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Biennale Venezia

Biennale Venezia

Biennale Venezia

Storia;

La prima Biennale internazionale d’arte di Venezia viene inaugurata,ai giardini di castello ,il 30 aprile 1895.Sono presenti il re Umberto I e la regina Margherita.

Dalla prima esposizione vediamo la partecipazione internazionale dell Belgio,Austria -Ungheria,Danimarca ,Francia ,Germania ,Inghilterra , Norvegia ,Olanda ,Russia ,Spania ,Svezia.

Nelle prime edizioni della Biennale,tutte le opere erano raccolte nel Palazzo del’esposizione , che al inizio si chiamava “Pro Arte “,con la facciata classica progetta dai pittori Marius de Maria ,e Bartolomeo Bezzi. Chiamato in seguito “Italia “il padiglione subi nel tempo ampliamenti e modifiche ,principalmente nella sua facciata .

Poi anche i paesi stranieri iniziarono a costruire il proprio padiglione .Il primo fu Belga (1907) ,poi Ungheria ,Germania,Inghilterra (1909) Francia (1912),Russia (1914).

Il padiglione di Venezia -1932 fu progettato dal architetto Brenno del Giudice,destinatoBiennale Venezia ad accogliere le arti decorative veneziane ,in particolare vetro e merletto. Negli anni settanta la Biennale esce dal “recinto” dei giardini per individuare nuovi spazzi espositivi nel intera città. Per questo motivo sono stati restaurati ed attrezzati nuovi edifici dell’Arsenale – (le Corderie 1980).

Nel 1930 la Biennale organizza il primo festival della musica contemporanea ;

1932 la prima Mostra internazionale dell arte cinematografica ,una delle più importante mostre del settore; 1930 il primo festival del teatro;

1980 prima mostra internazionale di architettura ;

1990 il primo festival della danza. giardini-biennale Dal 1910 iniziano ad essere presentate mostre personali di grande rilievo internazionale come Gustav Klimt (acquistata per il museo Ca Pesaro),Pierre Auguste Renoir, Gustave Colbert ;e mostre dedicate agli artisti impressionisti come :Paul Cesano (1929),Vincent Van Gogh (1920),Amedeo Modigliani (1922),Edgard Degas (1924),August Renoir (1938),Franz Marc (1928),Paul Gauguin (1920),Monet(1932).

Dopoguerra ,la Biennale premete un reale aggiornamento sui movimenti artistici contemporanei con mostre dedicate al impressionismo 1948,Movimento Fauves 1950;ai Cubisti 1950,Futurismo storico 1950,Espressionismo 1952,Scultura contemporanea 1952,Surrealismo 1954,Arta astratta 1954,Pittura Americana 1956. In questi anni si formano correnti e pittori italiani che avranno una grande rilevanza nel panorama artistico nazionale.

Negli anni sessanta la Biennale continua la politica di aggiornamento facendosi promotrice delle nuove correnti artistiche con il movimento Pop Art americano -che ha un grandissimo successo. il padiglioneSeguono gli anni sessanta con le correnti artistiche : Land Art, L’arte Povera ,Body art happening, Videoarte, Fotografia.

Negli anni ottanta e novanta,la Biennale attraversa momenti di crisi e successo,cercando una nuova identità .

Il 23 gennaio 1998 viene approvato il decreto legislativo con cui la Biennale è trasformata in personalità giuridica di diritto privato e assume la denominazione di “Società di Cultura” La Biennale di Venezia.

Gli spazi del Arsenale dedicati alla Biennale si ampliano,comprendendo  le Corderie, Artiglierie, Gaggiandre, alcune Tese Cinquecentesche e le Tese delle Vergini.

2001 -Shakespeare & Shakespeare, un progetto interdisciplinare che vede coinvolti tutti i settori della Biennale in un comune omaggio all’opera shakespeariana.

2002 Temps d’images, dedicato ai rapporti tra spettacolo dal vivo,nuove forme di creatività e media televisivi e cinematografici; il festival ha luogo anche a Bruxelles e Parigi.

Dal 15 giugno al 2 novembre 2003 la mostra registra l’afflusso record di 260.000 visitatori;

La Biennale di Venezia ,  festival del film , Lido

La Biennale di Venezia , festival del film , Lido

Il 15 gennaio 2004 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di riordino della Biennale, che viene trasformata in Fondazione.

Biennale d’arte di Venezia 2013: i segni di una rivoluzione .Il tentativo è chiaro fin da subito: ridare un valore al immagine.

I specifici pass per più ingressi con diverse formule cumulative , permettono di unire alla visita dei padiglioni anche quella del :

57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea,

del 42° Festival Internazionale del Teatro

e della 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (dal 28 agosto al 7 settembre 2013).

La 55 esima edizione della Biennale di Venezia , il più grande palcoscenico del mondo dell’arte internazionale,chiude con oltre 475.000 visitatori.

2014 La 14 esima edizione di Mostra di Architettura della Biennale di Venezia,torna all’antico e sperimenta il futuro.

Calendario 2014 http://www.labiennale.org/it/calendario/

Dal 7 giugno al 23 novembre apre al pubblico Fundamentals, la 14 esima Mostra di Architettura diretta da Rem Koolhaas. 66 i Paesi partecipanti: nei loro padiglioni raccontano come è cambiato il modo di costruire negli ultimi 100 anni http://www.labiennale.org/it/architettura/news/25-01.html?back=true

Heinz Mack-Le collone d'oro

Heinz Mack-Le collone d’oro

Dal 3 giugno al 23 novembre 2014, in concomitanza della Biennale di Architettura, l’installazione dell’artista tedesco Heinz Mack rimarrà esposta sul piazzale dell’isola di San Giorgio Maggiore. Sono ben 850.000 le tessere di mosaico in foglia d’oro realizzate dall’azienda vicentina Trend per rivestire le 9 svettanti colonne, alte oltre 7 metri, dell’installazione dell’artista tedesco Heinz Mack.

