesca tela ,di circa 10 metri di lunghezza per 6,7 di altezza , fu trasferita nel 1797 a Parigi,al Museo del Louvre, dove è tuttora conservata.

Questo quadro scandalizza le autorità ecclesiastiche. Più tardi venne condannato perché la sua opera contiene immagini non presenti nel racconto evangelico.A Veronese furono commissionate nei decenni successivi numerose varianti, di dimensioni ridotte. Le più celebri “Cene” del Veronese sono la Cena in casa di Simone (Milano, Brera, 1570) il Convito in casa di Levi (Parigi, Louvre, 1573),la Cena in casa di Simone il fariseo.

Veronese -cena a casa di Levi

Veronese- cena a casa di Levi

Ultima cena – o,Cena a casa di Levi
Il dipinto fu commissionato a Veronese nel 1573 dai religiosi della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia, per sostituire un dipinto di Tiziano andato distrutto nel 1571.
Attualmente e custodito presso le Gallerie dell’Accademia, a Venezia.
Il quadro evoca un episodio del Vangelo secondo Luca in cui Matteo, o Levi, prepara una grande festa nella propria dimora.Il soggetto del dipinto, un episodio evangelico ambientato in uno sfarzoso banchetto della Venezia del Cinquecento.
Gesù, seduto al centro del dipinto e della grande tavolata, e circondato da numerosi
personaggi . Vi sono animali e bambini che giocano sulle scale, oltre che buffoni e militari.
Molte figure discutono tra di loro animatamente o gli voltano addirittura le spalle .Sono presentate completamente disinteressate alla presenza di Cristo alla tavola.

La cena è spostata in un sontuoso palazzo in stile classico, ispirato dalle forme delle opere Palladiane.Mostra la vita quotidiana della ricca Venezia che, continua a celebrarsi pomposamente in feste e banchetti,con uno sfarzo che rimarrà insuperato fino al XVIII secolo.Questi elementi sono del tutto incompatibili con i luoghi sacri in cui gli eventi raffigurati si sarebbero svolti per la narrazione evangelica.
Quest’Ultima cena e considerata una profonda blasfemia,attirando l’ira del’inquisizione del Vaticano.Il tribunale del’inquisizione , impose a Veronese di modificare alcune parti del dipinto considerate irrilevanti alla gravità del soggetto,ma il pittore preferì di mutare il titolo in “Convito a casa di Levi”.La chiesa condanna la pittura per i suoi personaggi volgari (il servo che perde sangue dal naso),e propone il titolo “I ladri nella casa di Levi.” Veronese si difende d’avanti ai clerici dicendo
“Noi’altri ,pittori ,ci becchiamo la stessa sorte che si beccano i poeti e i matti”

Veronese- cena in casa di Simone

Veronese -cena in casa di Simone

Cena in casa di Simone
L’opera fu dipinta da Paolo Veronese, per il convento veneziano di San Sebastiano,(1570) che ospitava i frati della Congregazione di San Girolamo. Condivide con il resto delle celebre “cene” di Veronese la scenografia architettonica di impronta classica, derivata dalle architetture di Palladio.

La scena è ambientata nella corte di una lussuosa villa di campagna,che fa da cornice alla scena ed è ritratta con una caratteristica visione da basso verso alto. L’atmosfera è quella di un sontuoso banchetto della Serenissima.Il posto centrale non esiste più.La scena evangelica della Maddalena che unge i piedi di Cristo con olio profumato è spostata all’estrema sinistra. Un notevole senso di movimento lo conferisce la zuffa fra animali al centro del dipinto.Infatti a cosa guardano i personaggi rivolti verso sinistra ?

Per questi particolari irriverenti questo dipinto fu tra quelli citati nel processo dell’Inquisizione subito dal Veronese nel 1573.

Veronese-cena di san Gregorio Magno

Veronese-cena di san Gregorio Magno

Cena di san Gregorio Magno, 1572
La scena, rappresenta una delle cene di san Gregorio con dodici pellegrini,tra i quali, secondo la leggenda, un giorno apparve Gesù.
Il 10 giugno 1848 il dipinto venne tagliato in 32 pezzi dai soldati austriaci, ma l’imperatore si assunse l’onere di finanziare il successivo restauro.La tradizione vuole che anche il pittore si sia autoritratto nella figura di spalle vestita di giallo a destra.
Il quadro e esposto a Santuario di Monte Berico,Vicenza.

Veronese-ultima cena,Milano

Veronese-ultima cena,Milano

Ultima cena ,     

realizzata nel 1585 ,ora conservata nella Pinacoteca di Brera,Milano.
Tutto lo spettacolare apparato scenografico delle Cene è ormai scomparso .Il protagonista della rappresentazione, come sottolineano anche gli effetti luministici, è Gesù. L’intenzione dell’autore è di stimolare, come vogliono le indicazioni del Concilio di Trento, il sentimento devozionale degli osservatori.

 

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I campanili pendenti a Venezia

I campanili pendenti a Venezia, nel centro storico, sono tre. Il quarto campanile pendente e quello della chiesa di San Martino,a Burano, a otto leghe da Venezia .A causa del cedimento del suolo su cui sorgono, che a Venezia non è dei più solidi, molti campanili presentano la caratteristica di non essere proprio in asse, ma di essere pendenti.
Il Campanile della Chiesa di San Giorgio dei Greci, è il Campanile di Santo Stefano
hanno una inclinazione simile a quella della Torre di Pisa, dalla sommità alla base un’inclinazione di 2 metri circa, ma non sono altrettanto celebri.

san pietro castello

san pietro castello-i campanili pendenti

Il campanile meno pendente dei tre,è quello della basilica di San Pietro di Castello.

La chiesa è situata all’estremità nord-orientale della città di Venezia,nell’isola di S. Pietro , sestiere di Castello, il primo insediamento abitativo e il primo centro religioso, politico e commerciale della città non lontano dai bacini dell’Arsenale.

La prima chiesa,risale al VII secolo,ed è intitolata ai santi bizantini Sergio e Bacco .
La “nuova” chiesa ,edificata nel IX secolo,fu al inizio sede vescovile dipendente dal patriarcato di Grado dal 775 al 1451, poi cattedrale e sede patriarcale di Venezia fino al 1807 – quando il titolo passò a San Marco.

Il campanile e una struttura massiccia ,ma elegante, in pietra d’istria e staccato dal corpo della chiesa. La sua costruzione risale al 1463, anche se nel 1482 venne ricostruito in seguito al danneggiamento da parte di un fulmine (opera di Mauro Codussi 1482-90) .
La piccola cupola della sommità oggi e sostituita da un tamburo poligonale.

Dal 1630 alla caduta della Repubblica la Serenissima Signoria svolgeva un annuale pellegrinaggio nella basilica l’8 gennaio, per celebrare la liberazione della città dalla peste.
L’altar maggiore, di marmi policromi intagliati, realizzato su disegno di Baldassarre Longhena (1649), contenente un’urna con le spoglie del primo Patriarca di Venezia, San Lorenzo Giustiniani. La pala d´altare fu realizzata da Paolo Veronese.
A rafforzare il fascino di questa antica chiesa, nella navata destra è posta la cosiddetta Cattedra di San Pietro, tradizionalmente considerata il seggio del Santo ad Antiochia , proveniente da Antiochia, ma assemblata probabilmente nel XIII secolo utilizzando un’antica stele funeraria di arte arabo-mussulmana con iscrizioni del Corano e decorazioni arabe.

Durante la prima guerra mondiale la cupola è stata colpita due volte da bombe incendiarie .

Aperta al pubblico:

Da lunedì a sabato dalle ore 10.00 alle ore 17.00 (ultimo ingresso ore 16.45).
Domenica, 1 gennaio, 15 agosto, 25 dicembre ,chiuso.
http://www.arte.it/guida-arte/venezia/da-vedere/chiesa/chiesa-di-san-pietro-di-castello-967

 

 
La chiesa di Santo Stefano

Santo Stefano Venezia

Santo Stefano Venezia-CAMPANILI PENDENTI

Si trova nel sestiere di San Marco ,non lontano dal Ponte dell’Accademia ed è la terza chiesa conventuale veneziana assieme ai Frari e santissimi Giovanni e Paolo.
Il suo campanile, staccato dal corpo della chiesa, con i suoi 66 metri è uno dei più alti di tutta la città.Di impianto romanico con cella a tre archi e sovrastato da un tamburo ottagonale. 
Il campanile pendente di Santo Stefano ,ricostruito, in secoli diversi, ben quattro volte ha rischiato di crollare più volte è sta in piedi per miracolo.

Durante la sua (ultima) costruzione,raggiunta un’altezza di circa 30 metri, un cedimento delle fondamenta lo fece inclinare, ma i lavori continuarono e al altezza di 66 metri arrivo con un’inclinazione dalla sommità alla base di 2 metri circa.Vicino alle sue fondamenta si vedono i grandi supporti che lo sostengono e gli impediscono di cadere.

