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Venezia -Feste di carnevale-Giovedi grasso

Venezia -Feste di carnevale- Giovedicarnevale-venezia-s-marco-22 grasso

Al inizio di ogni Carnevale si stabilisce la data dell’inizio dei festeggiamenti ufficiali in coincidenza con il sabato precedente al Giovedi Grasso ed il termine con il Martedi Grasso, per una durata complessiva di soli undici giorni.
Durante il Carnevale le attività e gli affari dei veneziani passavano in secondo piano, ed essi concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, burle, divertimenti e spettacoli che venivano allestiti in tutta la città, soprattutto in Piazza San Marco, lungo la Riva degli Schiavoni e in tutti i maggiori campi di Venezia.

Antica, (strana) origine della festa …

..celebrava un’importante vittoria della Serenissima Repubblica, contro il patriarca Ulrico, (o Volrico o Vodolrico, che ebbe l’investitura da Federico Barbarossa 1161)


Tutto inizia nel 1026 quando Corrado II imperatore di occidente ,costrinse papa giovanni XIX ad un nuovo sinodo dei vescovi per confermare la supremazia del Popone ,cardinale d’Aquileia nei confronti del patriarcato di Grado caro invece a Venezia e a Bisanzio.Nel 1028 l’imperatore cede al patriarca Popone di Aquileia parte del Friuli.

250px-Antonio_Savorgnan_a_Udine_nel_1511Nel 1162 Ulrico, patriarca di Aquileia assieme ad alcuni feudatari friulani (per rinnovare le gesta del suo avo ), approfittando della guerra in corso tra Venezia e le città di Padova e Ferrara , aiutato da feudatari della Carinzia e del Friuli, assalì la città di Grado,costringendo il suo patriarca  Enrico Dandolo a rifugiarsi a Venezia.Il patriarca Dandolo con l’aiuto militare dal Doge Vitale Michieli II ,in breve tempo sconfigge il nemico , riacquista la città , e cattura l’Ulrico con dodici dei suoi canonici, che conduce in trionfo a Venezia. Per liberarsi dalla prigionia questi dovette promettere di pagare ai veneziani un tributo annuale di; un toro ,dodici pani, e dodici porci . Gli animali venivano accolti quindi come prigionieri in Palazzo Ducale.

ITALY-VENICE-CARNIVAL-FESTIVAL-ANGELDa allora nel giorno di giovedì grasso, anniversario della vittoria, i porci ed il toro che giungevano a Venezia venivano condannati a morte mediante decapitazione da un vero magistrato e la sentenza veniva pubblicamente eseguita in piazza S.Marco. Le carni dei “criminali” venivano quindi distribuite tra i senatori della Repubblica,mentre i pani venivano distribuiti nelle Serenissime prigioni.

Tale onore era affidato alla Corporazione dei fabbri, assistiti da quella dei macellai (becheri) che poi li macellavano per tutto il popolo veneziano. Da qui nasce il detto veneziano: “tagiar la testa al toro” (che significa togliere di mezzo gli ostacoli, finire in maniera definitiva un problema), poiché con il taglio netto della testa del toro era posta la fine dello spettacolo.L’intenzione del doge, oltre al monito per i nemici, era di perpetuare in questo modo il ricordo di “azioni eroiche, vittoriose”, e di infondere alle generazioni future l’orgoglio della forza veneziana, perché è chiaro che l’offerta obbligata era destinata a Venezia non a Grado.

I principali esponenti dello Stato, Doge in testa, erano protagonisti di un’altra singolare cerimonia: in una sala del palazzo Ducale venivano allestiti dei modelli di castelli in legno raffiguranti quelli dei feudatari di Ulrico; armati con delle mazze ferrate i dignitari si divertivano nello sfasciare tutto… a perenne ricordo della clamorosa sconfitta inflitta ai friulani.

Questa storia ha pero ripercussioni verso i Udinesi , nel giovedì grasso dell anno 1511 e fu chiamato :Crudele giovedì grasso.

giov grasIl governo Veneziano non aveva mai considerato il Friuli allo stesso rango degli altri domini di terra ma aveva interesse a mantenervi il suo predominio per tenere quanto più distanti da Venezia le armate turche e imperiali.Questo atteggiamento si rifletteva anche nelle scelte politiche caratterizzate dalla mancanza di provvedimenti atti a migliorare la condizione della popolazione (principalmente rurale) sul piano sociale ed economico. La nobiltà, privata del suo antico potere dal governo di Venezia, cercava di mantenere il suo status sociale sfruttando i pochi diritti rimasti e i servigi dovuti dai contadini portando all’esasperazione i rapporti feudali di tipo suddito (contadino) – signore (nobile) .Cosi nacque  partito degli ZAMBERLANI  (çambarlans),formato dai contadini , i nobili invece si riuniscono anche loro in un partito chiamato degli STRUMIERI.

