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Omosessualità nella Venezia rinascentista

Omosessualità nella Venezia.

omosessualitàLa parola omosessualità e stata creata fondendo il termine greco omoios, che vuol dire “simile”, e il termine latino sexus, che vuol dire “sesso”,e si riferisce ad “una disposizione all’esperienza sessuale, affettiva o di romantica attrazione verso le persone dello stesso sesso”.

 

Per l’uomo la penetrazione rettale è il modo più efficace per stimolare la radice del suo membro e la prostata, zona altamente erogena. Qualcuno raggiunge l’orgasmo solo così, mentre altri lo raggiungono affiancando contemporaneamente la masturbazione. L’omosessualità si riscontra in molte specie animali.La diffusione dell’omosessualità nella specie umana è difficile da determinare accuratamente, benché in molte antiche culture le relazioni omosessuali fossero altamente diffuse.

La storia dell’omosessualità

è anche una storia degli atteggiamenti sociali possibili verso un comportamento percepito come “deviante”.L’atteggiamento sociale verso i comportamenti omosessuali ha conosciuto momenti di relativa tolleranza, durante i quali la società ammetteva un certo grado di discussione ed esibizione pubblica del tema, anche attraverso l’arte e le produzioni culturali (come è avvenuto per esempio nell’Atene classica, nella Toscana del Rinascimento, o a Berlino e a Parigi nell’anteguerra) alternandoli però a momenti di repressione durissima.
Con la nascita del movimento gay,si può finalmente guardare a questo mondo come a una “comunità'” strutturata secondo valori e rituali propri.

Ma come era vista in passato la omosessualità .

In antichità ,il maschio era educato per essere padrone e dominatore nel rapporto erotico e di coppia, e tale esigeva di essere anche nel rapporto omosessuale.  Nella Roma antica, sodomizzare uno schiavo era legale,ed era il segno di potenza del  padrone.

 

omosessualità

omosessualità

Quando si parla di omosessualità in quest’epoca si parla infatti, quasi  automaticamente, di un rapporto fra un adulto e un ragazzo d’eta’ compresa tra i quattordici e diciott’anni (si ricordi che la pubertà all’epoca arrivava più tardi).
Uno dei motivi,che era accettato tacitamente anche da parte dei genitori ,era ” di essere iniziato alla sessualità, seppure in un modo sentito come “surrogato” e non certo soddisfacente”.Il secondo motivo ,anche questo abbastanza importante era il denaro (molto importante in una società povera come quella ).I soldi che un ragazzo potesse aggiungere al bilancio familiare prostituendosi non erano malvisti da tutte le famiglie e non tutti i genitori avevano voglia di chiedersi da dove venissero.Infine il terzo motivo era quello di attirare l’attenzione di un adulto (altro aspetto importante quando la condizione di giovane non era invidiata e “centrale” come nella cultura attuale).
Era buon uso tra i nobili di accettare di prendere in casa un “figlio” per garzone, e in cambio avrebbe potuto portarselo a letto senza problemi.Nascono cosi i cosi detti “boccia da cullo”.

eresia

eresia

Non doveva essere facile per i sodomiti vivere sereni e senza sensi di colpa. In un mondo dominato dalla chiesa il peccato era punito non solo dai uomini ma anche da Dio.
La Serenissima Repubblica emette leggi,che puniscono aspramente gli comportamenti “contro natura”umana cioè la omosessualità. Gli omosessuali venivano impiccati nelle due colonne della piazzetta di S. Marco e poi bruciati fin che fossero ridotti in cenere.Un colpo davvero grosso misero in scena nel 1407 i magistrati della repubblica di Venezia: trentacinque sodomiti (non si sa,per la mancanza di documenti, se ad uno ad uno o tutti assieme) furono scoperti e processati. L’avvenimento, al di la delle gravi complicazioni politiche che causo’ (quattordici imputati erano nobili) diventa per noi un grande interesse,perché costituisce una delle prime tracce di una rete di frequentazioni fra sodomiti nelle città italiane del medio evo.