La chiesa fu spesso teatro di episodi di violenza e anche di omicidi, tanto che per questo motivo nel corso dei secoli venne sconsacrata per ben sei volte.
Il portale,è in stile gotico fiorito veneziano della bottega di Bartolomeo Bon.La sagrestia contiene un vero e proprio museo di grandi nomi del Rinascimento veneziano. Ospita quattro tele di Jacopo Tintoretto: Resurrezione (1565) , l’Ultima Cena (1579-80), Cristo lava i piedi agli apostoli (1579-80) e l’Orazione nell’orto (1579-80). Altro grande artista presente in questo spazio è Antonio Vivarini con due notevoli opere: San Nicola di Bari e San Lorenzo martire (1475);sopra il Martirio di Santo Stefano (1630 -1638) di Sante Peranda.
Nella chiesa si conserva il corpo di santo Stefano protomartire.
http://dipoco.altervista.org/venezia-la-chiesa-di-santo-stefano/

Sotto l’altare della chiesa passa un canale, navigabile solo con bassa marea.
Nel centro del Campo Santo Stefano è situato il monumento a Nicolò Tommaseo letterato e patriota veneziano del XIX secolo.
In questa grande piazza di Venezia sorgeva un tempo la Chiesa di S. Angelo ed a lato esisteva un campanile, anch’esso pendente.

http://www.arte.it/guida-arte/venezia/da-vedere/chiesa/chiesa-di-santo-stefano-798
La chiesa di San Giorgio dei Greci.

san giorgio dei greci sam

san giorgio dei greci

Al momento del crollo dell’impero bizantino e della presa di Costantinopoli da parte dei turchi, un certo numero di greci ortodossi cercò riparo nella città lagunare. Ben presto ebbero bisogno d’una chiesa .
L’erezione della chiesa di San Giorgio dei Greci iniziò nel 1536 su progetto di Sante Lombardo e fu ultimata nel 1561 sotto la guida di Giannantonio Chiona,nel sestiere di Castello,non distante dalla Riva degli Schiavoni ,nelle vicinanze della chiesa di San Zaccaria.La sua costruzione si è resa possibile grazie ai contributi dei greci ortodossi di Venezia e dei marinai greci di passaggio nella città.Nel periodo di massima fioritura Venezia contava circa 12.000 greci.

Il Campanile fu edificato da Bernardo Ongarin tra il 1587 ed il 1592, su progetto di Simone Sorella.Il campanile pende da quando fu costruito, perché il terreno su cui poggia cedette da un lato.
Pur non presentando particolari rischi, viene comunque continuamente monitorato dal comune di Venezia.

La sua pendenza e ben visibile dal ponte sul rio dei Greci,vicino al ponte dei sospiri,e ogni turista che è passato questo ponte lo ha fotografato.
La chiesa di San Giorgio godeva del particolare privilegio di essere sottoposta direttamente al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, il quale vi inviava i propri chierici, quasi tutti personaggi eminenti dell’epoca. Attorno alla chiesa si è sviluppato il famoso quartiere dei greci.
L’interno ha una struttura a navata unica ed è ricoperto di affreschi, opera di Giovanni di Cipro.L’iconostasi è caratterizzata da decorazioni in marmo e da pitture di Michele Damasceno raffiguranti vari santi e, sull’architrave, le Dodici feste. Nella parte centrale ,un “Cristo Pantocrator” ,la più importante opera della chiesa ,opera di anonimo bizantino ,completa la decorazione dell’iconostasi risalente alla fine del Trecento .Sono inoltre presenti numerose altre opere pittoriche (Ascensione di Giovanni Ciprioto; la tavola Ultima Cena del cretese Benedetto Emporios; Deposizione di Michele Damasceno).

 

La conquista della Repubblica di Venezia da parte di Napoleone, nel 1797,ha causato la decadenza della ricchissima comunità greco-ortodossa della città lagunare.
La vicina Scuola di San Nicolò dei Greci, ridisegnata da Baldassare Lunghena nel 1678, è ora il Museo delle Icone dell’Istituto Ellenico.

http://www.veneziasi.it/it/chiese-venezia/chiesa-san-giorgio-greci.html
Chiesa di San Martino a Burano,a otto leghe da Venezia.

burano campanile

burano campanile

Al inizio chiesa parrocchiale di Burano, divenne chiesa di San Martino, vescovo di Tours dopo l’anno 1000 .
Fu costruita tra il 1500 e il 1600 e fu consacrata il 29 ottobre del 1645 dall’allora vescovo di Torcello Marco Antonio Martinengo.
Il campanile, alto 53 metri è a pianta quadrata. Costruito nel XVII secolo, ha caratteristiche architettoniche rinascimentali e neoclassiche. Ha subito vari restauri nel corso dei secoli, soprattutto nella parte alta, dalla cella campanaria in su.
Tra le opere di manutenzione nota è quella realizzata su progetto del Tiralli, avvenuta tra il 1703 e il 1714. L’angelo in bronzo della sommità fu distrutto dall’uragano che colpì l’isola il 25 settembre 1867,e sostituito poi da una croce di ferro.
La struttura subì i primi cedimenti già in fase di costruzione che progredirono lentamente fino al secondo dopoguerra, epoca in cui si registrarono rapidi incrementi al punto tale che il Comune di Venezia diede corso ad un intervento di consolidamento statico concluso nel 1970. A causa di un cedimento del terreno è inclinato sull’asse di 1,83 m.

Vista dall’esterno, la chiesa manca di ingresso principale, infatti si entra lateralmente da una porta ,vicina alla Cappella di Santa Barbara.

L’interno, strutturato su una pianta a croce latina con soffitto a volta, è a tre navate con transetto .
Nel primo altare a sinistra si trova il dipinto di Jacopo Palma il Giovane San Rocco, San Sebastiano e Sant’Antonio Abate. A sinistra dell’altare vi è una porta che conduce alla sacrestia, dove sono conservati “L’Addolorata”, di Nicola Grassi, sec. XVIII e il “Cristo Sorretto da un Angelo” attribuito ad Antonio Zanchi, sec. XVIII.Poco più avanti è possibile ammirare la “Crocifissione” (1725), opera giovanile di Giambattista Tiepolo (1696 – 1770).
Secondo la tradizione furono tre santi a difendere la diocesi di Torcello dalla peste, per la quale morirono migliaia di persone.La popolazione inizio la costruzione di un altare non appena passò il pericolo della peste.La pala che adorna l’altare, opera di Bernardino Prudenti (sec. XVII), rappresentante i tre santi :Sant’Albano tra San Domenico e Sant’Orso, con la sua data di creazione (1638). Sotto la mensa dell’altare è situato un sarcofago di marmo su cui riposano i corpi dei tre santi.
Nella chiesa si conservano anche le reliquie di Santa Barbara.
La piazza di Burano, è stata dedicata a Baldassarre Galuppi (1706-1785),nato a Burano, uno dei compositori più originali d’Italia nel genere comico, detto “Il Buranello”.

http://www.turismovenezia.it/Venezia/Chiesa-di-San-Martino-Vescovo-Burano-6119.html

 
Vi sono stati dei tentativi per raddrizzarne alcuni campanili pendenti in varie parti di Venezia. Un tentativo fortunato fu quello, dell’architetto Giuseppe Sardi con il campanile dei Carmini:
Nel 1678 Sardi progettò il campanile della chiesa di Santa Maria dei Carmini, che però divenne pericolosamente pendente a causa di un errore del capomastro a cui era affidata la sua esecuzione. Quest’ultimo venne soprannominato Lo Stortina, ma per Sardi la cosa non fu così divertente. Gli esperti ne richiesero la demolizione, ma lui provò in tutti i modi a raddrizzare il campanile – e ci riuscì!
Altri interventi furono meno fortunati e furono la causa del definitivo crollo del campanile,
oppure sono stati mozzati perché erano tropo pericolanti (San Boldo, Santa Margherita).

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I papi veneziani

I papi veneziani ,nati a Venezia o Patriarchi di Venezia, sono stati quattro.

mitra dei Papi

mitra dei Papi

Al inizio ,vescovo di Roma ,appartenente alla chiesa Bisantina,il Papa,diventa più potente con il passare del tempo.

Arriva a poter escludere dalla comunità dei cristiani chiunque,con un provvedimento chiamato “scomunica”.I sudditi non potevano più ubbidire ad un re o un signore scomunicato,che poi rischiava di perdere la sua autorità e il suo potere.