Il giorno di giovedì grasso (27 febbraio 1511) Antonio Savorgnan,comandante generale delle cernide, le milizie armate contadine (che venivano richiamate in caso di guerra) inscenò un attacco imperiale a Udine (in realtà si trattava di soldati cividalesi comandati da Alvise da Porto, suo nipote). Nel mezzo del caos creato dal mancato attacco, i bravi dei Savorgnan aizzarono la popolazione in armi al saccheggio delle dimore cittadine dei della Torre.Gli abitanti dei villaggi, per lo più contadini, armati come per andare in battaglia assediarono i castelli udinesi abitati dalla nobiltà (fatta eccezione per il palazzo dei Savorgnan, vero quartier generale della rivolta).Nel frattempo la scia di violenze si diffuse a macchia d’olio ai territori limitrofi di Udine e pian piano a tutta la regione.

Il governo di Venezia istituì un tribunale speciale che condannò a morte i maggiori esponenti della rivolta, senza però colpire il vero artefice, Antonio Savorgnan.
La vendetta però non tardò ad arrivare poiché una congiura di ” strumieri” organizzò il suo assassinio che avvenne il 27 marzo 1512 all’uscita del duomo di Villaco per mano dei nobili di Spilimbergo e di Colloredo.
La-Moresca-un-tempoLa tradizione, del toro ,continuò fino al 1420 (data di estinzione del potere temporale dei patriarchi di Aquileia quando il Friuli passò sotto la dominazione di Venezia.) ma, nonostante il tributo non venisse più versato, lo Stato continuò a fornire porci e tori per il divertimento popolare con i fondi del Tesoro della Repubblica.Questo scherzevole tributo dà origine a feste popolari assai curiose. All’esecuzione seguivano i festeggiamenti quali “forze d’Ercole”, acrobazie quali lo “Svolo del turco” e danze quali la “Moresca” (danza guerriera).

 

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Venezia-bruciare la vecchia

Bruciare la vecchia

befaIl rito del rogo della strega o vecchia ha origini molto più remote e si ricollega alla tribale riverenza che intere civiltà agricole ebbero nei confronti di madre terra; in particolare, essa vuole celebrare la vittoria della bella stagione sul cattivo e sterile inverno.L’essenza della cerimonia è intesa a esaltare e procurare fertilità ai campi.L’origine fu probabilmente connessa a un insieme di riti propiziatori pagani, risalenti al X-VI secolo a.C.

L’aspetto da vecchia sarebbe anche una raffigurazione simbolica dell’anno vecchio.La Befana, corruzione lessicale di Epifania (dal greco epifáneia) attraverso bifanìa e befanìa, è una figura folkloristica legata alle festività natalizie, tipica di alcune regioni italiane e diffusasi poi in tutta la penisola italiana,meno conosciuta nel resto del mondo .Secondo la tradizione, si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell’Epifania) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; i bambini che durante l’anno si sono comportati bene riceveranno dolci,caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze Befana-riempite con del carbone.

Nel giorno dell’Epifania, in vari paesi del Nord-Est dell’Italia ,Venezia compresa, assistiamo ad una tradizione che attira centinaia di persone :

Brusar la vecia

“La vecchia veniva portata in corteo circondata da un corteo di ragazzi che con pentole e bastoni procurava un baccano infernale. Ciò serviva a rianimare il clima mesto della Quaresima.Sopra un grande carro un enorme fantoccio dalle forme umane, la vecchia: curva, malconcia, col naso adunco smisurato bruciare la vecchiaMa chi era la “vecchia”? Tornando alla simbologia, la vecchia era un pupazzo di legno che spesso teneva tra le mani il fuso e la conocchia (da sempre riferimento al tempo che scorre) ed era riempita d’uva e di fichi secchi, castagne carrube,mele e piccoli regali che dispensava ai paesani prima di essere bruciata sul rogo, segno dell’anno vecchio che moriva offrendo i “semi” da cui sarebbe cresciuto l’anno nuovo (da qui l’usanza della lettura del testamento).Essa veniva fatta sfilare per il paese,di porta in porta, quasi fosse una divinità malvagia. Diventando il capro espiatorio, veniva caricata delle responsabilità di tutto quanto di male era avvenuto nel mondo, o nella piccola comunità dove si consumava il rito.

Ar_Br_BefanaDurante lo svolgimento della lugubre processione, l’ordine viene mantenuto da un altro sconcertante e grottesco personaggio: l’Arlecchino. Ma non la figura allegra tipica del carnevale,infatti, per l’occasione appare nella sua versione originale, quella legata ai culti agrari. La maschera non si presenta con il famoso costume variopinto,ma malvestito e con la faccia sporca di carbone direttamente prelevato dall’inferno. In testa porta un cappellaccio, e fra i capelli un topo impagliato e una serpe.

