Venezia e il porfido Rosso

Venezia e il porfido rosso

Il porfido rosso antico proviene dal Mons Porphyrites, e trae origine da un vulcanesimo PORFIDO ROSSO ANTICOvecchio di circa 630 milioni di anni di composizione dacitico-andesitico che ha portato alla formazione di grandi strati di materiale effusivo, ma anche di tufi ed ignimbriti.

Nella basilica di San Marco ,  la chiesa principale della città, davanti al portale principale sul pavimento dell’atrio,la losanga di porfido , rappresenta il punto esatto in cui l’imperatore Federico Barbarossa s’inginocchiò davanti al papa Alessandro III nel 1177.Dopo la pace di Venezia Alessandro III riconosce l’indipendenza della Repubblica di Ancona, che aveva così tenacemente resistito al Barbarossa nel 1174, e la città in cambio riconosce al papa il diritto alla riscossione di un reddito annuo.

L’ origine del porfido rosso, è strettamente connessa all’apertura del Mar Rosso, evento geologico associato ad una importante fase vulcanica che evolve e si modifica chimicamente di pari passo all’apertura del bacino oceanico lasciando in eredità materiali molto duri dal punto di vista della lavorazione, ma estremamente importanti e preziosi nella storia estrattiva dell’antico Egitto.

Pietra del bandoPresso l’angolo verso la piazza è la pietra del bando, tronco di colonna in porfido (Pietra del bando) da cui il “commandador ” della Repubblica leggeva le leggi ed i bandi alla cittadinanza.     Travolta nel 1902 dalle rovine del campanile di San Marco, “ frenò la corsa delle macerie e impedì che esse colpissero le delicate colonne d’angolo della della Basilica.”

Secondo alcuni studiosi la colorazione rossa è imputabile alla presenza di piemontite diffusa nella roccia secondo altri è invece più accreditata,l’elevata concentrazione di ossidi di ferro.

 

 

i tetrarchiPer consolidare il potere imperiale, Diocleziano mise in atto una serie di riforme politiche e amministrative, tra cui la condivisione dell’impero tra più colleghi. Nel 285, nominò il suo commilitone Massimiano Augusto co-imperatore.
Nasce cosi «Tetrarchia», il «governo dei quattro» ciascun Augusto avrebbe governato su metà dell’impero,delegando il governo di metà del proprio territorio al proprio Cesare,(vice-imperatore), il quale gli sarebbe succeduto dopo venti anni di regno.
All’angolo della basilica verso la piazzetta, in un blocco di porfido rosso dell’altezza di circa 130 cm,sono raffigurate le figure dei “tetrarchi”, ovvero i due cesari e i due augusti.

” Le quattro figure sono vestite di corazza riccamente decorata e ricoperta da una clamide; recano dei bassi copricapi calati sulla fronte. La mano sinistra impugna la spada, la destra di due dei personaggi è posata in un formale gesto di abbraccio sulla spalla sinistra degli altri due.”

I volti solenni e il porfido, materiale riservato nel mondo antico agli dei all’imperatore e alla sua famiglia, indicano le figure di personaggi imperiali.La statua di sinistra sul lato est ha un frammento di piede mancante ( ritrovato nel 1965 tra le rovine del Philadelphion a Istambul,saccheggiato dai Veneziani nel 1204 durante la spedizione , della Quarta crociata)

 

Difficile da lavorare a causa della sua durezza – sembra fosse tutto sommato poco usato al tempo dei faraoni proprio a causa di questo problema – ma sicuramente la pietra più importante e costosa, e prima di diventare emblema del lusso incarnava simbolo del potere divino e come raffigurazione di nobiltà, prestigio e ricchezza.

 

Testa detta del Carmagnola
L’immagine del Carmagnola viene assimilata a una testa in porfido rosso posta nel carmagnolaloggiato della basilica di San Marco, infissa sui pilastrino nell’angolo sud-ovest della balaustra.
Questa testa mozzata alla base del collo deve forse fungere da ammonimento.

“Francesco Bussone, detto il Carmagnola, è un capitano generale della Serenissima, riconosciuto colpevole di tradimento e di connivenza con il nemico, Filippo Maria Visconti, e per questo decapitato nel 1432. L’accusa è ingiusta per questo capitano che
ha dedicato le sue capacità militari a Venezia. La sua testa comunque deve restare esposta al popolo secondo l’usanza, dando avvio,nell’immaginario popolare a una leggenda rimasta viva a lungo.”

In realtà la testa in porfido proveniente dal saccheggio di Costantinopoli durante la IV Crociata del 1204, . Di misure vicine al naturale (40 centimetri di altezza), reca un foro sull’alto del capo che doveva servire a fissarlo al muro. I grandi occhi incorniciati
da sopracciglia arcuate avevano un tempo le pupille riempite di pasta vitrea, mentre il pesante ornamento della corona imita inserti di pietre preziose e placche d’oro.
Scontata l’identificazione del personaggio con un sovrano del tardo Impero, oltre che per i tratti del volto e il copricapo diademato, anche perché il porfido è destinato quasi esclusivamente ai ritratti imperiali.

Sono state avanzate varie proposte. La teoria oggi più accreditata, basata sul confronto con monete in oro del sovrano coniate tra 534 e 538 nella Zecca di Costantinopoli e con i mosaici di San Vitale di Ravenna, è che si tratti del ritratto di Giustiniano I,ultimo imperatore romano d’Oriente che regna dal 527 al 565.

Quanto alla provenienza della testa, molti studiosi hanno pensato che potesse essere stata presa dai Veneziani nel Philadelphion, la piazza di Costantinopoli.