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Venezia , san Giovanni e Paolo

Venezia ,  san Giovanni e Paolo

Campo San Giovanni e Paolo detto anche Campo de le “Meravegie”  è un’area san giovani e paolomonumentale tra le più importanti di Venezia, seconda solo a quella di S. Marco.    Il più importante,la basilica dei Santi Giovanni e Paolo (detta San Zanipolo in dialetto veneziano) è uno degli edifici medievali religiosi più imponenti di Venezia. Nel “Pantheon dei Dogi di Venezia”, vi furono sepolti, a partire dal 1300 ,venticinque ,dei centoventicinque dogi della Repubblica, e altri importanti personaggi.

E considerata “gemella” alla chiesa dei dei fari,(le dimensioni 96 metri per 40, sono quasi simili a quella dei Frari, edificata contemporaneamente) e dello stesso trionfale stille gotico veneziano.
Secondo la tradizione agiografica,i due fratelli di sangue Giovanni

San Giovanni

e Paolo, cristiani, ricchi e particolarmente caritatevoli erano personaggi molto in vista nella Roma dell’epoca.Il loro martirio, e effettivamente avvenuto a Roma.L’imperatore Giuliano,detto anche l’Apostata, nonostante aveva inizialmente emanato un “Editto di tolleranza” specialmente per i cristiani,decise a restaurare il culto pagano.(alcuni dicono che in realtà cercava di entrare in possesso dei beni affidati loro da Costantina, figlia di Costantino il Grande.)

 

 

Secondo la leggenda, le origini della basilica sono connesse a una visione del doge Jacopo Tiepolo.

capella del rosario “Una notte il doge Jacopo Tiepolo vide in sogno l’oratorio di S. Daniele e la paludosa zona circostante,piena di meravigliosi fiori sui quali volavano bianche colombe con una croce d’oro in fronte; ad un tratto due angeli scesero dal cielo con turiboli spargenti soavi profumi e s’udì una voce: “Questo è il luogo che scelsi per i miei Predicatori”.
Il giorno dopo ottenne dal Senato l’appoggio per donare il convento (oratorio di San Daniele) ai frati domenicani, presenti in città fin da oltre dieci anni,e che abitavano ancora sotto i portici di S. Martino .Subito (1234) si inizio la costruzione (della quale rimanga solo la parte inferiore della facciata),dedicata ai martiri romani del IV secolo Giovanni e Paolo.

La chiesa fu solennemente consacrata,a quasi due secoli dalla fondazione,il 14 novembre 1430 ,e fu continuamente arricchita ,per quasi un secolo, di monumenti sepolcrali, dipinti e sculture opera dei maggiori artisti veneziani.

(i martiri)

Cercò di convincerli ad abiurare la loro fede cristiana nella speranza che per la loro notorietà molti seguissero l’esempio dei due .I due fratelli rifiutarono l’invito e Giuliano mandò loro il capo delle guardie Terenziano, con l’intimazione di adorare l’idolo di Giove. Persistendo il loro rifiuto, essi vennero sequestrati in casa per una decina di giorni, affinché riflettessero sulle conseguenze del loro rifiuto.

 

Bartolomeo Colleoni L’ esterno e molto semplice,ed e curiosamente senza campanile, che pare mancasse già dal ‘300 .La chiesa si presenta con un’altissima facciata tripartita, aperta da un rosone centrale e da due occhi laterali.Il grande portale,e ornato da sei colonne di marmo  proconnesio trasportate qui nel 1459.Autori dell’opera sono Bartolomeo Bono ed il maestro Domenico Fiorentino .

Sul fianco che prospetta sul campo si addossano vari edifici e cappelle.

La pianta dell’edificio e a croce latina con tre navate a croce, sorrette da 5 enormi colonne, formati dall’unione di tre colonne cilindriche molto sottili, per lato.

Jacopo e Lorenzo Tiepolo Foto G. Dall'Orto, 10-Aug-2007Le statue dei due patroni Giovanni e Paolo si trovano nel altare maggiore.
Alle pareti delle navate sono addossati numerosi monumenti, e a destra si aprono cappelle. Nel 1682, per svolgere meglio le imponenti manifestazioni ufficiali,(per esempio i funerali dei dogi) il coro, racchiuso fra le prime quattro colonne della navata centrale,venne demolito e in parte trasportato nel presbiterio.

(i martiri)

Trascorsi i dieci giorni, (26 Giugno 362) il comandante , ritornò nella loro casa e dopo tre ore di inutili minacce e lusinghe, li fece decapitare e seppellire in una fossa scavata nella stessa casa, spargendo la voce che erano stati esiliati. 
Dopo la loro morte ,il figlio di Terenziano, cadde in preda ad un’ossessione e urlava che Giovanni e Paolo lo tormentavano, il padre con grande preoccupazione, lo condusse sulla tomba dei due martiri, dove il ragazzo ottenne la guarigione.

 

Alla morte del doge, il più anziano dei Consiglieri rispondeva:09112012501

“Con molto dispiacere avemo sentido la morte del Serenissimo Principe di tanta bontà e pietà; però ne faremo un altro”.

Poi la morte veniva annunciata per tutta la città dal suono doppio per nove volte delle campane delle chiese Il doge era subito imbalsamato e avvolto nel mantello d’oro, con il corno dogale in testa, gli speroni d’oro calzati alla rovescia e lo stocco del comando con l’impugnatura verso i piedi.I funerali, passati tre giorni dalla morte, si svolgevano in una processione a cui partecipavano migliaia di persone.Arrivati  all’interno della chiesa e terminata l’orazione funebre, tutti si allontanavano in gondola. Il popolo non partecipava più di tanto ai funerali dei doge, forse perché secondo un’antica profezia, la chiesa sarebbe dovuto crollare il giorno di una funzione solenne .
Ogni monumento di questa basilica narra una pagina di storia veneziana,
da Giovanni Dolfin del XII secolo, uno dei sepolcri, forse il più antico della Basilica,
al monumento a Vittor Pisani, (con la statua del defunto in originale) che ricorda il trionfo sulla Genova nella decisiva battaglia di Chioggia (1380),

