Archivio mensile:Novembre 2013

VENEZIA La Festa della Salute

 

 

La Festa della SaluteVENEZIA CHIESA MADONNA DELLA SALUTE

Nel 1630, più di mezzo secolo dopo la terribile pestilenza del 1575-77 (la peste bubbonica), il morbo si abbatte nuovamente su Venezia minacciando di distruggere la città lagunare. Il contagio si estese a Venezia in seguito all’arrivo di alcuni ambasciatori di Mantova,città già particolarmente colpita dall’epidemia (che colpì tutto il nord Italia tra il 1630 e il 1631).

In un breve volgere di tempo, nonostante i bandi sempre più severi dei Savi alla Sanità, la popolazione è letteralmente decimata.(80.000 morti su 150.000 residenti)
La malattia non risparmia l’aristocrazia né il clero: periscono anche il Doge e gran parte della sua famiglia.Famoso resta quel bando che ordinava, a chiunque si sentisse i sintomi del male di berne almeno mezzo litro di liquidi già allora qualcuno avesse intuito la dinamica degli anticorpi.Ancora una volta governo e popolo di Venezia si volgono alla religione.Si organizza una processione cui partecipa la circa 10.000 dei sopravvissuti,
anime che girano incessantemente attorno a Piazza San Marco per tre giorni e tre notti con fiaccole e statue votive.Il Doge (Nicolò Contarini) e il Patriarca di Venezia (Giovanni Tiepolo) ,fanno voto solenne di erigere una chiesa intitolata alla Salute, chiedendo
l’intercessione della Vergine Maria per porre fine alla pestilenza e se qualora la città scampi alla totale rovina si edificherà un tempio di ringraziamento alla Madonna di proporzione e bellezza mai viste sino ad allora.Poche settimane dopo la processione,
l’epidemia subì prima un brusco rallentamento per poi lentamente regredire fino a estinguersi definitivamente nel novembre 1631.
Si sceglie infine il posto più opportuno per l’edificazione, la Punta della Dogana da Mar,oggetto di recenti demolizioni.
La progettazione fu affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena addetto al nuovo stile Barocco. Il suo progetto ottagonale «in forma di corona» rispondeva alle esigenze di grandiosità richieste dalla Serenissima: un capolavoro d’arte ed una frequentatissima meta di pellegrinaggi,una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repubblica.

La basilica fu consacrata il giorno 21 novembre 1687, che da allora per i Veneti diviene il giorno della Madonna della Salute.

Ogni anno la comunità ecclesiale e civile di Venezia rinnova il suo “voto” di riconoscenza e gratitudine.Si tratta di un pellegrinaggio di ringraziamento nella medesima Chiesa a perpetua memoria della pubblica gratitudine  .
Durante tutta la giornata, nella basilica, tenuta aperta senza interruzione, vengono celebrate in continuazione messe e rosari,
con un afflusso continuo di fedeli.

MADONNA DELLA SALUTE (2)Particolarmente venerata, nella basilica della Salute, è l’icona bizantina della Madonna detta Mesopanditissa (Mediatrice di pace) .
Il ponte votivo unisce le due rive del Canal Grande e avvicina il santuario al centro della città per facilitare il pellegrinaggio.
In quel giorno il traffico dei pellegrini è tanto intenso, sin dalle prime ore del mattino, da obbligare l’uso di sensi unici pedonali
a partire dal ponte dell’Accademia.
La castradina, pietanza molto saporita a base di carne di montone, è il piatto tipico che si usa consumare a Venezia il giorno della Salute.

Tratto dalla pubblicazione di mons. Antonio Niero.

 

 

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Conoscere Venezia

 

 

Conoscere Venezia

Possiamo conoscere, esplorare, carpire i segreti di Venezia ,attraverso uno sguardo diverso dal quello di un normale viaggiatore.
Eco qualche curiosità che fa di Venezia una città ancora più misteriosa e affascinante


venezia bienale 086Il leone alato sopra la porta d’ingresso dell’Arsenale tiene un libro senza la scritta tradizionale  PAX TIBI MARCE (pace a te Marco) inadatto a questo contesto.Fuori ,al cancello, quattro leoni continuano a fare di guardia.Il più grande ha delle iscrizioni runiche su un fianco,e fu portato qui nel 11 ° secolo dai mercenari.Uno dei  leoni  viene dall’isola greca Delos. Gli altri sono stati saccheggiati da Atene nel 1687.

Il capolavoro “Paradiso” di Tintoretto nel Palazzo Ducale è il più grande dipinto ad olio nel mondo.