Il Papa poteva proibire ad alcuni di partecipare alla mesa,o altri riti religiosi,o di ricevere sacramenti . Questo provvedimento meno grave della scomunica era chiamato “interdetto”. Cosi il papa poteva costringere imperatori ,re ,feudatari,ad ubbidire e a riconoscere il suo enorme potere non solo come capo della chiesa ma anche come capo dei cristiani.

Il patriarca di Costantinopoli pero non riconosceva l’autorità del Papa.Dopo una serie di polemiche la chiesa d’oriente detta la chiesa greca si stacco da quella cattolica dandosi il nome di Chiesa Ortodossa (scisma d’oriente 1054).

insegne del Papa

insegne del Papa

La Serenissima è sempre stata una repubblica laica, legata alla religione, ma molto meno al papato. Non si è mai fatta condizionare dal papato , anche nei tempi più oscuri dell’Inquisizione.Nel 1606 la Repubblica stessa venne scomunicata dal Papa.

La dimensione della fede ,tra i veneziani religiosi o laici si può vedere nel numero impressionante di capitelli,cioè le edicole sacre che riempiono ogni strada,ma sopra tutto per l’importante contributo offerto alla cristianità ,fatto di martiri,santi,beati e papi, da San Sagredo ,a San Lorenzo Giustiniani,o papi come Pio X e Giovani Paolo I.

Pio X (Papa dal 09/08/1903 al 20/08/1914) Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese (Treviso), oggi Riese Pio X, il 2 giugno 1835,  figlio di Giovanni Battista Sarto e Margherita Sanson.

Pio X

Papa Pio X

Vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X. A Venezia amò tutti ed era amato da tutti,aveva in realtà notevoli doti e non era affatto sprovvisto di cultura, leggeva numerose opere, parlava e leggeva il francese, possedeva un gusto artistico e protesse i tesori d’arte della Chiesa.

Il 20 luglio 1903 ad oltre 93 anni, morì papa Leone XIII, che aveva governato la Chiesa oltre 25 anni. Il cardinale Sarto ,patriarca di Venezia partì a Roma. Non tornò più a Venezia perché eletto papa.

Aveva 68 anni quando salì al Soglio Pontificio instaurando una linea di condotta per certi versi di continuità, specie in campo politico, ma anche di rottura con certi schemi ormai consolidati, ad esempio, sebbene di umili origini egli rifiutò sempre di elargire benefici alla famiglia, come critica verso certi nepotismi e favoritismi , fino allora praticati. È il primo Papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare. È uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a Papa.

Il pontefice morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914. Il suo successore, papa Giovanni XXIII, autorizzò il ritorno dell’urna con il corpo dell’ormai santo Pio X, che avvenne trionfalmente il 12 aprile 1959; l’urna esposta nella Basilica di San Marco, rimase a Venezia per un mese fino al 10 maggio, a ricevere il saluto e la venerazione dei suoi veneziani.

http://www.museosanpiox.it/sanpiox/pio_x1.html

Il corpo tornò a Roma e fu sepolto nelle Grotte Vaticane. Fu beatificato il 3 giugno 1951 , da papa Pio XII,e proclamato santo il 29 maggio 1954.

Papa Alessandro VIII (papa da 06 /10 1689 a 01/02/ 1691)

papa alessandro VIII

papa alessandro VIII

Pietro Vito Ottoboni nacque a Venezia ,il 22 aprile 1610, da una nobile famiglia veneziana: il padre, Marco Ottoboni,era cancelliere della Serenissima.

Il giovane passò l’infanzia nella campagna trevigiana, presso la villa di famiglia a Rustignè, attuale frazione di Oderzo ( Vittorio Veneto). Si laureò in “utroque iure” (ovvero in diritto civile e canonico) all’Università di Padova a 17 anni.

Il 13 novembre 1643 fu nominato da Urbano VIII uditore della Sacra Rota.Nove anni dopo fu nominato vescovo di Torcello, nella laguna veneziana; successivamente, nel 19 febbraio 1652, creato cardinale (Presbitero) di San Salvatore di Buscia .Poi, il 7 dicembre 1654, a vescovo di Brescia,che governò per 10 anni.

Il pontificato di Papa Innocenzo XI,  si  trovava in perenne conflitto con il re di Francia Luigi XIV a tal punto che gli trasformato la residenza a Roma in una fortezza. Anche la posizione dell’Ortoboni fu decisa: assoluta opposizione al tentativo di Luigi XIV di estendere il diritto di regalia su tutte le Chiese di Francia.

L’ambasciatore di Luigi XIV riuscì a ottenere, il 6 ottobre 1689, l’elezione di Ottoboni, considerato più vicino al sovrano francese, come successore di papa Innocenzo XI . L’Ottoboni si prestò abilmente al gioco, mostrandosi, pur senza fare alcuna specifica promessa, molto conciliante e ben disposto verso Luigi XIV.

E necessario sottolineare lo sforzò durante il breve corso del suo pontificato di salvaguardare le posizioni di Roma in Francia, senza arrivare a una rottura con Luigi XIV. “Luigi XIV rinunciò spontaneamente alle immunità dell’ambasciata francese in Roma, la cui difesa a oltranza aveva portato poco prima all’interruzione delle relazioni diplomatiche, e procedette alla restituzione di Avignone e del Contado Venassino occupati al tempo della rottura con Innocenzo XI. Il nuovo Papa ,replicò al gesto conciliante di Luigi con l’elevazione alla porpora di un uomo di stretta fiducia del re, il vescovo di Beauvais, Forbin-Janson”.

Nel 1678 Ortoboni si era opposto tenacemente e con successo a un tentativo di Innocenzo XI di emanare una bolla contro il nepotismo,infatti il pontificato di Alessandro VIII vide una rigogliosa rinascita del nepotismo.

Ordinò importanti sgravi fiscali, liberalizzò il commercio dei grani, abolì la gabella della carne e quella del grano macinato in Roma, provvide alla salute dei cittadini e al decoro di Roma con alcune ordinanze sulla peste e sulla pulizia delle strade.

Nel 1690 condannò le dottrine del cosiddetto peccato filosofico, insegnato nelle scuole dei Gesuiti. Alessandro VIII morì il 1º febbraio 1691. La sua sontuosa tomba è ospitata Basilica vaticana.

Giovanni XXIII (28/10/1958-03/06/1963)

giovanni XXIII

giovanni XXIII

Angelo Giuseppe Roncali nacque a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, figlio di Marianna Mazzola e di Giovanni Battista Roncalli. Termina nel luglio del 1900 il secondo anno di teologia,e fu inviato il gennaio successivo a Roma presso il seminario romano dell’Apollinare, dove esistevano alcune borse di studio . Il 13 luglio 1904, alla età di ventidue anni e mezzo, conseguì il dottorato in teologia. Lo studio della storia gli consentì l’elaborazione di alcuni studi di storia locale, tra cui la pubblicazione degli Atti della Visita Apostolica di s. Carlo a Bergamo (1575).Fu anche direttore del periodico diocesano “La Vita Diocesana” e dal 1910 assistente dell’Unione Donne Cattoliche.

Lo scoppio della guerra nel 1915 lo trova per come cappellano col grado di sergente nell’assistenza ai feriti ricoverati negli ospedali militari di Bergamo. Nel luglio del 1918 accettò di prestare servizio ai soldati affetti da tubercolosi, rischiando la vita per il pericolo di contagio.

Dopo l’ordinazione episcopale avvenuta a Roma il 19 marzo 1925, partì per la Bulgaria con il compito di provvedere ai bisogni della piccola comunità cattolica. Il 27 novembre 1934 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia ed in Grecia, paesi senza relazioni diplomatiche con il Vaticano.

Inaspettatamente, per decisione personale di Pio XII, fu promosso alla prestigiosa Nunziatura di Parigi, dove giunse il 30 dicembre 1944. Le sue doti umane lo imposero alla stima dell’ambiente diplomatico e politico parigino, dove instaurò rapporti di cordiale amicizia con alcuni massimi esponenti del governo francese.

Accettò la proposta di trasferimento alla sede di Venezia ,dopo la morte del patriarca ,monsignor Agostini , il 5 marzo 1953.Inizio il progetto di riavvicinare i fedeli alla Sacra Scrittura, rifacendosi alla figura del proto-patriarca s. Lorenzo Giustiniani, solennemente commemorato nel corso del 1956.

Il 28 ottobre 1958, fu eletto uno dei più grandi papa della chiesa cattolica,il settantasettenne Cardinale Roncalli , successore di Pio XII ,con il nome di Papa Giovanni XXIII. Il più grande contributo alla Chiesa è rappresentato senza dubbio dal Concilio Vaticano II, il cui annuncio fu dato nella basilica di s. Paolo il 25 aprile 1959 :di riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla sensibilità moderna.Nella prospettiva di un aggiornamento riguardante tutta la vita della Chiesa, Giovanni XXIII invitava a privilegiare la misericordia e il dialogo con il mondo piuttosto che la condanna .