Andrea Tirali - Tomba dei Valier-Jacopo Tiepolo [duca di Candia (odierna Creta) e due volte bailo (ambasciatore) a Costantinopoli],il quarantatreesimo doge della Repubblica di Venezia dal 6 marzo 1229 al 2 maggio 1249, quando abdicò e si ritirò a vita privata,

-l’urna del doge Renier Zen (o Reniero Zeno) quarantacinquesimo doge della Repubblica di Venezia 1253 – 1268,
-il sepolcro trecentesco di Marco Giustiniani della Bragora,

-Alvise Diedo, membro del Consiglio dei Dieci,che riportò in salvo da Costantinopoli la flotta veneziana rinchiusa da Maometto nella rada (1453),

-il grande doge Leonardo Loredan il settantacinquesimo doge della Repubblica di Venezia,(2 ottobre 1501-21 giugno 1521) pronto a far scudo col suo corpo contro il mortale pericolo che Venezia l’ebbe dalla lega di Cambrai (1508),   http://www.magicoveneto.it/storia/serenissima/Lega-di-Cambrai-Guerra-Anti-Veneziana-1508-1517.htm

-monumento a Marcantonio Bragadin, eroe veneziano scorticato vivo dai turchi ,contiene
ciò che rimaneva della pelle dell’eroe veneziano ,conservata in un’urna , e il busto del  “più grande eroe della Serenissima”,ci ricorda l’assedio e la caduta di Famagosta (1571);

bragadin

http://dipoco.altervista.org/il-martirio-di-bragadin/

La grande battaglia di Lepanto , e commemorata nel monumento ufficiale della Signoria:
(cappella della Madonna del Rosario), dove sono le spoglie di Sebastiano Venier, ammiraglio , vincitore di Lepanto, fu eletto doge all’età di 81 anni .
Fu l’ottantaseiesimo doge della Repubblica di Venezia dal’11 giugno 1577-3 marzo 1578.

Nella Cappella Cavalli,si trovano i monumenti funebri della famiglia ducale dei Venier: Antonio, Francesco e Sebastiano Venier e monumento quattrocentesco al doge Antonio Venier, (21 ottobre 1382 -23 novembre 1400) , il sessantaduesimo doge della Repubblica di Venezia.
-i monumenti,in pietra d’Istria,ai dogi Alvise I Mocenigo, Giovanni Mocenigo (il settantaduesimo doge della Repubblica di Venezia ), e Pietro Mocenigo ( il settantesimo doge della Repubblica di Venezia),le sepulture dei dogi Alvise I, Alvise III Sebastiano, Alvise IV Giovanni ,di antica famiglia Mocenigo,

-monumento funebre del doge Andrea Vendramin,(4 marzo 1476 5 maggio 1478) fu il settantunesimo doge della Repubblica di Venezia. Ai lati si trovano due statue di “Armati ” entro le nicchie laterali,opera di Lorenzo Bregno.Queste due statue andarono a sostituire Adamo (firmato da Tullio) ed Eva (probabile opera di Francesco Segala), molto rare nell’arte funebre e ritenute  inadatte per la loro nudità. Le statue rimosse finirono a palazzo Vendramin Calergi, dove divennero proprietà, della duchessa di Berry; Adamo venne venduto poi alle Collezioni Dreyfus e Pereire finendo prima a Parigi e poi al Metropolitan Museum of Art di New York. Eva e ancora a Ca’ Vendramin.  http://dipoco.altervista.org/casino-di-venezia/

(i martiri)

Il successore di Giuliano l’imperatore Gioviano (363-364), abrogò la persecuzione contro i cristiani e diede incarico al senatore Bizante,e al suo figlio Pammachio di ricercare i corpi dei due fratelli e una volta trovati, fece erigere dallo stesso senatore e dal figlio Pannachio, una basilica sopra la loro casa nel 398.

Giovanni Battista Piazzetta (1727); The Glory of St Dominic-monumento al doge Nicolò Marcello,doge della Repubblica di Venezia ( 13 agosto 1473 -1 dicembre 1474) di Pietro e Tullio Lombardo, costruito tra il 1481 e il 1485.Il doge Nicolò Marcello coniò una nuova moneta: la mezza lira d’argento chiamata, non a caso, “marcello”.Rimasto senza discendenza diretta, lasciò gran parte della sua eredità ai poveri.Morì per un malore il 1º dicembre 1471, mentre assisteva alla processione per il conferimento del comando della flotta veneziana ad Antonio Loredan.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nicol%C3%B2_Marcello
-monumento al doge Tommaso Mocenigo,sessantaquattresimo doge della Repubblica di Venezia ( 7 gennaio 1414 – 4 aprile 1423) opera della prima metà del Quattrocento,che unisce elementi ancora gotici a elementi rinascimentali, oltre a denotare una certa influenza dell’arte di Donatello.Qui fu usato per la prima volta il baldacchino in stoffa.

-l’urna del doge Giovanni Dolfin venne eletto doge,dopo la morte di Giovanni Gradenigo,13 agosto 1356 -? 1361 .

-monumento al doge Marco Corner o Cornaro – il cinquantanovesimo doge della Repubblica di Venezia 21 luglio 1365-13 gennaio 1368.

-monumento al doge Pasquale Malipiero, sessantaseiesimo doge della Repubblica di Venezia dal 30 ottobre 1457  -7 maggio 1462, di Pietro Lombardo,

Il doge Silvestro Valier. Fu l´ultimo doge seppellito nella Basilica intorno al 1700.

Sono sepolti qui anche Emilio e Attilio Bandiera e Domenico Moro,i protagonisti del fratelli bandieraRisorgimento .

Sull’altare della cappella del Beato Giacomo Salomoni, o del Nome di Gesù, è conservato il corpo del beato domenicano Giacomo Salomoni (Venezia, 1231 -Forlì, 1314), invocato a protezione dei tumori.La volta e ornata con dipinti di Giovanni Battista Lorenzetti e di Pietro Liberi. Canova la considerava “un vero gioiello d’arte”.