 

La prima descrizione degli occhiali nacque a Venezia, nel 1284, e si tratta del Capitolare, cioè dello statuto dell’arte dei Cristalleri, in cui si definiva testualmente che gli “oglarios” dovevano essere fatti di buon cristallo e non di vetro.

La strada più stretta di Venezia si chiama Calletta Varisco che si trova su una laterale nelle vicinanze di Campo San Canciano: ha una larghezza di solo 53 centimetri!

Nel 1897-viene approvato un regolamento sanitario che pone delle regole per le costruzioni e la loro manutenzione, viene imposto l’obbligo di costruire canali, di canalizzare le acque di scarico.
SCHEOI soldi a Venezia si chiamano “schei“, tale termine deriva da una moneta usata al tempo della dominazione asburgica a Venezia con su incisa la scritta “Scheidenmunze” cioè moneta divisionale. I veneziani ne abbreviarono il nome per comodità .Sopravvissuto nel epoca contemporanea il termine indica anche: qualcosa di piccole dimensioni ,picolo come un scheo,(piccolo come un soldino) o una breve lunghezza, (spostelo de vinti schei) “spostalo di 20 cm” e si usa il gergale (esar sensa schei) per l’ “essere senza soldi”
Altro sinonimo di soldi a Venezia prima dell’euro era “Franchi”, retaggio dell’epoca napoleonica.

La circolazione via acquea a Venezia viene regolamentata come in terraferma con un’apposita segnaletica (senso unico, divieto di accesso, ecc.)

Il cognome più diffuso a Venezia e a Pellestrina è Vianello (che deriva dal latino Vivianus,”vivo, animato, vivace”.). Segue il cognome Scarpa . Il cognome caratteristico di Burano è Dei Rossi, quello di Murano è Toso, mentre quelli più comuni a Chioggia-Sottomarina sono Boscolo e Tiozzo. I diminutivi più diffusi a Venezia risultano Bepi (Giuseppe), Tony (Antonio) e Nane (Giovanni). I nomi tipici di Venezia sono Marco, Alvise, Niccolò e Jacopo.

Nel 1300 le leggi di Venezia prevedevano la tutela del lavoratore minorile ,la separazione di interessi tra medici e farmacisti persino un istituzione di servizio sanitario pubblico,e una serie di norme all’avanguardia nella giustizia e l’istituzione pubblica.

Le piazze a Venezia si chiamano Campi, infatti anticamente erano adibiti a orti. I campi di fronte alle chiese venivano spesso usati come camposanti.

I personaggi di Lancillotto Gobbo e suo padre, vecchio Gobbo , in William Shakespeare Il mercante di Venezia potrebbe essere stato ispirato dal simbolo tradizionale del Rialto ovvero il Gobbo di Rialto.

La maggior parte dei “leoni” (il simbolo alato di Venezia) fu distrutta dalle truppe Napoleoniche nel 1797, quelli che vediamo attualmente sono quasi tutti delle copie fedeli degli originali.

La parola “ciao” ha origini veneziane. Nei tempi antichi a Venezia le persone erano abituate a salutare in questo modo: “s-ciavo vostro”,che significa “servo vostro, ai vostri ordini, schiavo vostro”. Così, di volta in volta il saluto divenne prima “s-ciao” e quindi “ciao”.

venezia bienale 080L’organizzazione al interno del cantiere di Arsenale era al avanguardia ,con diversi reparti specialistici controllo di qualità sulle materie prime standardizzazione di molti fasi di produzione e persino la prima catena di montaggio della storia.Questo ciclo di produzione consentiva di costruire fino a 3 navi al giorno ,che garantiva a venezia un vero e proprio primato.

Il nome Ghetto ( la zona  dove gli ebrei  erano obbligati a risiedere) e di origini veneziane e deriva dalle fonderie presenti in località che gettavano o “fondevano” i metalli (dal verbo gettare o”affinare il metallo con la getta”,ovvero con il diossido di piombo ), fabbricando cannoni e rifornendo l’Arsenale.Da Getto a Ghetto , si arrivò,perché i primi ebrei che abitavano qui erano venuti dalla Germania e lo pronunciavano con la “g” gutturale come “ghermania”.

Il Campanile di San Marco misura 98,6 metri di altezza. Sulla sua sommità si erge un angelo dorato, le cui ali girevoli indicano su quale direzione soffia il vento a quella quota. Il 21 agosto 1609 Galileo Galilei mostrò alla Signoria di Venezia, dal campanile di San Marco
il cannocchiale.

L’espressione “Beviamo un’ombra” (ossia un bicchiere di vino), viene dal fatto che questo veniva tenuto all’ombra per essere fresco ( i scantinati erano pochi) e poi consumato in Piazza S. Marco, all’ombra delle tende e del grande campanile. Dalla cella campanaria parte, a mezzogiorno della prima domenica di carnevale,il volo dell’Angelo, dando il via ufficiale alla più grande kermesse della città.