Nella primavera del 1963 fu insignito del Premio “Balzan” per la pace a testimonianza del suo impegno a favore della pace con la pubblicazione delle Encicliche Mater et Magistra (1961) e Pacem in terris (1963) e del suo decisivo intervento in occasione della grave crisi di Cuba nell’autunno del 1962. Nella sera del 3 giugno 1963 giunge la notizia della sua scomparsa.Santificato il 27 /04/2014.

Papa Giovani Paolo I (1978)

Giovanni-Paolo I

Giovanni-Paolo I

Albino Luciani,nato il 17 ottobre 1912 ,in un piccolo paese di montagna ,vicino a Belluna ;Forno di Canale (divenuto nel 1964 Canale d’Agordo).Figlio di Giovanni e Bortola Tancon Albino fu il primo papa di cui le origini operaie sono certe: durante l’infanzia egli lavorò insieme al padre come soffiatore del vetro a Murano.

Trascorre lunghi periodi lavorando in Francia, Germania,Svizzera ,per “la povertà di risorse della montagna Bellunese”. Nel 1932 entro nel Seminario minore di Feltre ,e nel luglio 1935 e ordinato Sacerdote.

Dopo il dottorato nel Università Gregoriana ,diviene vicedirettore del seminario di Belluno. Nominato vescovo di Vittorio Veneto,diviene nel 1969 patriarca di Venezia per desiderio della chiesa locale. Sotto il profilo teologico dimostra una posizione vicino al conservatorismo e intolleranza verso ogni eccesso di lusso,invitando  al ritorno alla povertà,e alla vendita delle ricchezze della chiesa in beneficio dei poveri.

Anche se in gioventù aveva orientamenti comuniste ,nel 1975 dichiara “il comunismo incompatibile con cristianesimo”. Fu il primo papa ad adottare il doppio nome, omaggio ai suoi due predecessori. Fu scelto papa come soluzione di compromesso tra opposti schieramenti (tra America e Russia),come sostengono alcuni perché era un papa docile,facilmente influenzabile ,con impegno e moralità. A 66 anni muore improvvisamente .  Erano passati appena 32 giorni della sua nomina .

 

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25 aprile, festa della liberazione,festa di san Marco e leggende

Il 25 aprile si celebra la Festa della liberazione d’Italia dalla occupazione dall’esercito tedesco e dal governo fascista avuta luogo nel 1945.Uomini e donne di tutte le età sono morti allora per garantirci i diritti democratici dei quali oggi godiamo.
Ogni anno in svariate città italiane vengono organizzati deposizione delle corone di alloro al monumento ai caduti,cortei e manifestazioni per festeggiare e ricordare la  liberazione.

25 aprile festa della liberazione25 aprile in un caldo clima primaverile si organizzano a Venezia ,dall’alzabandiera al “Percorso della Memoria”, dal “bòcolo” alle innamorate fino alla parate militare in Piazza San Marco ,concerti,laboratori di Murales, spettacoli di burattini, spazio giochi per piccoli ,laboratori di trash art;pizze, pranzi e cene,birre e  vini del territorio.

Circa 1200 veneziani parteciperanno alla realizzazione di una gigantesca rosa umana che decorerà Piazza San Marco.I partecipanti arriveranno indossando abiti di colore rosso (che creeranno il fiore), verde (stelo e foglie).L’immagine effettuata dall’alto, ripresa dal Campanile ,darà un effetto altamente scenografico.

Secondo una delle leggende ,la tradizione del boccolo di rosa rievoca un amore inaspettato tra due giovani appartenenti a due famiglie nemiche.
Un roseto ,che nasceva accanto la tomba di San Marco , sarebbe stato donato a un marinaio della Giudecca di nome Basilio come premio per la sua grande collaborazione nella  trafugazione delle spoglie del Santo. Piantato nel giardino della sua casa  alla morte di Basilio il roseto divenne il confine della proprietà suddivisa tra i suoi figli.Il tempo divise in due rami opposti la famiglia di Basilio.
In seguito alla rottura dell’armonia tra i due rami ,la pianta smise di fiorire.venezia rosa

Molti anni dopo (un 25 aprile ) nacque amore a prima vista tra una fanciulla discendente da uno dei due rami e un giovane dell’altro ramo familiare . I due giovani si innamorarono guardandosi attraverso il roseto che separava i due orti.Questo iniziò miracolosamente a rifiorire e il giovane cogliendone un boccolo lo donò alla fanciulla.
In ricordo di questo amore , che avrebbe restituito la pace tra le due famiglie, i veneziani offrono ancor oggi il boccolo rosso alle proprie amate: fidanzate, mogli e mamme.
Per questa tradizione la festa di san Marco è anche chiamata la Festa del Bocolo (da bocciolo di rosa)

Alla celebrazione si associarono col tempo alcune leggende popolari.il pescatore con i santi-mosaico nella Basilica di San Marco

Il febbraio 1340 ,Venezia fu investita da una tremenda burrasca.il cielo era rimasto coperto di nubi,scuro come la notte anche se era l’alba del giorno.L’intensità della tempesta fu cosi forte che minacciava seriamente la città.Verso le tre di pomeriggio la tempesta cessò improvvisamente e le acque tornarono quiete .
Da questo curioso evento meteorologico nacque la legenda chiamata l’anello del pescatore.

L’episodio finale e raffigurato in un quadro cinquecentesco del pittore Paris Borden, custodito nelle gallerie dell’Accademia.

la tempesta(Per quanto riguarda l’anello del Papa ,esso si chiama “anello del pescatore”, perché San Pietro era un pescatore e Gesù lo ha fatto diventare pescatore di uomini.)

La storie inizia sul ponte della paglia (o meglio sotto),d’avanti al ponte dei sospiri ,dove venivano esposti i cadaveri dagli annegati perché qualcuno gli riconoscesse.Un umile pescatore, al riparo dalla tempesta sotto il ponte ,vide all’improvviso un uomo in piede sulla riva del canale che portava al ponte.
Con un tono calmo ,ma autorevole gli ordino di condurlo al isola di san Giorgio,di fronte alla piazza San Marco.Nonostante la pioggia ed il maltempo il pescatore accetto,(era buona usanza ubbidire ai ordini dei nobiluomini se non volevi andare nei guai.) Una volta aggiunti sulla sponda opposta all’imbarco gli aspettava un guerriero alto e armato di spada e corazza.Il guerriero sali a bordo e si rivolse al pescatore con il tono tranquillo ma fermo:San Marco sala del tesoro
ordinandoli di andare a Lido fino alla riva della chiesa di san Nicolo. Il pescatore gli guardo tutti e due e ci penso:al meno non sono troppo stanco,ed a remare mi passera un po il freddo.Non poteva dire di no anche se lo voleva.Quando giunsero a destinazione,un terzo uomo,un religioso con aspetto di un vescovo vestito con abiti da cerimonia,sali a bordo,ed in modo autorevole ordino di andare in mare aperto.
Ma appena dopo aver virato verso il mare,a poca distanza dall’imbocco del porto,si presento una visione terrificante.
Una grande nave con le vele nere,piena di demoni ,si preparava al assalto alla città.I tre passeggeri fissarono l’orribile spettacolo e fecero per tre volte il segno della croce.Subito dopo si vide la nave maledetta affondare tra le urla terribili ,mentre il vento e la pioggia cessarono ed il mare si tranquillizzò.I tre passeggeri ordinarono al pescatore di ritornare e lasciare ognuno di loro dove gli aveva presso. Arrivati al ponte della paglia ,l’ultimo passeggero da un ultimo ordine al pescatore spaventato: Ora andrai al tuo principe e racconterai con sincerità quello che hai visto oggi. Al suo dubito che qualcuno lo credesse il gentiluomo gli porse in mano un anello e aggiunse: Consegnalo al tuo doge,e d’avanti a lui e alla sua corte dirai che oggi abbiamo liberato la città dal diluvio ,che era opera del diavolo in persona.Quello che abbiamo incontrato a san Nicolò era proprio santo Nicolò,come quello che era salito nella barca a san Giorgio era san Giorgio,ed io che ti do questo anello sono san Marco evangelista,padrone della tua città.
il pescatore da l'anello al dogeCosi dicendo lo benedisse e se ne andò.Il pescatore si diresse al Palazzo Ducale. Nessuno lo fermo quando andò proprio nella direzione della sala del consiglio,anche se non era mai stato in quelli posti.Nessuno lo fermo quando si mise a parlare d’avanti al Doge,e ai senatori,narrando la sua incredibile storia.
Quando il pescatore apri la mano per confermare quello che diceva ,tutti videro l’anello che tutti conoscevano e che da secoli cercavano,l’anello appartenente proprio a San Marco.