Dopo un sommario processo dove saranno elencate le malefatte da lei operate durante l’annata agraria,la donna andava a morire in un campo asfegher (non coltivato),poco lontano. Il rogo che “brucia l’inverno” e apre le porte all’arrivo della bella stagione, viene salutato come evento e auspicio di rinascita.La sua fine era orribile, bruciata viva dopo un processo sommario ove saranno elencate e lette in vernacolo le sue malefatte e le cattiverie da lei operate.”

La vegliarda incarnava l’anno vecchio e ormai inutile, ma soprattutto la stagione fredda che volgeva al termine e che finalmente lasciava il passo alla primavera.L’ultimo atto della cerimonia vedeva l’epilogo del dramma che l’umanità aveva fortemente voluto e creato. Il falò della vecchia è in definitiva un atto purificatore e non c’è dubbio che esso sia il risultato della fusione tra elementi di origine disparata e arcaica.

La Chiesa però non vedeva di buon occhio questa manifestazione ( definendola un frutto di influenze sataniche) che cadendo spesso nel bel mezzo della Quaresima, sembrava interromperne il carattere purificatorio e penitenziale . Il processo alla vecchia divenne il processo alle orgie gastronomiche del Carnevale, e dunque esaltazione della purificazione e dell’astinenza quaresimale; ma anche memoria del sicuro destino dell’uomo: la morte

 

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Venezia-Le regole inscritte sulla pietra

Venezia-Le regole inscritte sulla pietra

Le regole per quanto riguarda la vita quotidiana dei veneziani, venivano inscritte sulla pietra a conferma che il rispetto verso i cittadini consumatori veniva prima di tutto, e rimaneva stabile nel tempo.

boca di leoneNel 1300 le leggi di venezia prevedevano la tutela del lavoratore minorile ,la separazione di interessi tra medici e farmacisti persino un istituzione di servizio sanitario pubblico,e una serie di norme al avanguardia nella giustizia e l’istituzione pubblica.

Nel 1542 fu decretata una legge che stabiliva l’accettazione delle denunce solo se venivano citati almeno tre testimoni presenti al fatto.

Venezia Gobbo de RialtoIl Gobbo di Rialto fu utilizzato come un podio per i proclami ufficiali : gli statuti di Venezia o il nome dei trasgressori sarebbero stati proclamati da un ufficiale in piedi sul blocco;allo stesso tempo si dovevano leggere a Pietra del Bando vicino a Piazza San Marco .
Pietra del bando

Per quanto riguarda le regole inscritte sulla pietra,al mercato di Rialto, in Pescheria, si trova una lapide con su scritte le misure minime dei pesci che venivano venduti, in modo da salvaguardare la pesca, e , contemporaneamente rendere uniforme il prezzo di questo cibo tanto consumato a Venezia.Lo stesso tipo di lapide si trova nel campo Santa Margherita. In una colonna sono incise delle regole x la pesca una x la misura del pesce l’altra x un mollusco.

160120141058Un’altra lapide, che si trova in Campo SS.  Apostoli, con una grande “leone in moleca” inciso alla sommità ,determinava le qualità di pane e le farine che dovevano venire usate, dando così qualità precise e definite a questo alimento base.

Ancora oggi sulle sponde di alcuni rii si può notare una “C” che significa il “comun marino”-riferimento convenzionale che coincideva con la sommità della striscia “nero -verdognola” provocata dall’oscillazione della marea lungo le sponde dei canali.Le costruzioni venivano edificate “tre piedi sora comun”-cioe al sicuro dai allagamenti.

Altre targhe in pietra vennero quindi utilizzate anche per la vita morale dei cittadini, esortando a non bestemmiare,( la Serenissima era si di matrice cattolica, ma il suo governo era laico!).leggi in pietra

Nella località Moranzani (7,68 km da Venezia,vicino a Malcontenta),dal nome Romano ;Maurentius,c’era un posto di controllo per riscuotere il pedaggio del dazio,delle barche che navigavano sul fiume Brenta.In questo posto possiamo notare le due
lastre di marmo in qui sono scolpite le antiche tariffe di transito.La località diviene un importante punto di transito per il Burchiello,burci e barche,che trasportavano i prodotti commerciali alimentari necessari alé città e paesi.
lapide chiesa santo stefano
E’ meraviglioso tutt’ora rileggere quelle regole su queste targhe, ricordo di una Repubblica molto attenta , al suo ambiente, e ai suoi cittadini che di buon grado accettavano regole e leggi, dove non era permesso cercare di imbrogliare gli altri!