A Venezia si bolla impietosamente la donna fredda ed impettita con il termine “Maria de tola” (asse di legno).Sembra che il termine “Marionetta” derivi da piccoli fantocci per bambini detti “Marie di legno” (o “Marióne” quando più grandi), nomi ispirati alle “Marie de tola” di cui sopra.

 

 

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Il martirio di Bragadin

 

 

Bragadin il martire

Il martirio di Bragadin infocò gli animi e fu tra i motivi che spinsero le flotte cristiane a battersi come leoni fino alla vittoria, a Lepanto, due mesi dopo. Nobil Homo Marco Antonio Bragadin,Governatore di Famagosta (una città sulla costa orientale del Cipro) e Capitano Comandante di una legione di seimila uomini destinata alla difesa di quella città,fu scorticato vivo dai turchi e la sua pelle riempita di paglia e ricucita .
bragadin
Venezia aveva dichiarato guerra ai Turchi, ed il Comandante ed i suoi soldati seppero
resistere ben dieci mesi all’assedio posto al presidio Veneziano da Lala Mustafa
Pascia. Bragadin sa quale sorte sia toccata a Nicosia , (l’antica capitale di Cipro) dopo la resa: 20 mila persone sterminate nei metodi più orrendi,le donne che si gettavano dai tetti pur di non cadere in mano ai vincitori, duemila bambini e ragazze inviati nel mercato
degli schiavi del sesso di Costantinopoli .Era convinto che i rinforzi sarebbero presto arrivati, ma diversi problemi impedirono alla Serenissima di soccorrere le proprie truppe. I soldati erano ormai ,logorati dalla fame e dagli stenti, e sottoposti a continui attacchi
che un pò alla volta distrussero la città.Rimasti ormai meno di cinquecento uomini validi e la popolazione è alla fame il comandante chede la pace Turchi concessero a Bragadin condizioni di resa estremamente vantaggiose descritte e firmate dai due comandanti in una pergamena bollata d’oro il 2 Agosto 1571.In base agli accordi presi “salva la vita e le proprietà di tutti, evacuazione a Candia di chi avesse desiderato e libertà di culto per chi fosse rimasto “sembrava e doveva essere una sfilata dignitosa.

Tre giorni dopo la resa Bragadin seguito da una schiera di Ufficiali e soldati si recò al’Lala Mustafa
accampamento dei Turchi per la consegna delle chiavi della città. , Lala Mustafà finge cortesia per tre giorni, poi con un pretesto fa arrestare tutta la guarnigione cristiana. Il comandante turco è infatti furibondo: ha impiegato oltre 11 mesi per piegare la resistenza,
ha perduto 52 mila uomini, fra cui il suo primogenito: gli Ufficiali vennero decapitati e le teste dei soldati ammucchiate davanti alla tenda del Capo Turco, mentre quelle degli ufficialo vennero affisse ad alte lance infisse nel terreno nell’accampamento.
Poi i turchi si lanciarono a saccheggiare ciò che rimaneva della città.

Per Bragadin medita una fine ancor più agghiacciante: Il Comandante venne tenuto in vita per altri undici giorni,poi il 17 Agosto 1571 Lala Mustafà lo fa pestare e frustare, lo suplizio di bragadincostringe a percorrere due volte il perimetro della città caricato di gerle piene di sassi ed immondizia sulle spalle piagate, facendogli premere dalla soldati la bocca in terra ad ogni passaggio davanti al suo trono. Lo fa quindi appendere per ore ad un pallo nel porto, in maniera che tutti gli schiavi cristiani ai remi ed i prigionieri possano vedere l’orribile sorte del loro comandante.
Lala Mustafà gli intima di abiurare la Croce ed abbracciare l’Islam. Ma Bragadin rifiuta , con la poca forza che gli rimane.Infine venne legato ad un tavolo qui mozzate orecchie e naso, oltre a subire altre mutilazioni, quindi venne squartato e le sue membra vennero lanciate ai soldati turchi, mentre la sua pelle venne riempita di paglia e ricucita, a forma di manichino, e fu fatta girare per le strade sulla groppa di un bue, assieme alle teste di Alvise Martinengo, Gian Antonio Querini e Andrea Bragadin ( suo fratello), quindi issato su una 1260
galera che parti per Costantinopoli.