L’anello e ancora custodito nel tesoro della Basilica di San Marco.
Come ricompensa il Doge concesse al pescatore ed alla sua famiglia il privilegio esclusivo di estrarre e vendere a suo vantaggio la sabbia del lido di Sant’Erasmo dove abitava.Dalla famiglia di quel pescatore ebbero origine i sabbioneri di Grado.

tratto dal’Enciclopedia della Fiaba.

Il programma della festa di San Marco a Venezia:

 http://www.zonalocale.it/2014/04/24/un-programma-intenso-e-ricco-per-la-festa-di-san-marco/9962

 

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La festa di San Marco.

basilica  di san marcoLa festa di San Marco  si svolge il 25 aprile, data della morte di San Marco,ma nella Repubblica di Venezia erano dedicati a san Marco anche il 31 gennaio, ricordo della traslazione a Venezia delle reliquie, e il 25 giugno,data del rinvenimento, nel 1094, del luogo in cui esse erano state occultate (secondo la leggenda, dentro un pilastro).

La Basilica di San Marco ,tra i monumenti più visitati e ammirati al mondo,occupa un posto privilegiato nel cuore dei veneziani poiché, oltre ad onorare il santo patrono, ogni suo dettaglio è decorato con , sculture ed opere d’arte guadagnate come bottino nelle vittorie storiche della Repubblica.
La vita di San Marco evangelista si può leggere nei atti degli apostoli,ma la sua morte e il trafugamento delle spoglie sono avvolte in mistero.Discepolo dell’apostolo Paolo, segui Paolo e Barnaba (il suo cugino),ad Antiochia e volle accompagnarli anche al ritorno .Li segui anche nel viaggio fino al Cipro ,ma quando dovettero attraversare una regione inospitale e paludosa sulle montagne di Tauro ,Marco,(chiamato anche Giovanni dai ebrei) ,rinuncio e torno a Gerusalemme.Segui poi Paolo fino a Roma dove rimase poi a servizio di Pietro .Durante questo periodo Marco trascrisse la narrazione evangelica di Pietro ,di qui era divenuto discepolo,e per questo fu invitato ad evangelizzare la parte del nord di Italia.Giunto ad Aquileia,capoluogo della Regione Venetia et Histria , vi incontrò un il controllo delle guardie
cittadino di nome Ermagora e, convertendolo al Cristianesimo, lo consacrò vescovo della città, avviando così l’evangelizzazione di tutta quest’area .

Recandosi poi ad Alessandria d’Egitto con lo scopo di convertire gli infedeli di quel paese, in una buia sera di tempesta, la navicella dove era imbarcato cerco riparo in una delle poche capanne di pescatori che sorgevano sull’isola si “dice di Rialto” .
Il Santo dopo una frugale cena coi pescatori si tese a terra, si addormentò e nel sogno che fece gli apparve un angelo, in forma di leone alato,che così gli parlò ”Su questa isoletta, o Marco un giorno una grande città meravigliosa sorgerà e in questa tu troverai il tuo ultimo riposo e avrai pace- Pax tibi, Marce, Evangelista meus.Hic requiescet corpus tuum.” (Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo.)”. Marco al mattino si svegliò, e raccontò ai pescatori il suo sogno, prima di salpare nuovamente per l’ Egitto dove trovò la morte.Le reliquie furono custodite nella chiesa innalzata a Canopo, il principale porto greco in Egitto prima della fondazione di Alessandria.
la cesta di ortaggiFurono avventurosamente traslate a Venezia nell’anno 828 da due leggendari mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello. Il percorso da Alessandria fu ricco di peripezie,a partire della necessità di nascondere i resti del santo sotto un carico di ortaggi e carni di maiale,perché i musulmani non si sarebbero azzardati ad ispezionare un simile carico.Prima di arrivare a venezia al altezza della cita calabrese di Cropani,la barca si trovo in mezzo ad una tempesta.Le reliquie furono salvate grazie ad intervento dei marinai Cropanesi.Per questa ragione ,un pezzo delle spoglie del santo,la rotula e conservata nella chiesa di santa Lucia a Cropani,come simbolo di gratitudine per l’aiuto.

Le reliquie del Santo sono oggi conservate nel’altare maggiore della basilica Veneziana. Il trafugamento di corpo di San Marcoprestigio dato dalle spoglie di San Marco ha permesso a Venezia di aumentare molto il suo potere e la sua indipendenza.

 

 


Il programma della festa di San Marco a Venezia:

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L’ autocrocifissione di Mattio Lovat

crocifissione

crocifissione

Autocrocifissione : Forma aberrante di masochismo che si giustifica con un pretesto ascetico.

Quel che segue è il terribile racconto emerso dagli archivi dell’ospedale di San Servolo, situato,in un’isola della laguna veneziana.

In calle delle Muneghe ,nella zona di Cannaregio , nel anno 1805 abitava un uomo affetto di una terribile malattia : l’autolesionismo .Vive degli giorni atroci,ferendo il proprio corpo per motivi religiosi.
Mattio Lovat,un semplice calzolaio (ciabattino in dialetto veneto),si mette in testa di essere venuto al mondo per redimere l’ umanità.  Era conosciuto nella zona per avere già provato a crocifiggersi, conficcandosi dei chiodi in una mano e in piede. Fu trovato nel area del campiello san Canciano di Venezia in “calle della croce” (calle crosera in dialetto) ,e si salvo per l’intervento del pubblico assistente,che lo porto in ospedale.

autocrocifissione di Mattio Lovat,calle crosera

autocrocifissione di Mattio Lovat,calle calle crosera

Ma la sua mente ammalata emulo un altro piano più efficiente . Chiuso nella sua stanza ,appese al soffitto una croce rudimentale ,fatta con le assi del letto ,d’avanti alla finestra che dava sulla strada. Mattio Lovat riusci ad inchiodare il suo corpo ,come già provato nel passato,con la testa sormontata da una corona di spine confezionata da se stesso,per rendersi più simile a Cristo.
Agli sguardi increduli appariva lo spettacolo orripilante dell autocrocifissione. Lovat non era ancora morto,nonostante il dissanguamento.Mori dopo qualche giorno di agonia ,nel manicomio di isola di San Servolo (l’isola dei matti) per l’infezione e dolori atroci prodotti dalle ferite.

 

corte delle muneghe

corte delle muneghe

Da questo incredibile caso Sebastiano Vassali ha tratto un ottimo romanzo : Marco e Mattio.
Un altra variante di questa storia : http://librighibellini.blogspot.it/2008/12/autocrocifissione.html

 

 

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Pasqua

La Pasqua è una delle più importante festività del cristianesimo.
Il termine Pasqua, in greco e in latino “pascha”, proviene dall’aramaico: pasha, che corrisponde all’ebraico pesah, il cui senso generico è “passare oltre”. Il significato effettivo della parola non è del tutto certo.

risurrezioneLa Pasqua ebraica, chiamata Pesach (“passare oltre”,”tralasciare” in aramaico), celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto e deriva dal racconto della decima piaga,nella quale il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”, colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo, 12:21-34).

Nella Bibbia ebraica, il nome di Pesach è riservato soltanto al giorno 14 del mese di Nisan, in ricordo del korban.Gli ebrei celebrano la Pasqua in otto giorni (sette in Israele). Durante la festa un ebreo ortodosso deve astenersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò il popolo ebraico durante la fuga Mosèdall’Egitto. Per questo motivo la Pasqua ebraica è detta anche “festa degli azzimi”. La tradizione ebraica ortodossa prescrive inoltre che, durante la Pasqua, i pasti siano preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza.Prima dell’inizio della festività gli ebrei eliminano da casa ogni traccia di lievito e qualsiasi cibo che ne contenga (questo viene indicato con il termine chametz).

La Pasqua cristiana , con nuovi significati , ha origine in questa festività,e presenta importanti legami ma anche differenze con la Pasqua ebraica.

Gli eventi pasquali li troviamo nelle sacre scritture: Gesù, secondo gli Vangeli, è morto in croce nei giorni in cui ricorreva la festa ebraica . Questo evento venne visto dai primi cristiani come la realizzazione di quanto era stato profetizzato sul Messia.

