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Venezia -La chiesa di Santo Stefano

Venezia -La chiesa di Santo StefanoSAM_8262

 


è un edificio religioso della città di Venezia, situato nel sestiere di San Marco,non lontano dal Ponte dell’Accademia.

Gerusalemme, 36 a.d.

(il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”)
Venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, fu il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli sia il suo martirio, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso (Saulo) prima della conversione.Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo. Il colore della veste indossata dal sacerdote durante la Messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.
200px-Venezia_flickr01La chiesa venne edificata nel XIII secolo dai frati eremitani di Sant’Agostino; venne riedificata nel XIV secolo e subì consistenti ampliamenti nel corso del XV secolo .La chiesa fu spesso teatro di episodi di violenza e anche di omicidi, tanto che per questo motivo nel corso dei secoli venne sconsacrata per ben sei volte.
Il campanile della chiesa, molto alto, di impianto romanico con cella a tre archi e sovrastato da un tamburo ottagonale,è caratterizzato da un’accentuata pendenza, che, pur non presentando particolari rischi, viene comunque continuamente monitorata.   http://dipoco.altervista.org/i-campanili-pendenti-venezia/?utm_campaign=UpCloo&utm_medium=inline-grey&utm_source=it-oi72RDeoi-dipoco.altervista.org

Si suppone che fosse greco: in quel tempo Gerusalemme era
infatti un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiano e a seguire gli apostoli.

La facciata appare molto più imponente di quanto lo sia poiché si affaccia su una strada molto angusta. Nella fascia superiore vi sono un rosone al centro e due bifore gotiche ai lati. In quella inferiore, in asse con la finestra centrale,si trova l’imponente portale, opera di Bartolomeo Bon che lo realizzò nel 1442 e caratterizzato da una lunetta in stile gotico fiammeggiante, il cui perimetro è decorato con volute.

Intorno all’anno 36 d.C.vedendo il gran numero di convertiti, fu accusato di blasfemia “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio” dal sinedrio e condannato alla lapidazione, non fu un’esecuzione,in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte,(non e stato ucciso mediante crocifissione ovvero con il metodo usato dagli occupanti romani) in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore dei presenti, quindi si trattò di un linciaggio.Uno dei suoi principali inquisitori fu Saulo di Tarso, che poi diventerà San Paolo.

 

Ai due lati della lunetta, vuota al centro, si trovano due snelle gugliette a pianta ottagonale,mentre alla sommità dell’arco vi è una piccola statua marmorea raffigurante Gesù in trono.

Dopo la morte di Stefano un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba “ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome e gli disse di essere Gamaliele, il dotto che istruì San Paolo, e che i suoi compagni;  il protomartire Stefano ,suo discepolo,   Abiba,figlio di Gamaliele,si trovavano seppelliti nel suo giardino vicino a Nicodemo. Anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario.

All’interno della chiesa si nota la grande lastra tombale che copre le spoglie del doge Francesco Morosini, il Peloponnesiaco, opera del 1694 di Antonio Gaspari e Filippo Parodi.Sopra la contro facciata si trova il maestoso Cenotafio di Domenico Contarini, morto nel 1526.

In un discorso tenuto nel 425, Sant’Agostino attesta che, subito stefanodopo il  ritrovamento a Gerusalemme del corpo di Santo Stefano, nel 415, iniziarono a verificarsi dei miracoli nei suoi luoghi di culto,  (veniamo informati di un luogo di culto africano del Santo: Uzala, nei pressi di Tunisi)

La sagrestia ospita quattro tele di Jacopo Tintoretto: Resurrezione, l’Ultima Cena, Cristo lava i piedi agli apostoli e l’Orazione nell’orto. Altro grande artista presente in questo stesso spazio è Antonio Vivarini con due notevoli opere: San Nicola di Bari e San Lorenzo martire. Nel chiostro delle sculture spicca la stele funeraria a ricordo di Giovanni Falier opera del 1808 di Antonio Canova.

Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; e si racconta che molti miracoli avvennero con il solo toccare le reliquie.La proliferazione delle reliquie, testimonia il grande culto tributato in tutta la cristianità al protomartire santo
Stefano, già veneratissimo prima ancora del ritrovamento delle reliquie nel 415.
Nella chiesa di Venezia si conserva il corpo di Santo Stefano Protomartire.
Sotto l’altare della chiesa passa un canale, navigabile solo con bassa marea.

L’Italia lo rese festivo nel 1947 laddove in precedenza era un normale giorno lavorativo; la Chiesa cattolica lo celebra  come festa religiosa.

Ancora oggi in Italia vi sono ben quattordici comuni che portano il suo nome; nell’arte è stato sempre raffigurato con indosso la dalmatica, veste liturgica dei diaconi; suo attributo sono le pietre della lapidazione: per questo è invocato contro il mal di pietra (cioè i calcoli) ed è il patrono di tagliapietre e muratori.
Anche la Chiesa ortodossa ricorda il santo in questa data.

 

 

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