Soltanto dopo cinquantun giorni le flotta dei veneziani e degli altri Europei riuscì a trovare un accordo per unire le forze e sconfiggere i turchi. Con la furiosa Battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 i Cristiani riportarono una grande vittoria.

bragadinAnni dopo mercanti veneziani con la complicità di uno schiavo cristiano riusciranno a trafugarla.La pelle del Comandante fece ritorno a Venezia nel 1576.
In un primo tempo venne portata nella Chiesa di San Gregorio, ma il 18 maggio 1596 gli venne dedicato un monumento dentro cui fu tumulata l’urna contenente quello che restava dell’eroico Governatore

E solo una delle persone che con il loro “martirio” orrori terribili, supplizi inumani hanno contribuito nei secoli a fare di Venezia “la Grande Serenissima” che attraverso la storia tutti conoscono!

Oggi è la pelle e conservata nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia, (considerata il Pantheon dei Dogi veneziani), e venerata come una reliquia, sebbene la Chiesa non abbia mai elevato il martire Bragadin alla gloria degli altri.

 

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Venice The Martyrdom of Bragadin

 

 

Bragadin  the martyr
bragadin
The Martyrdom of Bragadin inflamed the spirit and was among the reasons that led the Christian fleets to fight like lions to the victory , after two months at Lepanto.Noble man Marco Antonio Bragadin , Governor of Famagustaa (city on the east coast of Cyprus) and Captain ,Commanding a legion of six thousand men devoted to defense  that city, was flayed alive by the Turks soldiers and his skin stuffed with straw and sewn .

Venice had declared war on the Turks , and the Commander and his soldiers were able to
stand up more than ten months of siege of the garrison by Lala Mustafa Pasha . Bragadin knows what mean surrender,and the fate has befallen Nicosia, (the ancient capital of Cyprus ) after the surrender : 20,000 people exterminated in the horrendous methods; women ,rather throwing themselves from the rooftops than fall into the hands of the victors, two thousand children and girls sent to the slave market of Constantinople.Lala Mustafa

He was convinced that reinforcements would soon arrive, but several problems hinder the Serenissima to rescue their troops . The soldiers were now , worn out by hunger and hardship , and constantly under destructive attack.With less than five hundred able-bodied men and the population starved the commander asks peace at the Turks.
They conceded to Bragadin extremely favorable terms of surrender described and signed by the two leaders in a” parchment gold branded” (2 August 1571).In according to the agreed “Will save the lives and property of all , evacuation in Candia of those who want, and freedom of worship for those who had remained ” had to be a decent surrender .Three days after the surrender Bragadin followed by a group of officers and soldiers went to camp of the Turks to hand over the keys to the city . Lala Mustafa pretends courtesy for three days , then with a pretext stops the whole Christian garrison . The turkish commander is in fact furiously,he took over 11 months to crush the resistance ,has lost 52,000 men , including his eldest son : everybody were beheaded and the heads of the soldiers piled up in front of the pacha’s tent , while those of ufficials were hanged on high spears stuck in the ground .To Bragadin expects an end even more chilling dead.”The Commander was kept alive for another eleven days then (August 17, 1571) Lala Mustafa ordered to crush and whip him, forces him to run two times the perimeter of the city loaded with a  baskets full of stones and dirt on the wounded shoulders ,forcing him to press his mouth on the ground at each step in front of his throne. It does so hang on for hours at a pole in the harbor, so that all Christian slaves and prisoners at the oars can see the terrible fate of their commander . Lala Mustafa asks him to abjure the cross and embrace Islam . But Bragadin refuses with the little strength he has left .Finally,he was strapped to a

suplizio di bragadintable,and there the ears and nose was severed , as well as undergo other mutilation , and after that it was quartered , and his limbs were thrown , while his skin was filled up with straw and sewn up , as a kind of dummy , and run along the streets on the back of an ox , together with the heads of Alvise Martinengo , Gian Antonio Querini and Andrea Bragadin( his brother ), and then hoisted on a ship that parties to Constantinople.”

Only after fifty days the fleet of the Venetians and other Europeans managed to reach an agreement to join forces and defeat the Turks. With the furious Battle of Lepanto in October 7, 1571 the Christians won a great victory.
Years later the Venetian merchants with the help of a Christian slave manage to steal the
bragadinremains. The Commander’s skin returns to Venice in 1576 ,stolen from the Arsenal of Constantinople .
At first the skin was taken by the Church of St. Gregory , but on May 18, 1596 a monument was dedicated to him in which was buried an urn containing what was left of the heroic governor.
That peoples soffered terrible atrocities , and inhuman torture but with their “martyrdom” have contributed over the centuries to make Venice “the Great Serenissima “well known throughout history !
Today his skin is preserved in the Basilica of Santi Giovanni e Paolo in Venice, ( 1260considered the Pantheon of the Venetian Doges ) and venerated as a relic , although the Church has never elevated Bragadin to the glory of the martyr where his place is.