I cristiani , vedono nell’eucarestia  il momento in cui la Pasqua di Cristo sostituisce
la Pasqua dei Giudei e il ricordo della morte del Figlio sostituisce il ricordo del Passaggio.Il “pesah” è attraversamento del Mar Rosso, dalla schiavitù alla Terra Promessa per gli ebrei; e, dal vizio del peccato alla libertà della salvezza, attraverso la purificazione del battesimo per i cristiani.
pasqua risurrezioneLa tradizione della Chiesa cattolica vuole che la data della Pasqua venga annunciata ai fedeli dal sacerdote celebrante durante i riti della festività dell’Epifania (6 gennaio).
La Pasqua è preceduta da un periodo preparatorio di astinenza e digiuno della durata all’incirca di quaranta giorni, chiamato generalmente Quaresima, che nel rito romano ha inizio il Mercoledì delle Ceneri. Nella forma ordinaria del rito romano, l’ultima settimana del tempo di quaresima è detta Settimana santa, periodo ricco di celebrazioni e dedicato al silenzio e alla contemplazione. Comincia con la Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, dove fu accolto trionfalmente dalla folla che agitava in segno di saluto delle foglie di palma.
Per questo motivo nelle chiese cattoliche, durante questa domenica, vengono distribuiti ai fedeli dei rametti di olivo benedetto (segno della passione di Cristo).
Nei paesi parlanti di lingua Spaniola , durante la Settimana santa si susseguono moltissime processioni sia nelle città più grandi che in quelle più piccole. Si tratta di processioni estremamente folkloristiche che attirano migliaia di turisti ogni anno e a cui partecipano i cosiddetti Nazarenos: penitenti incappucciati appartenenti a diverse confraternite religiose che contribuiscono a rendere le processioni ancora più suggestive.

In particolare alcune chiese dell’Asia seguivano la tradizione di celebrare la pasqua
nello stesso giorno degli ebrei, senza tenere conto della domenica, e furono chiamati  quartodecimani. Ciò diede luogo a una disputa, detta Pasqua quartodecimana, fra la chiesa di Roma e le chiese asiatiche.Nei secoli precedenti potevano esistere diversi usi locali sulla data da seguire, tutti comunque legati al calcolo della Pasqua ebraica.

Nella Chiesa cattolica, la data della Pasqua è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile.La festa della Pasqua cristiana è mobile, poiché cade la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera (quest’ultimo per la Chiesa cade sempre il 21 marzo, anche se l’equinozio astronomico oscilla tra il 20 e il 21). Questo sistema venne fissato definitivamente nel IV secolo dal Concilio di Nicea I.
La data della Pasqua, variabile di anno in anno secondo i cicli lunari, determina anche la cadenza di altre celebrazioni e tempi liturgici, come la Quaresima e la Pentecoste.

uova dipinte

uova dipinte

Una piccola parte della Chiesa ortodossa segue il calendario giuliano per tutte le feste, mentre il resto considera che la data della celebrazione della Pasqua si basa su due fenomeni astronomici: l’equinozio di primavera e la rotazione  della Luna attorno alla Terra. Pertanto, la Pasqua si celebra la Domenica dopo la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. La data della Pasqua può variare dal 4 aprile al’8 maggio.
La maggioranza dei cristiani in Egitto sono copti e appartengono a una branca della chiesa ortodossa. Il loro calendario è diverso da quello cattolico e la Pasqua copta, come le altre festività religiose importanti,cade in genere una settimana dopo quella cristiana. In alcuni anni però le date coincidono e i copti e i cattolici festeggiano la Pasqua nello stesso giorno, come è accaduto  nel 2007.La Pasqua copta è preceduta da un lungo digiuno di 55 giorni in cui ci si astiene da tutti gli alimenti di provenienza animale, si rispetta una rigorosissima dieta vegana. Questo periodo è caratterizzato da un’intensa vita religiosa di preghiera e penitenza.

coranLa Pasqua Islamica (Eid al-Adha) e molto diversa da quella cattolica.Con l’ Eid al-Adha si ricorda e celebra la storia di Abramo e di suo figlio Isacco. È, infatti, detta festa del  sacrificio poiché si commemora quello che il primo patriarca dell’Islam fece nei confronti del figlio Isacco.
Si narra che Dio, volendo mettere alla prova la fede di Abramo, gli impose di sacrificare il figlio sul Monte Moira.Prima che l’omicidio venisse compiuto, apparve un angelo che fermò Abramo benedicendolo e dicendogli che il Signore aveva apprezzato la sua ubbidienza.

I Testimoni di Geova non celebrano la pasqua e credono che la celebrazione della Pasqua oggi non si basa sulla Bibbia.

“Gesù ci ha comandato di commemorare la sua morte,non la sua risurrezione. Pertanto, si celebra la commemorazione della morte di Gesù ogni anno nel giorno della sua morte corrispondente in calendario biblico.”

Avventisti del Settimo Giorno celebrano la Pasqua dal servizio di comunione, che si tiene ogni tre mesi.
“Anche se non celebrano la Pasqua nella prima settimana fissa dopo l’equinozio di primavera, in questa occasione,gli Avventisti condividono i messaggi su la morte di Gesù e la verità della sua risurrezione,e godono insieme con altri cristiani questo grande evento. ”

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Venezia , san Giovanni e Paolo

Venezia ,  san Giovanni e Paolo

Campo San Giovanni e Paolo detto anche Campo de le “Meravegie”  è un’area san giovani e paolomonumentale tra le più importanti di Venezia, seconda solo a quella di S. Marco.    Il più importante,la basilica dei Santi Giovanni e Paolo (detta San Zanipolo in dialetto veneziano) è uno degli edifici medievali religiosi più imponenti di Venezia. Nel “Pantheon dei Dogi di Venezia”, vi furono sepolti, a partire dal 1300 ,venticinque ,dei centoventicinque dogi della Repubblica, e altri importanti personaggi.

E considerata “gemella” alla chiesa dei dei fari,(le dimensioni 96 metri per 40, sono quasi simili a quella dei Frari, edificata contemporaneamente) e dello stesso trionfale stille gotico veneziano.
Secondo la tradizione agiografica,i due fratelli di sangue Giovanni

San Giovanni

e Paolo, cristiani, ricchi e particolarmente caritatevoli erano personaggi molto in vista nella Roma dell’epoca.Il loro martirio, e effettivamente avvenuto a Roma.L’imperatore Giuliano,detto anche l’Apostata, nonostante aveva inizialmente emanato un “Editto di tolleranza” specialmente per i cristiani,decise a restaurare il culto pagano.(alcuni dicono che in realtà cercava di entrare in possesso dei beni affidati loro da Costantina, figlia di Costantino il Grande.)

 

 

Secondo la leggenda, le origini della basilica sono connesse a una visione del doge Jacopo Tiepolo.

capella del rosario “Una notte il doge Jacopo Tiepolo vide in sogno l’oratorio di S. Daniele e la paludosa zona circostante,piena di meravigliosi fiori sui quali volavano bianche colombe con una croce d’oro in fronte; ad un tratto due angeli scesero dal cielo con turiboli spargenti soavi profumi e s’udì una voce: “Questo è il luogo che scelsi per i miei Predicatori”.
Il giorno dopo ottenne dal Senato l’appoggio per donare il convento (oratorio di San Daniele) ai frati domenicani, presenti in città fin da oltre dieci anni,e che abitavano ancora sotto i portici di S. Martino .Subito (1234) si inizio la costruzione (della quale rimanga solo la parte inferiore della facciata),dedicata ai martiri romani del IV secolo Giovanni e Paolo.

La chiesa fu solennemente consacrata,a quasi due secoli dalla fondazione,il 14 novembre 1430 ,e fu continuamente arricchita ,per quasi un secolo, di monumenti sepolcrali, dipinti e sculture opera dei maggiori artisti veneziani.

(i martiri)

Cercò di convincerli ad abiurare la loro fede cristiana nella speranza che per la loro notorietà molti seguissero l’esempio dei due .I due fratelli rifiutarono l’invito e Giuliano mandò loro il capo delle guardie Terenziano, con l’intimazione di adorare l’idolo di Giove. Persistendo il loro rifiuto, essi vennero sequestrati in casa per una decina di giorni, affinché riflettessero sulle conseguenze del loro rifiuto.

 

Bartolomeo Colleoni L’ esterno e molto semplice,ed e curiosamente senza campanile, che pare mancasse già dal ‘300 .La chiesa si presenta con un’altissima facciata tripartita, aperta da un rosone centrale e da due occhi laterali.Il grande portale,e ornato da sei colonne di marmo  proconnesio trasportate qui nel 1459.Autori dell’opera sono Bartolomeo Bono ed il maestro Domenico Fiorentino .

Sul fianco che prospetta sul campo si addossano vari edifici e cappelle.

La pianta dell’edificio e a croce latina con tre navate a croce, sorrette da 5 enormi colonne, formati dall’unione di tre colonne cilindriche molto sottili, per lato.

Jacopo e Lorenzo Tiepolo Foto G. Dall'Orto, 10-Aug-2007Le statue dei due patroni Giovanni e Paolo si trovano nel altare maggiore.
Alle pareti delle navate sono addossati numerosi monumenti, e a destra si aprono cappelle. Nel 1682, per svolgere meglio le imponenti manifestazioni ufficiali,(per esempio i funerali dei dogi) il coro, racchiuso fra le prime quattro colonne della navata centrale,venne demolito e in parte trasportato nel presbiterio.