Anche Palma il Giovane eresse qui un monumento funebre per sé, suo padre Palma il Vecchio e Tiziano.

(i martiri)

Sotto la basilica Celimontana dei santi Giovanni e Paolo,nascosta tra archi medievali e Casa romana al Celio  Romacontrafforti del percorso dei Fori Imperiali, a loro dedicata sono stati ritrovati ,nel 1887, resti di una villa romana (a due piani) abitata da cristiani, con il piccolo vano della “confessio” che reca affreschi di scene di martirio, testimoniato da innumerevoli citazioni in Canoni sia romani che ambrosiani,sotto cui c’è una fossa per il seppellimento di due corpi.

La parete di fondo del transetto destro e dominata da un grandioso finestrone gotico, con vetrata colorata,splendidamente illuminata,compiuta da Gian Antonio Licino da Lodi.Alla fine del XV secolo le vetrerie veneziane dell’isola di Murano, per ottenere il vetro impiegavano tecniche e materie prime che sono descritte dettagliatamente nei documenti del tempo.Per colorare il vetro si aggiungevano nel crogiolo degli ossidi di manganese (viola), cobalto (blu),rame ( acquamarina, verde e rosso) e ferro (giallo,verde). La colorazione finale dipendeva anche dalle condizioni e dal modo in cui veniva condotta la fusione .Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo Foto G. Dall'Orto lug 2006

Sotto di esso si possono vedere due altari rinascimentali: quello di destra è ornato dall’Elemosina di sant’Antonino, pala eseguita nel 1542 circa da Lorenzo Lotto, quella di sinistra dal Cristo tra i santi Pietro e Andrea, opera di Rocco Marconi. Al centro, sotto un baldacchino, è conservata la sedia del doge.

(i martiri)

E  possibile che i dati sul tempo e il luogo in cui alcuni martiri sono morti non possono essere determinate con precisione assoluta, ma è certo che il vero amore per Cristo , ha aiutato molti cristiani a scegliere una morte che porterà alla “vita eterna”,invece di una vita “da morti”.
Alcune opere che parlano del rinascimento Italiano,e di quello Veneziano in particolare si trovano :Nelle cappelle della parte destra, con il soffitto in legno dorato di Tintoretto e di Palma il giovane, con tele del Tiziano “Martirio di san Pietro” e la “Madonna e Santi” di Giovanni Bellini , ” l’Adorazione dei Pastori”, ” l’Assunta e l’Annunciazione” del Veronese.
Nel altare dedicato a san Vicenzo,troviamo un dipinto di Giovanni Bellini,tempera su tavola, databile al 1464-1470 dove sono raffigurati alcuni miracoli di San Vincenzo ,( dedicato al domenicano spagnolo San Vincenzo Ferrer Valencia,23 gennaio 1350 – Vannes, 5 aprile 1419,)

san giovani e paolo internoNella cappella di San Domenico l´affresco sul soffitto di Giovanni Battista Piazzetta. È il capolavoro del rococò veneziano nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo.

 

Nell affascinante interno della basilica si trovano dei meravigliosi dipinti di epoca medioevale ,tra qui :la pala d´altare di Lorenzo Lotto, che presenta influenze di Tiziano,
“Gesù incontra la Veronica” di Carlo Caliari, “San Michele sconfigge Lucifero”, di Bonifacio de’ Pitati, “Martirio di Santa Cristina” di Sante Peranda, “Lavanda dei piedi e Cena eucaristica” di Benedetto Caliari,”San Domenico salva dei marinai invitandoli alla preghiera del rosario”, del Padovanino,” Gesù morto ” dello Giovanni Battista Zelotti,”San Francesco, sopra la porta”, di Angelo Lion, ” Onorio III “di Leandro da Bassano,nella Cappella del Rosario,dedicata alla battaglia di Lepanto del 1571, sono collocate opere di Paolo Veronese.

In questo tesoro immenso, dal significato cruciale per Venezia ne troviamo opere di: Nino Pisano, Pietro e Tullio Lombardo, Alessandro Vittoria, Giuseppe Maria Mazza,Gianmaria Morlaiter, Giovanni Bonazza ,per i monumenti di grande architettura mentre nel’ambito della pittura figurano capolavori di Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Cima da Conegliano, Paolo Veronese, Giambattista Piazzetta.

(i martiri)

Giovanni e Paolo furono molto venerati come santi, ed i loro nomi furono inseriti nel Canone della Messa.

La Chiesa cattolica celebra la loro memoria liturgica il 26 giugno.
Soprattutto nei paesi di lingua tedesca, ma non solo, i due santi sono considerati “Wetterheiligen”, cioè protettori contro le tempeste e, in genere, le avversità atmosferiche.

 
Monumento funebre del doge Pietro MocenigoNel 1806, sotto l’occupazione napoleonica, i domenicani vengono allontanati dal loro convento,che fu trasformato in ospedale, e la chiesa viene privata di numerose opere d’arte.
Nel 1867 un incendio brucia completamente la cappella del Rosario e distrugge “la Madonna con Bambino e santi” di Giovanni Bellini (1476) e “l’Uccisione di San Pietro Martire” di Tiziano, due opere capitali che rivoluzionarono l’idea di quadro d’altare.
Il restauro di questa cappella si conclude nel 1959.

 

Ecco gli orari : tutti i giorni 7.30-12.30 e 15.30-19.30 (telefono +39

041 5235913).

L’entrata alla Chiesa di San Giovanni e Paolo è gratuita per i residenti, mentre per i turisti il costo del biglietto di ingresso è di 2,50 euro.
.

