Veronica Franco

Veronica Franco

tiziano-venezia-cortigiana-766x297Unica figlia femmina di Paola e Francesco Franco , Veronica Franco nacque a Venezia nel 1546. Ebbe tre fratelli: Girolamo, morto durante la peste del 1575, Orazio e Serafino, “qual è in man de Turchi” come scrive lei stessa nel suo testamento. Figlia di una cortigiana onesta, Veronica Franco fu iniziata a quest’arte dalla madre ,in giovane età e,una volta che ebbe imparato a utilizzare le proprie doti naturali, riuscì a contrarre un matrimonio finanziariamente favorevole. Si sposò giovanissima con un ricco medico, ma il matrimonio finì male (nel 1582 era già morto).

veronica franco

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La posizione di cortigiana gli permetteva di studiare ,di avere la libertà ed indipendenza mentre le nobil donne non potevano né studiare né prendere decisioni al di fuori della conduzione dei lavori domestici, poteva leggere ,interessarsi di arte, poesia, ricevere nel salotto i grandi intellettuali del tempo. Proprio per queste amicizie e arrivata anche a conoscere il Tintoretto che gli ha dedicato un bellissimo ritratto. Veronica Franco, in particolare, fu un’intellettuale completa: scrittrice, musicista, curatrice di raccolte poetiche,
saggista. Non fu un caso isolato, anzi. Non era una prostituta qualsiasi: in teoria aveva una clientela selezionata.Tra i suoi protettori figurano Marcantonio Della Torre, preposto di Verona, Lodovico Ramberti, di antica e illustre famiglia,Guido Antonio Pizzamano, impiegato presso la magistratura degli avogadori fiscali.Per mantenersi, diventò una cortigiana d’alto rango. Fu inserita nel  “Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia ” (pubblicato intorno al 1565), elenco che forniva il nome, l’indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città, secondo il quale un “bacio di questa cortigiana costava 5 o sei scudi”. Grazie alle sue amicizie con uomini facoltosi ed esponenti di spicco dell’epoca, divenne ben presto molto conosciuta. Nel 1574 la sua fama di cortigiana di alto rango raggiunse il suo apice quando Enrico III di Valois, facendo una tappa a Venezia dal 18 al 28 luglio (La Serenissima lo accolse con 11 giorni di festeggiamenti, organizzati da artisti come Andrea Palladio, Andrea Gabrieli, Paolo Veronese e il Tintoretto), durante il viaggio che lo riportava dalla Polonia in Francia, la prescelse per trascorrere con lei una notte nella casa di S. Giovanni Grisostomo.
A ricordo dell’incontro la Veronica donò all’illustre ospite un suo ritratto (forse un piccolo smalto colorato) con una lettera accompagnata da due sonetti: “Come talor dal ciel sotto umil tetto” e “Prendi, re per virtù sommo e perfetto”.

veronica

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A partire dal 1570 circa, entrò a far parte di uno dei circoli letterari più famosi della città, partecipando a discussioni, facendo donazioni e curando antologie di poesia.fu legata all’aristocrazia intellettuale veneziana: sembra avere stretto amicizia con celebri artisti e letterati e frequentato assiduamente soprattutto il famoso circolo letterario “Ca’ Venier” che ruotava intorno a Domenico Venier, poeta ingegnoso, animatore e illustre patrono di quel sodalizio, nonché il suo fidato consigliere, e forse revisore dei suoi scritti.Di quell’accademia di virtuosi, come la chiama lei stessa in una lettera, facevano parte tra gli altri G. Gradenigo, C. Magno, G. Molin, J. Zane, oltre ai Venier: Domenico, il fratello Lorenzo, Marco (che figura spesso come corrispondente delle sue rime amorose)

Nel 1575, durante l’epidemia di peste che sconvolse la città, Veronica Franco fu costretta a lasciare Venezia e,in seguito al saccheggio della sua casa e dei suoi possedimenti, perse gran parte delle sue ricchezze. Si rivolse allora all’autorità ecclesiastica per ottenere da parte del patriarca un’ingiunzione di consegna.

Nell’ottobre,1575  finì davanti al tribunale del Sant’Uffizio “Veronica Franco publica meretrice”, con l’accusa di immoralità dei costumi e sospetta stregoneria,(un’accusa comune per le cortigiane) a seguito della denuncia del precettore di Achilletto, Ridolfo Vannitelli, che testimoniò di averla vista ricorrere a sortilegi e a invocazioni diaboliche per ritrovare gli oggetti che le erano stati trafugati. In particolare si parlava di una pratica molto in voga al tempo, quella detta dell'”inghistara”, che si faceva con una brocca piena di acqua santa.

Il tribunale l’assolse, forse, anche per l’intervento di influenti uomini politici veneziani

 

veronica -ritrata da tintoretto

veronica -ritrata da tintoretto

Sembra, inoltre, che a 34 anni avesse deciso di abbandonare la professione di cortigiana per dedicarsi a opere benefiche,come attesterebbe il Memoriale. Veronica Franco scrisse due volumi di poesia: Terze rime nel 1575 e Lettere familiari a diversi nel 1580. Pubblicò raccolte di lettere e riunì in un’antologia le opere di scrittori famosi. Dopo il successo di questi lavori, fondò un’istituzione caritatevole a favore delle cortigiane e dei loro figli.
Dopo  1580 si sa ben poco della sua vita, tuttavia i documenti ancora esistenti riportano il fatto che, anche se ottenne la libertà, perse tutte le ricchezze e i beni materiali. Quando morì anche il suo ultimo benefattore, si ritrovò senza un sostegno finanziario.
La sua morte risulta dai Necrologi del magistrato alla Sanità: “1591, 22 luglio. La Sig. Veronica Franca d’anni 45 da febbre già giorni 20. S. Moisè”.

Nel 1509, Venezia, secondo i diarii del cronista dell’epoca Marin Sanudo, c’erano 11.654 prostitute su una popolazione di circa 150 mila persone. Il 10% circa della popolazione. Anche a Roma, nella città dei Papi,erano circa il 10%: 6.800 nel 1490 e 4.900 nel 1526. Le prostitute non erano solo numerose: erano anche molto visibili.

 

 

 

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