san martino

san martino

Gli arresti in massa continuano a costellare per secoli le carte processuali veneziane. Ne troviamo ad esempio un altro già nel 1422: diciannove le persone coinvolte, fra cui tre barbieri e parecchi minorenni ,poi nel 1464 vengono incriminate quattordici persone (fra cui cinque nobili), molte delle quali pero fuggono prima della cattura.Nel 1474 abbiamo ancora sei sodomiti (due dei quali nobili) coimputati. La vicenda assume le tinte di un thriller quando l’accusatore viene misteriosamente assassinato.Ma di questa presenza strutturata ci parlano anche le leggi stesse di Venezia .Una di esse, nel 1450, menziona i portici vicini a Rialto e quello della chiesa di S. Martino come luoghi d’incontro di sodomiti. Inoltre i supervisori dell’Arsenale (presso cui si trova la chiesa di S. Martino, ) decidono che “a spese del nostro Tesoro sia fatto chiudere con grosse assi il predetto portico di san Martino, facendo fare quattro porte ai quattro lati delle colonne, che stiano aperte e chiuse secondo gli orari delle porte della chiesa” . Cinque anni dopo questo decreto, nel 1455, viene deciso di pattugliare certe zone di Venezia, per impedire ai sodomiti di usarle come luoghi di incontro.

Nel 1488 un editto impone di chiudere con assi di legno anche il portico della chiesa di Santa Maria Mater Domini per i motivi per cui si era già chiuso quello di S. Martino”. Un’ulteriore lista di luoghi da sorvegliare viene stilata in un decreto del 1496, che elenca “magazzini, bastie, scuole, tutti i portici, le case degli scaleteri, taverne, postriboli,
case delle prostitute; coloro che (le pattuglie) avranno trovato nei luoghi sospetti  li dovranno arrestare”.
Alcuni decreti del Consiglio dei X promulgati nel medesimo secolo, annunciano che, per estirpare «abhominabile vitium sodomiae», si erano eletti due nobili per contrada.Ogni venerdì si doveva raccogliere il collegio dei deputati ad inquisire sopra i sodomiti. I medici e i barbieri, chiamati a curare qualche uomo o anche qualche femmina, avevano tre giorni per denunciare all’amministrazione le loro”confidenze amorose”.Gli membri delle pattuglie saranno tenuti a interrogare e investigare se qualcuno gestisca luoghi pubblici o case che vengono chiamati “bastie” (taverne), nelle quali solitamente vengono commessi molti atti illeciti e disonesti,oppure se esistano frequentazioni di eta’ non conveniente, vale a dire adulti che conversano insieme a ragazzi.
SAM_8224Un nuovo decreto, questa volta per sottoporre a sorveglianza anche gli scaleteri (pasticceri), “poiché siamo stati avvertiti del fatto che nella casa di molti scaleteri di questa nostra città molti giovani, ed altri di diverse eta e condizioni, si ritrovano di giorno e di notte, e qui giocano e tengono taverna, e commettono molti atti disonesti e più famosi, processi , molti casi contro omosessuali o per violenza “contro natura” sono quelli contro un tale Francesco Cercato che fu impiccato per sodomia tra le colonne della Piazzetta San Marco nel 1480, e tale Francesco Fabrizio, prete e poeta,che fu decapitato e bruciato nel 1545 per il “vizio inenarrabile” La controriforma,cioè la risposta alla riforma di Martin Lutero (stabilita dal concilio di Trento 1570) aveva come scopo quello di “improntare una morale più severa e di spirito cristiano”.Il problema principale di Venezia ,un paese di crocevia di gente che andava e veniva per tutto il Mediterraneo, la sodomia (la pratica più diffusa in Venezia) fu condannata nel concilio di Trento.In seguito ala questa riforma il Senato deliberò che nei certi posti della città fosse concesso alle Meretrici di mettere in mostra le proprie virtù per “attirare un pubblico di uomini sempre più numeroso e mantenere così ben saldi gli usi di una cultura eterosessuale”.La zona delle Carampane” ,vicino a Rialto, era una delle aree di Venezia nella quale le prostitute di Venezia erano obbligate a concentrarsi fin dal XV secolo per disposizione delle leggi sull’ordine pubblico.  http://dipoco.altervista.org/cortigiane-venezia/

Nel 1509 a Venezia vi erano 11.654 cortigiane censite (su una popolazione di 150.000 abitanti…),

Nonostante questo,l’  omosessualità continua a persistere, e soprattutto si presenta nei confronti dei giovani, potendo comportare difficoltà di socializzazione e gravi conseguenze per l’individuo, tra le quali il suicidio.