 

 

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Ca Dario Venezia

Ca  Dario



Ca  Dario e un palazzo di Venezia situato nel sestiere di dorsoduro che si affaccia direttamente su Canal Grande . Palazzo Ca  Dario e famoso per la presunta maledizione ,che secondo la legenda grava su di esso.Tutti i suoi proprietari sono finiti male, per la bancarotta o per la morte violenta.

ca' darioLa costruzione fu iniziata nel 1479,da Giovanni Dario,( ambasciatore per la Serenissima), come dote nuziale per la sua figlia  Marietta,promessa in sposa ad un ricco mercante di spezie ,Vincenzo Barbaro,(proprietario dell’omonimo palazzo in Campo San Vio). L’edificio viene commissionato dal architetto Pietro Lombardo.

Palazzo ,Ca  Dario, viene costruito sopra un antico cimitero (dei templari) e a causa di un assestamento delle fondamenta e visibilmente inclinato verso la destra .(Le fondamenta sono solide ,i muri reggono benissimo – secondo la perizia del Comune ).La facciata e in stile rinascimentale, con splendidi medaglioni circolari e marmi policromi che la decorano , e con i lati in stile gotico fiorito,molto diffuso a Venezia.
Alla base dell’edificio è presente l’iscrizione:venezia ca dario
VRBIS GENIO IOANNES DARIUS  (Giovanni Dario prottetore della citta),per il fatto che nel 1479, riuscì a negoziare un accordo di pace con i turchi.

Nel 1908 Claude Monet usa il palazzo come soggetto per una serie di dipinti impressionisti.Ca  Dario viene spesso descritto come un palazzo caratteristico di Venezia, spesso paragonato alla Ca’ d’Oro. Colpì l’interesse di John Ruskin che ne descrisse le decorazioni nel suo famosissimo “Le pietre di Venezia”. D’anunzio lo descrive “un sbilenco come una cortigiana piegata sotto la pompa dei suoi monili”.

Il tragico destino che ha seguito la maggior parte dei suoi proprietari confera al palazzo una maledizione,che e in contraddizione con la sua bellezza.

Dopo la morte di Giovani Dario (1494),il palazzo viene ereditato dalla sua figlia Marietta e poi passa in possesso della famiglia Barbaro fino al inizio del XIX secolo. Marietta ,la figlia di  Giovani Dario  si suicido ,quando il suo marito Vincenzo Barbaro perdendo la sua
influenza politica, mori accoltellato, in mezzo al collasso finanziario. Anche il loro figlio mori a Candia (attuale Iraklion,uno dei possedimenti Veneti nella isola di Creta) ,ucciso
da misteriosi assassini. Queste tre morti fecero scalpore tra i veneziani che anagrammarono l’iscrizione posta sulla facciata ,trasformandola in SVB RVINA INSIDIOSA GENERO (genero insidiosa rovina).

La cattiva fama del palazzo iniziò a delinearsi  all’inizio del XIX secolo , quando,i discendenti della famiglia Barbaro ,  Alessandro Barbaro lo vendette  ad Arbit Abdoll, un commerciante armeno di pietre preziose,che fece bancarotta poco dopo aver preso possesso della dimora. Nel 1838,Abdoll, fu costretto a vendere Ca  Dario per 480 sterline all’inglese Rawdon Brown, il quale, a sua volta, lo rivendette quattro anni dopo per mancanza di denaro per ristrutturarlo. Dopo un lungo periodo di tempo Radon Brown,lo scienziato inglese che divenne proprietario del palazzo nel 1832 morì misteriosamente con il suo coinquilino,pare per un suicidio.

Nel dopoguerra Ca  Dario fu acquistata da Charles Briggs,un miliardario americano, che fu però costretto a fuggire da Venezia a causa delle continue voci sulla sua omosessualità, rifugiandosi in Messico, dove il suo amante si suicidò.

Rimasta a lungo senza proprietario, nel 1964 uno dei possibili acquirenti fu il tenore Mario Del Monaco, che però ruppe le trattative quando, mentre si stava recando a Venezia per ultimare i dettagli del contratto, rimase vittima di un grave incidente stradale che lo costrinse a una lunga riabilitazione .

Pochi anni dopo Ca  Dario venne acquistata dal conte torinese Filippo Giordano delle Lanze, il quale venne ucciso all’interno del palazzo, nel 1970, da un marinaio Yugoslavo di nome Raul Blasich (18 anni ), con il quale intratteneva una relazione. Dopo l’omicidio Blasich, fuggì a Londra, dove venne a sua volta assassinato.

Il palazzo venne poi acquistato da Christopher “Kit” Lambert, manager del complesso rock Ca' DarioThe Who, pero la sua dipendenza dagli stupefacenti si aggravò e lui rompe suoi rapporti con la band, causando il suo tracollo finanziario. Nel 1978, tre anni prima della sua morte, (cadendo dalle scale: si ipotizzò un suicidio) Kit Lambert vendette Ca  Dario a un uomo d’affari veneziano, Fabrizio Ferrari, che vi si trasferì con la sorella Nicoletta, la quale
morì in uno strano incidente stradale senza testimoni. Fabrizio Ferrari, dopo poco tempo, fu coinvolto in un crack finanziario e venne anche arrestato con l’accusa di aver picchiato una modella.
Alla fine degli anni ottanta il palazzo venne acquistato dal finanziere Raul Gardini, intenzionato a farne dono alla figlia. Gardini, dopo una serie di rovesci economici e il coinvolgimento nello scandalo di Tangentopoli, si suicidò nel 1993 in circostanze mai del tutto chiarite.

La spiegazione delle morti ,secondo alcune ipotesi e che Ca  Dario sorga sopra un presunto nodo di energie negative che attraversa la città. Altri avanzano l’ipotesi che Ca Dario sia influenzata dal talismano volto ad allontanare la negatività posto sul portone acqueo del palazzo di fianco.

Ma non sempre bisogna prestare fede a certe leggende. In quasi cinque secoli di proprietari, solo alcuni hanno fatto una brutta fine, tra i quali solo uno fu assassinato dentro il palazzo. Tutti gli altri vissero la loro vita in tutta tranquillità. Il termine “maledizione” cominciò a comparire solo a partire dagli anni 90, dopo il suicidio di Gardini, prima il palazzo fu sede di prestigiosi eventi, grazie proprio alla sua ricca storia ,cosa che ci fa pensare che non ci sia nulla di malefico tra quelle mura.
Si sono dette tante cose, per esempio che Ca  Dario sia tuttora abitata dai fantasmi dei precedenti proprietari.I Veneziani ci credono, eccome. Molti si tengono alla larga dal palazzo.