(i martiri)

Trascorsi i dieci giorni, (26 Giugno 362) il comandante , ritornò nella loro casa e dopo tre ore di inutili minacce e lusinghe, li fece decapitare e seppellire in una fossa scavata nella stessa casa, spargendo la voce che erano stati esiliati. 
Dopo la loro morte ,il figlio di Terenziano, cadde in preda ad un’ossessione e urlava che Giovanni e Paolo lo tormentavano, il padre con grande preoccupazione, lo condusse sulla tomba dei due martiri, dove il ragazzo ottenne la guarigione.

 

Alla morte del doge, il più anziano dei Consiglieri rispondeva:09112012501

“Con molto dispiacere avemo sentido la morte del Serenissimo Principe di tanta bontà e pietà; però ne faremo un altro”.

Poi la morte veniva annunciata per tutta la città dal suono doppio per nove volte delle campane delle chiese Il doge era subito imbalsamato e avvolto nel mantello d’oro, con il corno dogale in testa, gli speroni d’oro calzati alla rovescia e lo stocco del comando con l’impugnatura verso i piedi.I funerali, passati tre giorni dalla morte, si svolgevano in una processione a cui partecipavano migliaia di persone.Arrivati  all’interno della chiesa e terminata l’orazione funebre, tutti si allontanavano in gondola. Il popolo non partecipava più di tanto ai funerali dei doge, forse perché secondo un’antica profezia, la chiesa sarebbe dovuto crollare il giorno di una funzione solenne .
Ogni monumento di questa basilica narra una pagina di storia veneziana,
da Giovanni Dolfin del XII secolo, uno dei sepolcri, forse il più antico della Basilica,
al monumento a Vittor Pisani, (con la statua del defunto in originale) che ricorda il trionfo sulla Genova nella decisiva battaglia di Chioggia (1380),

Andrea Tirali - Tomba dei Valier-Jacopo Tiepolo [duca di Candia (odierna Creta) e due volte bailo (ambasciatore) a Costantinopoli],il quarantatreesimo doge della Repubblica di Venezia dal 6 marzo 1229 al 2 maggio 1249, quando abdicò e si ritirò a vita privata,

-l’urna del doge Renier Zen (o Reniero Zeno) quarantacinquesimo doge della Repubblica di Venezia 1253 – 1268,
-il sepolcro trecentesco di Marco Giustiniani della Bragora,

-Alvise Diedo, membro del Consiglio dei Dieci,che riportò in salvo da Costantinopoli la flotta veneziana rinchiusa da Maometto nella rada (1453),

-il grande doge Leonardo Loredan il settantacinquesimo doge della Repubblica di Venezia,(2 ottobre 1501-21 giugno 1521) pronto a far scudo col suo corpo contro il mortale pericolo che Venezia l’ebbe dalla lega di Cambrai (1508),   http://www.magicoveneto.it/storia/serenissima/Lega-di-Cambrai-Guerra-Anti-Veneziana-1508-1517.htm

-monumento a Marcantonio Bragadin, eroe veneziano scorticato vivo dai turchi ,contiene
ciò che rimaneva della pelle dell’eroe veneziano ,conservata in un’urna , e il busto del  “più grande eroe della Serenissima”,ci ricorda l’assedio e la caduta di Famagosta (1571);

bragadin

http://dipoco.altervista.org/il-martirio-di-bragadin/

La grande battaglia di Lepanto , e commemorata nel monumento ufficiale della Signoria:
(cappella della Madonna del Rosario), dove sono le spoglie di Sebastiano Venier, ammiraglio , vincitore di Lepanto, fu eletto doge all’età di 81 anni .
Fu l’ottantaseiesimo doge della Repubblica di Venezia dal’11 giugno 1577-3 marzo 1578.

Nella Cappella Cavalli,si trovano i monumenti funebri della famiglia ducale dei Venier: Antonio, Francesco e Sebastiano Venier e monumento quattrocentesco al doge Antonio Venier, (21 ottobre 1382 -23 novembre 1400) , il sessantaduesimo doge della Repubblica di Venezia.
-i monumenti,in pietra d’Istria,ai dogi Alvise I Mocenigo, Giovanni Mocenigo (il settantaduesimo doge della Repubblica di Venezia ), e Pietro Mocenigo ( il settantesimo doge della Repubblica di Venezia),le sepulture dei dogi Alvise I, Alvise III Sebastiano, Alvise IV Giovanni ,di antica famiglia Mocenigo,

-monumento funebre del doge Andrea Vendramin,(4 marzo 1476 5 maggio 1478) fu il settantunesimo doge della Repubblica di Venezia. Ai lati si trovano due statue di “Armati ” entro le nicchie laterali,opera di Lorenzo Bregno.Queste due statue andarono a sostituire Adamo (firmato da Tullio) ed Eva (probabile opera di Francesco Segala), molto rare nell’arte funebre e ritenute  inadatte per la loro nudità. Le statue rimosse finirono a palazzo Vendramin Calergi, dove divennero proprietà, della duchessa di Berry; Adamo venne venduto poi alle Collezioni Dreyfus e Pereire finendo prima a Parigi e poi al Metropolitan Museum of Art di New York. Eva e ancora a Ca’ Vendramin.  http://dipoco.altervista.org/casino-di-venezia/

(i martiri)

Il successore di Giuliano l’imperatore Gioviano (363-364), abrogò la persecuzione contro i cristiani e diede incarico al senatore Bizante,e al suo figlio Pammachio di ricercare i corpi dei due fratelli e una volta trovati, fece erigere dallo stesso senatore e dal figlio Pannachio, una basilica sopra la loro casa nel 398.

Giovanni Battista Piazzetta (1727); The Glory of St Dominic-monumento al doge Nicolò Marcello,doge della Repubblica di Venezia ( 13 agosto 1473 -1 dicembre 1474) di Pietro e Tullio Lombardo, costruito tra il 1481 e il 1485.Il doge Nicolò Marcello coniò una nuova moneta: la mezza lira d’argento chiamata, non a caso, “marcello”.Rimasto senza discendenza diretta, lasciò gran parte della sua eredità ai poveri.Morì per un malore il 1º dicembre 1471, mentre assisteva alla processione per il conferimento del comando della flotta veneziana ad Antonio Loredan.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nicol%C3%B2_Marcello
-monumento al doge Tommaso Mocenigo,sessantaquattresimo doge della Repubblica di Venezia ( 7 gennaio 1414 – 4 aprile 1423) opera della prima metà del Quattrocento,che unisce elementi ancora gotici a elementi rinascimentali, oltre a denotare una certa influenza dell’arte di Donatello.Qui fu usato per la prima volta il baldacchino in stoffa.

-l’urna del doge Giovanni Dolfin venne eletto doge,dopo la morte di Giovanni Gradenigo,13 agosto 1356 -? 1361 .

-monumento al doge Marco Corner o Cornaro – il cinquantanovesimo doge della Repubblica di Venezia 21 luglio 1365-13 gennaio 1368.

-monumento al doge Pasquale Malipiero, sessantaseiesimo doge della Repubblica di Venezia dal 30 ottobre 1457  -7 maggio 1462, di Pietro Lombardo,

Il doge Silvestro Valier. Fu l´ultimo doge seppellito nella Basilica intorno al 1700.

Sono sepolti qui anche Emilio e Attilio Bandiera e Domenico Moro,i protagonisti del fratelli bandieraRisorgimento .

Sull’altare della cappella del Beato Giacomo Salomoni, o del Nome di Gesù, è conservato il corpo del beato domenicano Giacomo Salomoni (Venezia, 1231 -Forlì, 1314), invocato a protezione dei tumori.La volta e ornata con dipinti di Giovanni Battista Lorenzetti e di Pietro Liberi. Canova la considerava “un vero gioiello d’arte”.

Anche Palma il Giovane eresse qui un monumento funebre per sé, suo padre Palma il Vecchio e Tiziano.

(i martiri)

Sotto la basilica Celimontana dei santi Giovanni e Paolo,nascosta tra archi medievali e Casa romana al Celio  Romacontrafforti del percorso dei Fori Imperiali, a loro dedicata sono stati ritrovati ,nel 1887, resti di una villa romana (a due piani) abitata da cristiani, con il piccolo vano della “confessio” che reca affreschi di scene di martirio, testimoniato da innumerevoli citazioni in Canoni sia romani che ambrosiani,sotto cui c’è una fossa per il seppellimento di due corpi.