 

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Veronica Franco

Veronica Franco

tiziano-venezia-cortigiana-766x297Unica figlia femmina di Paola e Francesco Franco , Veronica Franco nacque a Venezia nel 1546. Ebbe tre fratelli: Girolamo, morto durante la peste del 1575, Orazio e Serafino, “qual è in man de Turchi” come scrive lei stessa nel suo testamento. Figlia di una cortigiana onesta, Veronica Franco fu iniziata a quest’arte dalla madre ,in giovane età e,una volta che ebbe imparato a utilizzare le proprie doti naturali, riuscì a contrarre un matrimonio finanziariamente favorevole. Si sposò giovanissima con un ricco medico, ma il matrimonio finì male (nel 1582 era già morto).

veronica franco

veronica franco

La posizione di cortigiana gli permetteva di studiare ,di avere la libertà ed indipendenza mentre le nobil donne non potevano né studiare né prendere decisioni al di fuori della conduzione dei lavori domestici, poteva leggere ,interessarsi di arte, poesia, ricevere nel salotto i grandi intellettuali del tempo. Proprio per queste amicizie e arrivata anche a conoscere il Tintoretto che gli ha dedicato un bellissimo ritratto. Veronica Franco, in particolare, fu un’intellettuale completa: scrittrice, musicista, curatrice di raccolte poetiche,
saggista. Non fu un caso isolato, anzi. Non era una prostituta qualsiasi: in teoria aveva una clientela selezionata.Tra i suoi protettori figurano Marcantonio Della Torre, preposto di Verona, Lodovico Ramberti, di antica e illustre famiglia,Guido Antonio Pizzamano, impiegato presso la magistratura degli avogadori fiscali.Per mantenersi, diventò una cortigiana d’alto rango. Fu inserita nel  “Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia ” (pubblicato intorno al 1565), elenco che forniva il nome, l’indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città, secondo il quale un “bacio di questa cortigiana costava 5 o sei scudi”. Grazie alle sue amicizie con uomini facoltosi ed esponenti di spicco dell’epoca, divenne ben presto molto conosciuta. Nel 1574 la sua fama di cortigiana di alto rango raggiunse il suo apice quando Enrico III di Valois, facendo una tappa a Venezia dal 18 al 28 luglio (La Serenissima lo accolse con 11 giorni di festeggiamenti, organizzati da artisti come Andrea Palladio, Andrea Gabrieli, Paolo Veronese e il Tintoretto), durante il viaggio che lo riportava dalla Polonia in Francia, la prescelse per trascorrere con lei una notte nella casa di S. Giovanni Grisostomo.
A ricordo dell’incontro la Veronica donò all’illustre ospite un suo ritratto (forse un piccolo smalto colorato) con una lettera accompagnata da due sonetti: “Come talor dal ciel sotto umil tetto” e “Prendi, re per virtù sommo e perfetto”.

veronica

veronica


A partire dal 1570 circa, entrò a far parte di uno dei circoli letterari più famosi della città, partecipando a discussioni, facendo donazioni e curando antologie di poesia.fu legata all’aristocrazia intellettuale veneziana: sembra avere stretto amicizia con celebri artisti e letterati e frequentato assiduamente soprattutto il famoso circolo letterario “Ca’ Venier” che ruotava intorno a Domenico Venier, poeta ingegnoso, animatore e illustre patrono di quel sodalizio, nonché il suo fidato consigliere, e forse revisore dei suoi scritti.Di quell’accademia di virtuosi, come la chiama lei stessa in una lettera, facevano parte tra gli altri G. Gradenigo, C. Magno, G. Molin, J. Zane, oltre ai Venier: Domenico, il fratello Lorenzo, Marco (che figura spesso come corrispondente delle sue rime amorose)

Nel 1575, durante l’epidemia di peste che sconvolse la città, Veronica Franco fu costretta a lasciare Venezia e,in seguito al saccheggio della sua casa e dei suoi possedimenti, perse gran parte delle sue ricchezze. Si rivolse allora all’autorità ecclesiastica per ottenere da parte del patriarca un’ingiunzione di consegna.