La storia documentata del palazzo la trovate sul sito:  http://veneziacriminale.wordpress.com/2014/01/27/ca-dario-tra-maledizioni-e-realta-storica/

Dopo la morte di Gardini Ca  Dario,non suscito più alcun interesse sul mercato . Alla fine degli anni novanta il regista e attore Woody Allen pareva intenzionato all’acquisto dell’edificio, ma desistette. Nel 2006 ,il gruppo Ferruzzi conclude il preliminare con un facoltoso imprenditore americano, che si è aggiudicato Ca’ Dario, 800 metri quadri affacciati sul Canal Grande, per soli 8 milioni di euro. E più di 15 ani che si aspetta questa notizia.

residenza ca dario veneziaLa Residenza Ca  Dario  (non il palazzo ) è stata ristrutturata recentemente e da abitazione privata è stata trasformata in un accogliente affittacamere che offre ai propri ospiti comode stanze tutte sobriamente arredate.Situata a circa 15 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia, la Residenza Ca  Dario offre varie sistemazioni negli storici sestieri di Santa Croce e Cannaregio. Le stanze sono dotate della connessione Wi-Fi gratuita e si trovano nell’edificio principale della Ca  Dario o nella vicina dependance. Quasi tutte regalano una vista su un piccolo canale di Venezia. Ubicati vicino al Ghetto Ebraico, (a 850 metri dalla residenza Ca  Dario) .Tutti gli appartamenti dispongono di aria condizionata, angolo cottura e TV satellitare. Alcuni sono inoltre caratterizzati da travi a vista. La Ca  Dario sorge all’interno di un ex convento e vanta un cortile privato e una reception, dove si svolgeranno il check-in e la consegna delle chiavi.

 

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Casinò di Venezia

 

Casinò di Venezia

casinòL’origine della parola casinò (piccola casa) fornisce chiaramente una descrizione di questi locali: luoghi piccoli, ma accoglienti ed intimi, dove si poteva incontrare gli amici .La prima casa da gioco (il Ridotto di San Moisè) è nata a Venezia nel 1638. Nel 1946 il comune di Venezia acquista Ca’ Vendramin Calergi e apre, al secondo piano del palazzo, la sede principale del casino di Venezia.Negli anni trenta viene costituito il Casinò di Venezia al Lido. Nel 1999 è stato inaugurato a Ca’ Noghera un nuovo casinò , il primo casinò all’americana aperto in Italia.

Il Casinò di Venezia si è subito affermato come centro di intrattenimento dalla notorietà internazionale .Il cuore del Casinò di Venezia batte sul Canal Grande a Ca’ Vendramin Calergi, luogo dei giochi classici.

casinò venezia

Intorno al 1481,la famiglia Loredan (Andrea Loredan, potente esponente del patriziato veneziano, erede di una famiglia che diede alla Serenissima ben tre Dogi) fece costruire il palazzo.Le decorazioni di alcune pareti interne furono fatte dal più geniale tra i costruttori del rinascimento Mauro Codussi . Le pareti sono rivestite oggi a stucco, in realtà un tempo erano decorate da affreschi che riproponevano figure allegoriche, dipinte dal Giorgione. Nel 1581 i Loredan ,in difficoltà economiche, furono costretti a vendere l’edificio, e dopo vari passagi di proprietà , passò ai Calergi.Nel 1739, famiglia Vendramin, legata da parentela con i Calergi che nel frattempo, grazie a un matrimonio, erano diventati Calergi-Grimani ,divennero i nuovi proprietari e il palazzo prese il nome di queste due famiglie legate da parentela: Vendramin Calergi.


casinò internoStile rinascimentale (veneziano), residenza di dogi (famiglia Loredan ) , dimora di Richard Wagner, è uno dei più eleganti palazzi che si affacciano sul Canal Grande. Ca’ Vendramin Calergi è costituita da un pianterreno, con accesso acqueo dal Canal Grande, dal piano nobile, caratterizzato da un ampio salone centrale e da tre sale minori decorate in stile rinascimentale.Gli interiori di questo palazzo sono impetuosi .Dai soffitti con affreschi a chiaro scuro, con allegorie, ( Allegoria Nuziale,realizzata da Gian Battista Crosato, pittore veneziano del ‘700 ) ,di tappezzerie in cuoio dorato,a fondo cremisi o di damasco ,oppure di rivestimenti a marmorino bianco e grigio ,alé tele ( firmate Nicolò Bambini, pittore veneziano della fine del Seicento) ,tutto ha il fascino dello stile rinascimentale .I pavimenti in stile veneziano, ormai introvabili – assi di legno auto sostenute come chiglie di barche rovesciate che, in virtù della loro particolare architettura, oscillano quando vi si cammina sopra.

casinò venezia -il giardinoDavanti all’ala seicentesca (detta Ala bianca), a destra  dell’edificio, ce un discreto giardino , accessibile anche dal canale attraverso un cancello i cui pilastri sono sovrastati da due grandi statue.Sul retro il palazzo presenta una piccola corte, chiusa su un lato da un muro di cinta, presso il quale, oltre a un elegante ingresso , è affissa una lapide che ricorda la morte di Wagner “avvenuta fra le mura del palazzo”.

Come quasi tutti i palazzi di venezia anche questo ha la sua storia funestata ; un terribile delitto.