 

 

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The “Oracles” in Venice.

S.Marcilian - campo dei mori

 

 

 

The “Oracles” in Venice.

As the witty of Rome, in Venice there were statues of the “oracles.” One of the chronicles and the following:
( Antonio Rioba’s chronicle.I know that someone has spoken badly about me, but I do not have anything to hide. Yes! is true!, with Maroc and the hunchback, we tattled on everything that passed through Venice, without hard feelings. And onestly talking ;gossips are not only for the women .)

In the past in Rome there was the comedy of the witty, a series of six statues to which the pranksters hung satirical cards and leaflets.
In Venice there were these “Oracles” where they wrote satirical poems.  Antonio Rioba and two other statues : the Maroco de pipone (Morocco dei Meloni), a seller of melons (this statue is in Piazzetta San Marco), and Gobo de Rialto,on which stand the criers who read the sentences.

As it was forbidden by law in Veneto to satirize exaggerated, many revelers wrote poems and stories against the nobility (which was the only one to hold power) and putting up their package signing himself with the names of the statues . The faithful friends who lived nearby would collect the sheets and they were going to spread the stories.Many of them wrote to the three statues like a  real mail   and also received the answers.

The statues, which are visible from the camp of the Moors, represent the many famous Venezi34 - Copia (2)three brothers Rioba, Sandi and Afani. The only one to have his name engraved (in luggage on his shoulders) is Rioba, whose head appears to have been detached from the body, perhaps  of the collapse as a result of the bombing, and, falling has destroyed the nose (that can be admired intact in some photographs of the late nineteenth century) was replaced with a grotesque iron nose ,which disfigures the face shamefully. (A legend says that rubbing it you would have had luck.)

Maroco de Pipone (Morocco Melon)

” Maroco de pipone” has to do with the sale of melons, then probably his job was greengrocer and therefore spends his days Marocco de le Piponebehind a basket where he exposed the merchandise.That statue, like those of Pasquino and Morforio in Rome , is one of those small figures placed at the steps of the ornate columns in Piazzetta S. Marco, which holds a basket of melons.

To see “el gobo de Rialto ” you have to go to Campo San Giacomo de Rialto, in the Rialto market, which is reached from the bridge of Rialto along a short stretch of the wrinkle of Oresi. The trunk of the column have the same quality of red granite stone like that on the Piazza San Marco brought from the city ​of Acre as war booty after the victory over Genoa and flanked by a ladder made ​of Istrian stone; beneath is a male figure bent by the weight of the above , called the Hunchback of Rialto , (sculpture by Pietro da Salò year 1541 )

During the Middle Ages, however, the hunchback was the end of the track to which the Venezia Gobbo de Rialtothieves were forced to walk barefoot from San Marco to Rialto while two rows of the crowd whipped and insulted them . Generally arrived exhausted embraced him and kissed him as if he were their savior .

Signor Antonio Rioba , so called by the people, was for a long time the ” Pasquino of Venice,”( The name of the the speaking statue of Rome) in whose name were spreading bitter reproaches and bitter raillery . An imaginative character named Morocco , is intertwined with that of ( el gobo ) the hunchback de Rialto and indirectly with the de “Zior Antonio Rioba and the two (or three) brothers” . They formed a formidable trio of great talkers , who competed with Pasquino and Morforio of Rome, in mock and make fun of any person, by means of cards that were pinned on their bases at night .

( The History of Venice in private life, TRIESTE , 1973 vol . II, p. 258 ) describes as

” Pamphlets  and caricatures anonymous , is also putting up that stone , from which the laws were published ,and which is supported by a curved statue , called the Hunchback of Rialto . Among the statue of Rome and that of Venice ran a sort of satirical correspondence , and behind the name of the Hunchback hid many writers of lampoons against the people, the behavior , the clergy and even the state . ”

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Gli oracoli di Venezia

 

 

 

 

 

Gli “Oracoli” di Venezia.

Come gli arguti di Roma ,anche a Venezia esistevano delle statue “oracoli”.Una delle cronache e la seguente:

 

Antonio Rioba- campo dei mori

Antonio Rioba- campo dei mori

(La cronachetta de Sior Antonio Rioba.
So già che qualcuno ha parlato male di me , ma io no ho niente da nascondere. Si! e vero!, insieme con Maroco e con il gobbo, abbiamo detto de cote e de crude su tutto quello che passava per Venezia, senza riguardo a nessuno.Anche perché, diciamola tuta: non e vero che a chiacchierare piace solo che a le donne.)