Nell’ottobre,1575  finì davanti al tribunale del Sant’Uffizio “Veronica Franco publica meretrice”, con l’accusa di immoralità dei costumi e sospetta stregoneria,(un’accusa comune per le cortigiane) a seguito della denuncia del precettore di Achilletto, Ridolfo Vannitelli, che testimoniò di averla vista ricorrere a sortilegi e a invocazioni diaboliche per ritrovare gli oggetti che le erano stati trafugati. In particolare si parlava di una pratica molto in voga al tempo, quella detta dell'”inghistara”, che si faceva con una brocca piena di acqua santa.

Il tribunale l’assolse, forse, anche per l’intervento di influenti uomini politici veneziani

 

veronica -ritrata da tintoretto

veronica -ritrata da tintoretto

Sembra, inoltre, che a 34 anni avesse deciso di abbandonare la professione di cortigiana per dedicarsi a opere benefiche,come attesterebbe il Memoriale. Veronica Franco scrisse due volumi di poesia: Terze rime nel 1575 e Lettere familiari a diversi nel 1580. Pubblicò raccolte di lettere e riunì in un’antologia le opere di scrittori famosi. Dopo il successo di questi lavori, fondò un’istituzione caritatevole a favore delle cortigiane e dei loro figli.
Dopo  1580 si sa ben poco della sua vita, tuttavia i documenti ancora esistenti riportano il fatto che, anche se ottenne la libertà, perse tutte le ricchezze e i beni materiali. Quando morì anche il suo ultimo benefattore, si ritrovò senza un sostegno finanziario.
La sua morte risulta dai Necrologi del magistrato alla Sanità: “1591, 22 luglio. La Sig. Veronica Franca d’anni 45 da febbre già giorni 20. S. Moisè”.

Nel 1509, Venezia, secondo i diarii del cronista dell’epoca Marin Sanudo, c’erano 11.654 prostitute su una popolazione di circa 150 mila persone. Il 10% circa della popolazione. Anche a Roma, nella città dei Papi,erano circa il 10%: 6.800 nel 1490 e 4.900 nel 1526. Le prostitute non erano solo numerose: erano anche molto visibili.

 

 

 

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Cortigiane a Venezia

Cortigiane a Venezia

tiziano-venezia-cortigiana-766x297In una città cosmopolita come Venezia, con un gran passaggio di “foresti” il fenomeno delle cortigiane era tollerato . Oltre al commercio delle spezie orientali, del sale e delle stoffe, un capitolo molto importante dell’economia veneziana era costituito da ciò che oggi chiameremmo turismo. Per attrarre questa clientela, la Serenissima si era accaparrata un gran numero di reliquie preziose. Ma siccome gli uomini d’affari e i pellegrini non vivevano di puro spirito, la prostituzione fioriva.

cortigianeDiventare cortigiana a Venezia nel cinqueceno , significa sottrarsi all’alternativa tra “maritar e monacar”, dove il matrimonio poteva rivelarsi una gabbia ben più ferrea del convento.Sposare una figlia era costosissimo e anche le famiglie più ricche difficilmente potevano permettersi più di una dote, quindi se una figlia si sposava, le altre finivano in convento. Una ragazza sposata usciva di casa due volte all’anno, a Natale e Pasqua, per andare a messa, velata in modo che non si vedesse il viso e accompagnata dai maschi di casa.

Fare la cortigiana significava prima di tutto poter disporre liberamente di sé, del proprio corpo e del proprio tempo, tutte cose negate anche alle gentildonne di rango più elevato.

carpacio le due cortigianeC’erano due categorie di cortigiane: quelle di basso rango che vivevano in case malsane e che erano frequentate dal popolino ,le “prostitute da lume” (così chiamate perché per farsi riconoscere accendevano una candela alla finestra) povere donne che praticavano tariffe decisamente più basse,e quelle d’alto rango, invidiate per la libertà che esse godevano e per le importanti amicizie che potevano assicurarsi.Le cortigiane “oneste” – ricche, ammirate e rispettate ,spesso si dimenticavano di mettersi i fazzoletti da collo gialli imposti dal Consiglio dei Dieci perché tra i loro frequentatori non mancavano alti magistrati della Repubblica .I loro abiti erano elegantissimi; famose le loro chiome biondo-rossastro, il famoso rosso Tiziano.
Il censimento del 1509 ne ha contato 11.164 cortigiane a venezia.

Le prostitute, si riconoscevano per i capelli di colore detto “rosso veneziano”, indossavano i calcagnini (o chopine), dei zoccoli con la zeppa alta (anche 50 cm), che le rendeva più alte delle altre donne ,e abiti tendenti «piuttosto al virile», come giubboni di tela, camicie e braghe da uomo.