La parete di fondo del transetto destro e dominata da un grandioso finestrone gotico, con vetrata colorata,splendidamente illuminata,compiuta da Gian Antonio Licino da Lodi.Alla fine del XV secolo le vetrerie veneziane dell’isola di Murano, per ottenere il vetro impiegavano tecniche e materie prime che sono descritte dettagliatamente nei documenti del tempo.Per colorare il vetro si aggiungevano nel crogiolo degli ossidi di manganese (viola), cobalto (blu),rame ( acquamarina, verde e rosso) e ferro (giallo,verde). La colorazione finale dipendeva anche dalle condizioni e dal modo in cui veniva condotta la fusione .Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo Foto G. Dall'Orto lug 2006

Sotto di esso si possono vedere due altari rinascimentali: quello di destra è ornato dall’Elemosina di sant’Antonino, pala eseguita nel 1542 circa da Lorenzo Lotto, quella di sinistra dal Cristo tra i santi Pietro e Andrea, opera di Rocco Marconi. Al centro, sotto un baldacchino, è conservata la sedia del doge.

(i martiri)

E  possibile che i dati sul tempo e il luogo in cui alcuni martiri sono morti non possono essere determinate con precisione assoluta, ma è certo che il vero amore per Cristo , ha aiutato molti cristiani a scegliere una morte che porterà alla “vita eterna”,invece di una vita “da morti”.
Alcune opere che parlano del rinascimento Italiano,e di quello Veneziano in particolare si trovano :Nelle cappelle della parte destra, con il soffitto in legno dorato di Tintoretto e di Palma il giovane, con tele del Tiziano “Martirio di san Pietro” e la “Madonna e Santi” di Giovanni Bellini , ” l’Adorazione dei Pastori”, ” l’Assunta e l’Annunciazione” del Veronese.
Nel altare dedicato a san Vicenzo,troviamo un dipinto di Giovanni Bellini,tempera su tavola, databile al 1464-1470 dove sono raffigurati alcuni miracoli di San Vincenzo ,( dedicato al domenicano spagnolo San Vincenzo Ferrer Valencia,23 gennaio 1350 – Vannes, 5 aprile 1419,)

san giovani e paolo internoNella cappella di San Domenico l´affresco sul soffitto di Giovanni Battista Piazzetta. È il capolavoro del rococò veneziano nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo.

 

Nell affascinante interno della basilica si trovano dei meravigliosi dipinti di epoca medioevale ,tra qui :la pala d´altare di Lorenzo Lotto, che presenta influenze di Tiziano,
“Gesù incontra la Veronica” di Carlo Caliari, “San Michele sconfigge Lucifero”, di Bonifacio de’ Pitati, “Martirio di Santa Cristina” di Sante Peranda, “Lavanda dei piedi e Cena eucaristica” di Benedetto Caliari,”San Domenico salva dei marinai invitandoli alla preghiera del rosario”, del Padovanino,” Gesù morto ” dello Giovanni Battista Zelotti,”San Francesco, sopra la porta”, di Angelo Lion, ” Onorio III “di Leandro da Bassano,nella Cappella del Rosario,dedicata alla battaglia di Lepanto del 1571, sono collocate opere di Paolo Veronese.

In questo tesoro immenso, dal significato cruciale per Venezia ne troviamo opere di: Nino Pisano, Pietro e Tullio Lombardo, Alessandro Vittoria, Giuseppe Maria Mazza,Gianmaria Morlaiter, Giovanni Bonazza ,per i monumenti di grande architettura mentre nel’ambito della pittura figurano capolavori di Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Cima da Conegliano, Paolo Veronese, Giambattista Piazzetta.

(i martiri)

Giovanni e Paolo furono molto venerati come santi, ed i loro nomi furono inseriti nel Canone della Messa.

La Chiesa cattolica celebra la loro memoria liturgica il 26 giugno.
Soprattutto nei paesi di lingua tedesca, ma non solo, i due santi sono considerati “Wetterheiligen”, cioè protettori contro le tempeste e, in genere, le avversità atmosferiche.

 
Monumento funebre del doge Pietro MocenigoNel 1806, sotto l’occupazione napoleonica, i domenicani vengono allontanati dal loro convento,che fu trasformato in ospedale, e la chiesa viene privata di numerose opere d’arte.
Nel 1867 un incendio brucia completamente la cappella del Rosario e distrugge “la Madonna con Bambino e santi” di Giovanni Bellini (1476) e “l’Uccisione di San Pietro Martire” di Tiziano, due opere capitali che rivoluzionarono l’idea di quadro d’altare.
Il restauro di questa cappella si conclude nel 1959.

 

Ecco gli orari : tutti i giorni 7.30-12.30 e 15.30-19.30 (telefono +39

041 5235913).

L’entrata alla Chiesa di San Giovanni e Paolo è gratuita per i residenti, mentre per i turisti il costo del biglietto di ingresso è di 2,50 euro.
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Venezia-bruciare la vecchia

Bruciare la vecchia

befaIl rito del rogo della strega o vecchia ha origini molto più remote e si ricollega alla tribale riverenza che intere civiltà agricole ebbero nei confronti di madre terra; in particolare, essa vuole celebrare la vittoria della bella stagione sul cattivo e sterile inverno.L’essenza della cerimonia è intesa a esaltare e procurare fertilità ai campi.L’origine fu probabilmente connessa a un insieme di riti propiziatori pagani, risalenti al X-VI secolo a.C.

L’aspetto da vecchia sarebbe anche una raffigurazione simbolica dell’anno vecchio.La Befana, corruzione lessicale di Epifania (dal greco epifáneia) attraverso bifanìa e befanìa, è una figura folkloristica legata alle festività natalizie, tipica di alcune regioni italiane e diffusasi poi in tutta la penisola italiana,meno conosciuta nel resto del mondo .Secondo la tradizione, si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell’Epifania) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; i bambini che durante l’anno si sono comportati bene riceveranno dolci,caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze Befana-riempite con del carbone.

Nel giorno dell’Epifania, in vari paesi del Nord-Est dell’Italia ,Venezia compresa, assistiamo ad una tradizione che attira centinaia di persone :

Brusar la vecia

“La vecchia veniva portata in corteo circondata da un corteo di ragazzi che con pentole e bastoni procurava un baccano infernale. Ciò serviva a rianimare il clima mesto della Quaresima.Sopra un grande carro un enorme fantoccio dalle forme umane, la vecchia: curva, malconcia, col naso adunco smisurato bruciare la vecchiaMa chi era la “vecchia”? Tornando alla simbologia, la vecchia era un pupazzo di legno che spesso teneva tra le mani il fuso e la conocchia (da sempre riferimento al tempo che scorre) ed era riempita d’uva e di fichi secchi, castagne carrube,mele e piccoli regali che dispensava ai paesani prima di essere bruciata sul rogo, segno dell’anno vecchio che moriva offrendo i “semi” da cui sarebbe cresciuto l’anno nuovo (da qui l’usanza della lettura del testamento).Essa veniva fatta sfilare per il paese,di porta in porta, quasi fosse una divinità malvagia. Diventando il capro espiatorio, veniva caricata delle responsabilità di tutto quanto di male era avvenuto nel mondo, o nella piccola comunità dove si consumava il rito.

Ar_Br_BefanaDurante lo svolgimento della lugubre processione, l’ordine viene mantenuto da un altro sconcertante e grottesco personaggio: l’Arlecchino. Ma non la figura allegra tipica del carnevale,infatti, per l’occasione appare nella sua versione originale, quella legata ai culti agrari. La maschera non si presenta con il famoso costume variopinto,ma malvestito e con la faccia sporca di carbone direttamente prelevato dall’inferno. In testa porta un cappellaccio, e fra i capelli un topo impagliato e una serpe.

Dopo un sommario processo dove saranno elencate le malefatte da lei operate durante l’annata agraria,la donna andava a morire in un campo asfegher (non coltivato),poco lontano. Il rogo che “brucia l’inverno” e apre le porte all’arrivo della bella stagione, viene salutato come evento e auspicio di rinascita.La sua fine era orribile, bruciata viva dopo un processo sommario ove saranno elencate e lette in vernacolo le sue malefatte e le cattiverie da lei operate.”

La vegliarda incarnava l’anno vecchio e ormai inutile, ma soprattutto la stagione fredda che volgeva al termine e che finalmente lasciava il passo alla primavera.L’ultimo atto della cerimonia vedeva l’epilogo del dramma che l’umanità aveva fortemente voluto e creato. Il falò della vecchia è in definitiva un atto purificatore e non c’è dubbio che esso sia il risultato della fusione tra elementi di origine disparata e arcaica.

La Chiesa però non vedeva di buon occhio questa manifestazione ( definendola un frutto di influenze sataniche) che cadendo spesso nel bel mezzo della Quaresima, sembrava interromperne il carattere purificatorio e penitenziale . Il processo alla vecchia divenne il processo alle orgie gastronomiche del Carnevale, e dunque esaltazione della purificazione e dell’astinenza quaresimale; ma anche memoria del sicuro destino dell’uomo: la morte

 

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