A Roma esisteva un tempo la commedia degli arguti, una serie di sei statue a cui i burloni appendevano bigliettini e foglietti satirici.
A Venezia esistevano questi “Oracoli” che scrivevano poemetti satirici. A Venezia oltre che Antonio Rioba esistevano altre due statue del genere: Maroco de le pipone (Marocco dei Meloni) un venditore di meloni (questa statua è in Piazzetta San Marco), e al Gobo de Rialto,a San Giacometto, sul quale piedistallo i banditori leggevano le sentenze capitali.

In quanto per legge nel Veneto era proibito fare satira esagerata, molti buontemponi scrivevano poemetti e storielle contro la nobiltà (che era l’unica a detenere il potere) e affiggevano i propri foglietti firmandosi coi nomi delle statue, nei pressi delle stesse. I fidi amici che abitavano vicino avrebbero riscosso i foglietti e avrebbero provveduto a diffondere le storielle. In molti poi scrivevano vera e propria posta alle tre statue e ricevevano anche le risposte.

Venezi34 - Copia (2)Le statue, visibili dal campo dei Mori, a rappresentare gli altrettanti famosi tre fratelli Rioba, Sandi ed Afani. L’unico ad avere inciso il proprio nome ( nel bagaglio che porta sulle spalle) è Rioba, la cui testa risulta essere stata staccata dal busto, forse in conseguenza del crollo a seguito del bombardamento, e che cadendo si distrusse il naso (che si può infatti ammirare integro in alcune fotografie di fine ottocento) al posto del quale venne posto un grottesco nasone in ferro, che ne deturpa ignobilmente il viso. (Una leggenda dice che sfregandolo si avrebbe avuto fortuna.)

Maròco de le pipone (Marocco del melone)

Marocco de le Pipone“Maròco de le pipone” ha a che fare, con la vendita di meloni, quindi probabilmente di mestiere egli fa il fruttaiolo  e dunque passa le giornate dietro una cesta dove tiene esposta la merce.Questa statua, al pari di quelle di Pasquino e Morforio in Roma sculture veneto-bizantine e una di quelle piccole figure poste ai gradini delle colonne ornate  della Piazzetta di S. Marco, la quale tiene una cesta di poponi.

Per vedere “el gobo de Rialto ” bisogna recarsi in campo San Giacomo de Rialto, nel Venezia Gobbo de Rialtopieno del mercato di Rialto, che si raggiunge dal ponte de Rialto percorrendo un breve tratto della ruga dei Oresi. Il tronco di colonna della stessa qualità di granito rosso della pietra del bando di piazza San Marco proveniente dalla città di Acri quale bottino di guerra dopo la vittoria sui genovesi e fiancheggiata da una scaletta in pietra d’Istria, sotto la quale si trova una figura maschile ricurva per il peso che la sovrasta,chiamata il Gobbo di Rialto, scultura di Pietro da Salò (anno 1541)

Durante il Medio Evo invece, il gobbo segnava la fine del percorso a cui erano costretti i ladri che camminavano nudi da San Marco a Rialto mentre due ali di folla li frustava e insultava. Generalmente arrivati esausti al gobbo lo abbracciavano e baciavano come fosse il loro salvatore.

Sior Antonio Rioba, così chiamato dal popolo, fu per lungo tempo il “Pasquino di Venezia”, in nome del quale si diffondevano aspre rampogne e pungenti motteggi. Un personaggio fantasioso di nome Marocco,  si intreccia con quello de ” el gobo” de Rialto e indirettamente con quello de Sior Antonio Rioba e  ” i so do “(o tre) fratelli , visto che in tempi ormai andati questi formavano una terribile terna di gran chiacchieroni, che facevano a gara con Pasquino e Morforio di Roma, nel dileggiare e farsi beffe di qualunque persona, mediante bigliettini che venivano appuntati nottetempo sui loro basamenti.

 

(La Storia di Venezia nella vita privata, TRIESTE, 1973, vol. II, pag. 258) così descrive:

“Libelli e caricature anonime, si affiggevano inoltre a quella pietra, donde si pubblicavano le leggi, e che è sorretta da una statua  incurvata, detta il Gobbo di Rialto, il quale fu per qualche aspetto il Pasquino veneziano. Tra la statua di Roma e quella di Venezia corse una specie  di corrispondenza satirica, e dietro il nome del Gobbo si nascosero molti scrittori di pasquinate contro le persone, i costumi, il clero e perfino lo Stato. ”

 

 

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Venice- Campo dei mori (the champ of the Moors)

 

 

 

campo dei moriCampo dei Mori

Located in Cannaregio  the  more  extended district from the city Campo dei Mori “is well known by the statues leaning on the walls. The Tradition says that the three brothers Rioba , Sandi and Afani ,  misers and dishonest merchants who had obviously many ” mastelli ” ( bowls ) full of money  adopted the surname Mastelli .