In una notte del 1658 i tre fratelli Grimani (figli di sorella di Vettor Calergi,che aveva sposato un Grimani ) rapirono Francesco Querini Stampalia, loro acerrimo nemico e lo portarono nel palazzo. Dopo una serie di torture il prigioniero venne ucciso , ma il Governo di Venezia scoprì il delitto,ed i tre Grimani furono banditi per sempre dai territori della Repubblica . L’ala in cui Querini era stato assassinato fu fatta demolire e al suo posto
fu costruita una colonna d’infamia per ricordare l’evento. I tre Grimani però nel 1660 riuscirono a tornare a Venezia, pagando una tangente alla Repubblica (7350 ducati per sostenere la guerra contro i Turchi), ricostruirono l’ala distrutta e tutto fu dimenticato.
Fino a poco tempo fa il bellissimo palazzo Cà Vendramin Calergi era la sede Invernale del Casinò di Venezia ,ma li fu concesso, di avere anche una sede estiva al Lido.

casinò lidoL’idea della costruzione del Casinò di Lido a Venezia nasce nel 1936 .
Al Lido venne scelta una zona vicina al bellissimo Hotel Excelsior su un ex forte austriaco che, demolito permetteva l’utilizzo delle fondazioni e buona parte della muratura per il nuovo casino.Il Casinò del Lido, realizzato in soli 8 mesi, venne inaugurato il 30 giugno 1938 e fu l’ultima delle grandi inaugurazioni veneziane del epoca fascista.Gli interni del palazzo vennero abbelliti con dei marmi chiari più belli d’Italia, specchi, vetri e maestosi lampadari.Il Casinò venne dotato di un salone delle feste, un palcoscenico meccanico, il quale “…installato al centro della sala…costituiva una particolare novità tecnica essendo il primo in tale genere costruito in Italia”.Questo ricco Palazzo del Lido funzionò come Casinò solo una cinquantina d’anni, dopo essere stato dotato di impianti di riscaldamento, condizionamento e di sicurezza, alla fine degli anni Novanta venne chiuso per la creazione in terraferma del nuovo Casinò di Ca’ Noghera.

Attualmente viene riaperto solo in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e concesso in uso, per quei giorni, alla Società di Cultura “La Biennale di Venezia”.
Il casinò di Lido diventa notorio nel 1984 con il famoso colpo messo a punto da Felice casino lidoManiero, prima taglieggiatore del Casinò e che poi,  ( quando non veniva più pagato),decise di rapinarlo. Felice Maniero, boss della Mala del Brenta – rapine di miliardi ai danni del Casinò di Venezia –

Era una notte di Aprile del 1984, le roulette avevano chiuso da mezz’ora .L’attaco e sicuro ,con la “dritta” arrivata da un croupier a Mario Artuso, il cassiere della Mala. Sono le 2.43 quando il commando entra “in scena”. Il gruppo è composto da sette persone. Anche quella notte portavano passamontagna, pistole in quantità e l’immancabile M16. Arrivano con una barca a motore che viene ormeggiata a un pontile vicino al Casinò. Scavalcano il muretto che divide il Palazzo del Cinema dal giardino ed entrano urlando e mostrano le armi . Il messaggio è chiaro: questa è una rapina e nessuno sta scherzando. Subito cinque dei malviventi salgono al terzo piano mentre due rimangono a fare da palo. Un fattorino, un poliziotto e due controllori di sala vengono fatti distendere a terra. Al terzo piano, in una stanza dove si sono attardati dei giocatori di “chemin de fer” alcuni entrano e spingendoli, li gettano a terra mentre altri stanno già andando verso le stanze delle casseforti. Ripuliranno tutto ed in pochi minuti, i banditi lasciano il palazzo con due miliardi e mezzo lire in contanti.(1,936 lire = 1 euro)
ca nogheraNel 1999, vicino all’aeroporto Marco Polo, è nato Ca’ Noghera, il primo Casinò all’americana in Italia.Una sala tavoli da 1000 mq offre il meglio dei giochi americani (Fair Roulette, Black Jack e Poker). Ora anche un’offerta importante di Punto Banco e un tocco di gioco francese con l’arrivo dello Chemin de Fer e della Roulette Francese. Inoltre una poker room dedicata al” Texas hold ’em ” poker in forma di torneo.

Gli giochi tradizionali (o europei) in uso nei casinò italiani sono: Roulette francese, Trente et quarante, Chemin de fer, Boule, Baccarat. Negli anni ottanta sono stati introdotti i giochi americani: Roulette americana, Poker e Slot machine.
Entrare nel Club è facile: basta farne richiesta alla prima visita presso una delle due sedi del Casinò di Venezia.La card e i benefit correlati vengono rilasciati immediatamente, gratuitamente e a semplice richiesta.
Una bruta notizia arriva da parte del comune che vuole vendere il casinò di Venezia.

“Casinò di Venezia, si parte con la privatizzazione.
Anche se il casinò fruttasse il doppio o il triplo del suo valore commerciale, non si fa altro che svendere la storia, la cultura e la tradizione di un territorio ,di un pezzo di Italia.Una soluzione potrebbe essere quella di mettere in rete la casa da gioco con un sistema più ampio internazionale, per battere la concorrenza e mantenere una risorsa attrattiva per il turismo, importante economia della città.” (il Giornale)
ATTENZIONE :Il gioco d’azzardo patologico è un disturbo del comportamento che rientra azzardonella categoria diagnostica dei disturbi ossessivo-compulsivi,una sintomatologia costituita da pensieri ossessivi associati ad azioni particolari o rituali da eseguire, che tentano di neutralizzare l’ossessione.Il giocatore patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato
a giocare, la somma spesa nel tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche e trascurando i normali impegni della vita per dedicarsi al gioco.

 

 

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Cortigiane a Venezia

Cortigiane a Venezia

tiziano-venezia-cortigiana-766x297In una città cosmopolita come Venezia, con un gran passaggio di “foresti” il fenomeno delle cortigiane era tollerato . Oltre al commercio delle spezie orientali, del sale e delle stoffe, un capitolo molto importante dell’economia veneziana era costituito da ciò che oggi chiameremmo turismo. Per attrarre questa clientela, la Serenissima si era accaparrata un gran numero di reliquie preziose. Ma siccome gli uomini d’affari e i pellegrini non vivevano di puro spirito, la prostituzione fioriva.

cortigianeDiventare cortigiana a Venezia nel cinqueceno , significa sottrarsi all’alternativa tra “maritar e monacar”, dove il matrimonio poteva rivelarsi una gabbia ben più ferrea del convento.Sposare una figlia era costosissimo e anche le famiglie più ricche difficilmente potevano permettersi più di una dote, quindi se una figlia si sposava, le altre finivano in convento. Una ragazza sposata usciva di casa due volte all’anno, a Natale e Pasqua, per andare a messa, velata in modo che non si vedesse il viso e accompagnata dai maschi di casa.