 

pietra di inciampoPochi giorni fa in campo del Ghetto Nuovo davanti alla Casa Israelitica di Riposo, luogo da cui vennero deportati 21 ospiti verso i lager nazisti, sono state poste,delle «pietre d’inciampo» ,con nome e cognome della vittima deportata e morta nei campi di concentramento .

Venezia Nascosta.

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Venezia, cucina e ristorazione

Venezia, cucina

header2Il Veneto ha molto da offrire ai suoi visitatori per quanto riguarda la cucina. La cucina veneta, basata principalmente su riso e polenta, passa in genere per una cucina sana e leggera. La polenta è il contorno più popolare per quasi ogni tipo di pietanza.

 

Piatti tipici del veneto:
big_64_sarde_in_saorSardee in saor (sardine in salsa con cipolle caramellate.);

schie con agio,ogio e poentina (schie con aglio prezzemolo e polenta)

;cape sante ,peosi e perarasse (piccole vongole);

cape onghe (cannolichi); moeche;canoce (canocchie);folpeti; vovi de sepa (uova e seppie) ;

gambereti e gamberoni;

broeto de pesce (brodo) ;

sopa de cape;  bigoi de sepe;   bigoi coe cape; ;bisato in tecia (anguilla in umido); sepe in tecia; bacaà con sugo e mantecato (in bianco); lasagne e ravioi al forno coi asparasi,papardeè alla lepre (pappardelle),

risoto de cape;  risoto de sepe; risi e bisi,risoti e tajadee ai funghi misti,

fritto de mar; granso (granchio);  gransevoa  (granseola); astice , grigliata mista de mar,

costate di puledro,sfilaci di cavallo con poenta,

La ristorazione locale tipica del pesce e della selvaggina si e affermata in Italia e al estero .

Conicio al forno(coniglio), cinghiale in umido con poenta,costesine d’agnello ai ferri, stinco di maial arrosto al forno, german reale rosto,anara,oca selvateca, faggian aea cacciatora, bresaola con rucola e grana, antipasti e contorni misti di verdura e di erbe.
Sarde in saor. Questo piatto e la modalità classica veneta utilizzata per nobilitare il pesce al minuto ;trattandolo in agrodolce,con la salsa tipica regionale.Oltre che raggiungere un risultato gastronomico di qualità ,si otteneva una preparazione che si conservava per una decina di giorni ,se mantenuta in ambiente fresco.A venezia va molto di moda il saor con gli scampi.

images (1)Le schie sono dei gamberetti che si trovano in laguna dal colore grigio che una volta cotte assumono un colore grigio rosato. Come molti piatti che un tempo erano “poveri”,appartenenti ai pescatori, ora sono invece una pietanza ricercata e costosa. Sono ottime come antipasto.

 

Le moeche sono i granchi spogliati della corazza , molto teneri e quasi molli. E’ da questa loro consistenza tenera e molle che i veneziani hanno affibbiato ai granchi senza corazza il nome di moeche.

 

I bigoi, sono dei grossi spaghetti (di 2-3 millimetri di diametro e lunghi 20-25) preparati con farina bianca, burro, latte e uova. Un tempo le famiglie più modeste non usavano uova e burro, mentre oggi vengono aggiunti per rendere l’impasto più morbido. I “bigoi neri” sono ottenuti utilizzando farina integrale o aggiungendo all’impasto del nero di seppia. Oltre che in salsa i bigoi si possono gustare con qualsiasi altro sugo tradizionale.Una variazione molto apprezzata e la versione della salsa al burro cotto con la mantecatura di burro crudo,nella fase di condimento finale che garantisce una straordinaria cremosità.

Risi e bisi e uno dei piatti più conosciuti della cucina Veneta.Questo antico piatto (preparato con piselli dalla prima raccolta ;quelli più teneri e dolci),della Serenissima Republica di Venezia,veniva tradizionalmente offerto ogni anno al Doge ,il 25 aprile nella ricorenza del patrono San Marco

 

Il baccalà mantecato si prepara con lo stoccafisso, cioè un merluzzo artico di origine norvegese che viene conservato tramite essiccazione con aria fredda; il nome stoccafisso deriva infatti dal norvegese stokkfisk, pesce bastone.
Tra i dolci si possono citare le fritole, i baicoli, i xaeti( i zaeti,biscoti sechi), la pinsa, i galani,la fugassa (focaccia-veneta), e gli “spuncioti de caramel”

tavola venezianaI galani-il vero simbolo del Carnevale veneziano ! Sono i dolci della
tradizione culinaria veneziana.
Il massimo godimento culinario viene garantito dai vini del Veneto. Il Bardolino, il Valpolicella ed il Prosecco piacciono non soltanto agli italiani, ma sono famosi e bevuti volentieri in tutta l´Europa.

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