 

antonio rioba
They were coming from the Morea ( the Venetian name to indicate the Peloponnese ), and therefore commonly appealed  ” Mori “, the statues are their images (late thirteenth century sculptures). According to a tradition, among business, there was also practiced the management of a bank, through which a lady was conned.Very religious she prayed to St. Mary Magdalene to hurl his curse on the three merchants. So when the woman loose the money the three brothers Mastelli trough the miraculous prodigy became three stone statues , which were placed in a niche on Campo dei Mori as a  i moriwarning to those who saw them .

As for  statues , visible from the field are actually three, representing the many famous
brothers , although , in the “foundations of the Moors” it is placed the fourth , immediately after the splendid ” sotoportego of the Moors ” and just before the house where lived the famous Tintoretto. ( In the adjacent riverbank of the Moors is the house of the  painter Tintoretto . )

In the night between April 30 and May 1, 2010 the statue of “Sior Rioba” was decapitated vandalismo-veneziaby a vandal ;the head was found in “Calle Racquet”on May 3 and the statue was restored.

The house of the Moors (called the house of the cammel) , in the last great war , hit by a bomb from an Austrian airplane .Collapsing ,buried under its ruins some people. It was poorly rebuilt , but the three statues were put back in their place ”

On these statues jokers used to hang notes and satirical pages .One of them is:

The chronicle of mrs Andrea Rioba 

… i worked with the two brothers ;first escaped from the Morea and then arrived in Venice to find a bit of peace and deal with wholesale in peace. Here around everything was in their possession, including the Ca ‘ Masteli , which always has its own entrance from the mainland. There is just a little problem , the three brothers are in the field and you can see all of them , but no one has ever figured out who is fourth that from the riverbank: is a cousin ? Or is someone that is in debt of money.

 


by  http://dipoco.altervista.org/    cercodiamanti  

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Venice The house of the camel

 

 

The camel housepalazzo del cammello

Have you ever wondered what does a camel in Venice?
You can look at it from the Gasparo Contarini bank to Palace Mastelli , commonly known by the Venetians as the house of the camel . Mastelli Palace or camel’s house “In the history of Venice is described thus: ” The house in the Campo dei Mori arch shaped ends with a building , which face on the channel , adorned with sculptures, including one depicting a man in oriental costume , which drives a camel , so the building is called the camel’s house. ” Tassini ( Venetian Curiosity , 1886).The legend said that a wealthy Eastern merchant,having to leave the native land to move to Venice, saluting the girl who would not accept his proposal of marry him : ” I leave you with a broken heart and try to forget , but if one day you will want to join me at last in Venice , you can simply ask where is the house of the camel ‘s house.

All the writers believed that these were the remains of the ancient house of the Moors , or Saracens, but it is certain that the buildings were raised by the family Mastelli around the beginning of 1100.
cammelloPalazzo Mastelli is also linked to another legend . It is said that in 1757 it was haunted by ghosts  and every day at the same hour at the same time all the bells were ringing in the house. ” For about two months,at the same time , the internal  bells began to ring in the rooms wildly , and then, just as suddenly had begun , it stops . ”
The Chronicles also tell us that along the stairs of the building you could hear steps of man, you could see shadows on the mirrors ,windows closed and opened by themselves, and no one was present on the place .

As time went on , the phenomenon intensified , both in number and in mode, had as the constant the sound of the bells simultaneously .Joseph Tassini , in his Venetian Curiosity , writes: ” were heard for several consecutive evenings playing in the same time all the five bells inside the rooms .  ” Hence there arose a lot of fear , fainting women,with pale faces … ” .
The fact was so impatient and scared the owners who was even called the chaplain of San Fantin for perform an exorcism .
The operation was successful , apparently , since by that time the ghosts did not appear anymore.

see other stories at http://www.pensierospensierato.com/2011/06/il-fantasma-di-ca-mocenigo_3784.html

 

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VENEZIA Campo dei Mori

 

 

 

Campo dei Mori

Volgarmente appellati Mori i tre fratelli commercianti greci hanno una bella storia:

 