Fare la cortigiana significava prima di tutto poter disporre liberamente di sé, del proprio corpo e del proprio tempo, tutte cose negate anche alle gentildonne di rango più elevato.

carpacio le due cortigianeC’erano due categorie di cortigiane: quelle di basso rango che vivevano in case malsane e che erano frequentate dal popolino ,le “prostitute da lume” (così chiamate perché per farsi riconoscere accendevano una candela alla finestra) povere donne che praticavano tariffe decisamente più basse,e quelle d’alto rango, invidiate per la libertà che esse godevano e per le importanti amicizie che potevano assicurarsi.Le cortigiane “oneste” – ricche, ammirate e rispettate ,spesso si dimenticavano di mettersi i fazzoletti da collo gialli imposti dal Consiglio dei Dieci perché tra i loro frequentatori non mancavano alti magistrati della Repubblica .I loro abiti erano elegantissimi; famose le loro chiome biondo-rossastro, il famoso rosso Tiziano.
Il censimento del 1509 ne ha contato 11.164 cortigiane a venezia.

Le prostitute, si riconoscevano per i capelli di colore detto “rosso veneziano”, indossavano i calcagnini (o chopine), dei zoccoli con la zeppa alta (anche 50 cm), che le rendeva più alte delle altre donne ,e abiti tendenti «piuttosto al virile», come giubboni di tela, camicie e braghe da uomo.

 

ponte-delle-tetteNel 1319 morì a Venezia l’ultimo discendente della ricca e antica famiglia Trapani, in veneziano Rampani. Poiché era senza eredi e non aveva fatto testamento, tutti i suoi beni mobili e immobili passarono alla Serenissima.Una parte di queste case in veneziano Ca’ (casa) Rampani si trovavano a San Cassiano, tra il sestiere di Santa Croce e San Polo,ora chiamata zona delle carampane.
Nel settecento, secolo particolarmente disinibito dal punto di vista morale, grazie a nuove leggi che volevano incrementare il turismo nella città, le prostitute giovani e belle poterono tornare indisturbate ad esercitare l’ antico mestiere.
Nel 1421 il Governo, esasperato dagli sciami di “pubbliche meretrici” che a qualunque ora del giorno e della notte invadevano la città, decise di trasferirle  nelle case ereditate dal Rampani facendone delle “case chiuse”.Il vero problema ,che governo voleva evitare ,era l’aumento del numero degli omosessuali a Venezia ” fino a diventare un pericolo per la sopravvivenza della città”. I tribunali dell’epoca lavoravano giorno e notte per punire le violenze nate da “atti contro natura”, decapitando e bruciando i malcapitati colpevoli.
Il Senato deliberò che proprio in questi posti fosse concesso alle Meretrici di mettere in mostra le proprie virtù per attirare un pubblico di uomini sempre più numeroso e mantenere così ben saldi gli usi di una cultura eterosessuale.
Serenissima incoraggiava l’esibizionismo delle Carampane, che per attirare la clientela, stavano affacciate per ore alle finestre delle loro abitazioni mostrando il petto completamente nudo, con le gambe penzoloni . A volte le si mostravano alla finestra anche completamente nude per mostrare le loro grazie .Le finestre alle quali si affacciavano erano proprio quelle al primo piano sopra il portico, quindi ben vicine e ben visibili sia da chi passava sul ponte ,che era d’avanti, sia da chi transitava  il rio, in barca.
Il ponte situato a San Cassiano, in zona delle Carampane ,che unisce Sestiere di San ponte delle tettePolo ( una della zone più pittoresche e ricche di fascino di tutta Venezia),e quello di Santa Croce si chiama Ponte delle Tette, nome derivato dal “paesaggio” che si offriva ai passanti ,(il relativo canale si chiama Rio delle Tette).

Fu così che le nuove residenti vennero chiamate Carampane ,e il termine divenne
sinonimo di prostituta.
Con il passare del tempo nel Ca’ Rampani rimasero solo le più anziane, che potevano continuare il loro antico mestiere a prezzi modici ,imposti dal Governo, però con l’assoluta proibizione di uscire per strada .

“Carampana” oggi significa solo “donna vecchia e allampanata”, quest’ultima caratteristica fisica che risale proprio a quel periodo.(cfr De Mauro Paravia)

Il Governo emanò regole severe riguardanti il loro comportamento quotidiano.tette

Potevano uscire da casa, ma non allontanarsi dai ristretti confini del sestiere di “lavoro” e alla terza campana della sera dovevano tornare nei loro alloggi.

Non potevano frequentare le osterie e potevano girare per Venezia solo di sabato.

Non potevano abbordare clienti nei periodi sacri (Natale, Quaresima, Pasqua).
Non potevano frequentare le osterie; in centro città potevano recarsi solo di sabato, indossando però un vistoso fazzoletto giallo al collo come segno di riconoscimento e la domenica, giorno del Signore, dovevano barricarsi nelle case gestite dalla “matrona”, che amministrava la contabilità e pagava regolarmente le tasse.

Il francese Thomas Croyat scriverà che le imposte versate dalle prostitute veneziane in cambio della tolleranza erano in grado di mantenere una squadra navale.

 

 

Articolo inspirato dai seguenti articoli:

http://www.placidasignora.com/2011/10/03/storia-del-ponte-delle-tette-e-perche-si-dice-carampana/

http://venicewiki.org/wiki/Ponte_delle_Tette

http://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/il-ponte-delle-tette-e-le-carampane-a-venezia/

 

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