 

ponte-delle-tetteNel 1319 morì a Venezia l’ultimo discendente della ricca e antica famiglia Trapani, in veneziano Rampani. Poiché era senza eredi e non aveva fatto testamento, tutti i suoi beni mobili e immobili passarono alla Serenissima.Una parte di queste case in veneziano Ca’ (casa) Rampani si trovavano a San Cassiano, tra il sestiere di Santa Croce e San Polo,ora chiamata zona delle carampane.
Nel settecento, secolo particolarmente disinibito dal punto di vista morale, grazie a nuove leggi che volevano incrementare il turismo nella città, le prostitute giovani e belle poterono tornare indisturbate ad esercitare l’ antico mestiere.
Nel 1421 il Governo, esasperato dagli sciami di “pubbliche meretrici” che a qualunque ora del giorno e della notte invadevano la città, decise di trasferirle  nelle case ereditate dal Rampani facendone delle “case chiuse”.Il vero problema ,che governo voleva evitare ,era l’aumento del numero degli omosessuali a Venezia ” fino a diventare un pericolo per la sopravvivenza della città”. I tribunali dell’epoca lavoravano giorno e notte per punire le violenze nate da “atti contro natura”, decapitando e bruciando i malcapitati colpevoli.
Il Senato deliberò che proprio in questi posti fosse concesso alle Meretrici di mettere in mostra le proprie virtù per attirare un pubblico di uomini sempre più numeroso e mantenere così ben saldi gli usi di una cultura eterosessuale.
Serenissima incoraggiava l’esibizionismo delle Carampane, che per attirare la clientela, stavano affacciate per ore alle finestre delle loro abitazioni mostrando il petto completamente nudo, con le gambe penzoloni . A volte le si mostravano alla finestra anche completamente nude per mostrare le loro grazie .Le finestre alle quali si affacciavano erano proprio quelle al primo piano sopra il portico, quindi ben vicine e ben visibili sia da chi passava sul ponte ,che era d’avanti, sia da chi transitava  il rio, in barca.
Il ponte situato a San Cassiano, in zona delle Carampane ,che unisce Sestiere di San ponte delle tettePolo ( una della zone più pittoresche e ricche di fascino di tutta Venezia),e quello di Santa Croce si chiama Ponte delle Tette, nome derivato dal “paesaggio” che si offriva ai passanti ,(il relativo canale si chiama Rio delle Tette).

Fu così che le nuove residenti vennero chiamate Carampane ,e il termine divenne
sinonimo di prostituta.
Con il passare del tempo nel Ca’ Rampani rimasero solo le più anziane, che potevano continuare il loro antico mestiere a prezzi modici ,imposti dal Governo, però con l’assoluta proibizione di uscire per strada .

“Carampana” oggi significa solo “donna vecchia e allampanata”, quest’ultima caratteristica fisica che risale proprio a quel periodo.(cfr De Mauro Paravia)

Il Governo emanò regole severe riguardanti il loro comportamento quotidiano.tette

Potevano uscire da casa, ma non allontanarsi dai ristretti confini del sestiere di “lavoro” e alla terza campana della sera dovevano tornare nei loro alloggi.

Non potevano frequentare le osterie e potevano girare per Venezia solo di sabato.

Non potevano abbordare clienti nei periodi sacri (Natale, Quaresima, Pasqua).
Non potevano frequentare le osterie; in centro città potevano recarsi solo di sabato, indossando però un vistoso fazzoletto giallo al collo come segno di riconoscimento e la domenica, giorno del Signore, dovevano barricarsi nelle case gestite dalla “matrona”, che amministrava la contabilità e pagava regolarmente le tasse.

Il francese Thomas Croyat scriverà che le imposte versate dalle prostitute veneziane in cambio della tolleranza erano in grado di mantenere una squadra navale.

 

 

Articolo inspirato dai seguenti articoli:

http://www.placidasignora.com/2011/10/03/storia-del-ponte-delle-tette-e-perche-si-dice-carampana/

http://venicewiki.org/wiki/Ponte_delle_Tette

http://www.venetoinside.com/it/aneddoti-e-curiosita/post/il-ponte-delle-tette-e-le-carampane-a-venezia/

 

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