Antonio Rioba campo dei mori

Antonio Rioba campo dei mori

Lavoravo con i due fratelli prima ,scampai da la Morea e poi arrivai a Venezia per trovare un po di pace e trattare con i commerci in pace. Qua intorno c’era tutto di loro, compresa la Ca’ Masteli, che da sempre ha l’entrata da terra proprio in campo ,ce solo un piccolo problemino, i tre fratelli sono in campo e si vedono uno ;e l’altro, ma non se ha mai capito chi e quello in fondamenta: e un cugino? O e uno che avanza soldi.
Venice Statue of one of the Mori
La tradizione dice che i tre fratelli Rioba, Sandi ed Afani,: avari e disonesti commercianti che possedevano ovviamente molti “mastelli” (catini) pieni di soldi adottarono il cognome Mastelli.
Venuti dalla Morea (toponimo veneziano per indicare il Peloponneso), e perciò volgarmente erano appellati Mori ; le statue sono le immagini dei medesimi(fine del XIII sec.) Secondo una tradizione tra gli affari praticati c’era anche la gestione di una banca, attraverso la quale fu truffata una signora veneziana molto religiosa che pregò Santa Maria Maddalena di scagliare la sua maledizione sui tre mercanti. Quindi la donna diede i soldi ai tre fratelli e per miracoloso prodigio i Mastelli divennero tre statue di pietra, che furono messe in una nicchia di Campo dei Mori a monito per quanti li vedevano.

Per quanto riguarda le statue, quelle visibili dal campo sono effettivamente tre, a rappresentare gli altrettanti famosi fratelli, anche se, in verità, in fondamenta dei Mori ne è collocata una quarta, posta subito dopo lo splendido “sotoportego del porton dei mori” e poco prima della casa dove visse il celebre Tintoretto. ( Nell’adiacente fondamenta dei Mori si trova la casa del pittore Tintoretto.)
vandalismo-venezia

Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2010 Sior Rioba viene decapitato ,da un vandalo;
la testa viene ritrovata in Calle della Racchetta il 3 maggio e la statua venne restaurata.



La casa dei Mori, nell’ultima grande guerra, colpita da una bomba di un aeroplano austriaco, rimase mezzo diroccata, seppellendo sotto le sue rovine alcune persone. Fu malamente rifatta, ma le tre statue furono rimesse al loro posto”

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Venezia- casa del cammello

 

 

 

La casa del cammello

 

 

palazzo del cammelloDetto comunemente dai veneziani la casa del cammello  -se lo si osserva dalla fondamenta Gasparo Contarini ,Palazzo Mastelli o del cammello “Nella storia di Venezia viene descritto cosi: “La casa nel campo dei Mori termina con un palazzo archiacuto, che ha la facciata sul rivo, ornata di sculture,tra le quali una che rappresenta un uomo, in costume orientale, che guida un cammello, onde il palazzo si chiama del cammello  (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886).

cammelloLa leggenda narra che un ricco mercante orientale, dovendo lasciare la terra nativa per spostarsi a Venezia, salutasse così la fanciulla che non aveva voluto accettare la sua proposta di sposarlo: “io dunque parto con il cuore straziato e cercherò di dimenticarti, ma, se un giorno alla fine vorrai raggiungermi a Venezia, ti sarà sufficiente chiedere dove si trova la casa del cammello”. Tutti gli scrittori credettero fin qui che questi
fossero gli avanzi dell’antico fondaco dei Mori, o Saraceni, ma è certo in che i fabbricati vennero innalzati dalla famiglia Mastelli intorno ai primi del 1100. In realtà sono stati i tre fratelli Rioba, Sandi ed Afani (Mercanti di origini greche)  a costruire il palazzo. Questi venivano dalla Morea, e perciò volgarmente erano appellati Mori .
Palazzo Mastelli è anche legato a un’altra leggenda più recente. Si racconta che nel 1757 fosse infestato da fantasmi burloni che ogni giorno alla stessa ora facevano suonare contemporaneamente tutti i campanelli della casa.”Per circa due mesi, sempre alla stessa ora, i campanelli interni alle stanze iniziavano a suonare all’impazzita, e poi, improvvisamente così come avevano iniziato, si quietavano.” Le cronache ci dicono anche che lungo le scale del palazzo si udivano dei passi d’uomo, si vedevano ombre  agli specchi,le finestre chiuse si aprivano da sole, senza che nessuno fosse presente nel luogo in cui i fenomeni si manifestavano.Mano a mano che il tempo passava, i fenomeni si intensificavano, sia in numero che in modalità, avendo sempre come costante quella del suono simultaneo dei campanelli. Giuseppe Tassini, nel suo Curiosità veneziane, scrive : “s’udirono per più sere consecutive suonare nell’ora medesima tutte le cinque campanelle interne delle stanze”. “Ne derivarono molta paura, svenimenti di donne, cavate di sangue…”.

Il fatto aveva così spazientito e spaventato i proprietari che venne chiamato addirittura il Cappellano di San Fantin per fare un esorcismo. L’operazione ebbe successo, a quanto pare, visto che da quel momento i fantasmi non si fecero più sentire!

 

 

 

 

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